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Ci sono riusciti. Eccome, se ci sono riusciti. No, non mi riferisco alla campagna di crowdfunding, che li ha visti trovare 69 finanziatori di “Sciamano”, il loro primo album; mi riferisco al loro nuovo brano, quel Rock#1, estratto proprio dal primo album, che è la compiuta espressione di una già raggiunta maturità artistica. E visto che si tratta di diciottenni, è molto più che un traguardo. Del resto, che la rock band teramana The Young Nope (Pierpaolo Saccomandi voce e chitarra, Pierluca Dolceamore basso e Pier Paolo Tancredi batteria e voce) avesse tutte le carte in regola per essere più, molto di più di un sogno condiviso tra tre amici, lo si era intuito nella loro prima fatica. Quell’ep “Satellite” che, già non avendo le inevitabili acerberie degli inizi, aveva palesato tutto lo spessore di una scelta musicale che ai meno giovani (quorum ego), rievoca con facilità certe emozioni da boogie rock della fine degli Anni ‘70. Con una particolarità, che ci rende gli Young Nope ancora più gradevoli: cantano in italiano. E non è facile. Ma ci riescono. Eccome, se ci riescono, senza tradire affatto quella vena graffiante che, da sempre, fa del rock (quello vero, quello puro), un rigurgito di verità prima ancora che un rincorrersi di note su una chitarra. Funziona anche (e qui il merito va condiviso con Ivano Colombo, che l’ha diretto), il video di Rock#1, anche questo compiuta ed efficace lettura per immagini, in una scelta grafica che evoca colori e toni di una certa produzione fumettistica underground, di un testo che è un calcio in faccia al tedio mortis della vita provinciale, scandita dai ritmi dell’apparire e del fingere, che ingrigisce anche le anime. Contro quel grigiore, i The Young Nope inseguono una rivoluzione di colore, e qui evocano quei fermenti Anni ‘60 che il rock inglese prima, e americano poi, resero concime per una denuncia feroce (e solo gli dei sanno quanto giusta) di quella rincorsa al futuro che, poi, ci avrebbe reso più tristi e più poveri. Di soldi e di spirito. Ed è così che, in un attimo, il nome stesso della band, quel Young Nope che suona un po’ come “giovani? No, grazie” e che vuole essere un atto d’accusa contro quell’universo musicale (e non solo musicale), che in questo Paese rende tutto più difficile ai giovani, diventa anche il segno profondo di una cultura eterna. Giovani no, perché non c’è anagrafe nel rock, c’è solo l’essere o il non essere rock “dentro”. Per te stesso, prima che per la musica. Pierpaolo Saccomandi, Pierluca Dolceamore e Pier Paolo Tancredi lo sono. E Teramo all'improvviso , sembra un po’ meno grigia. Antonio D’Amore https://youtu.be/oc2nBT12Mhc