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Gestivano un ingente traffico di marijuana tra Abruzzo e Marche, e per finanziare le proprie attività alcuni di loro non disdegnavano furti, anche nelle zone disabitate del terremoto. L’inchiesta è partita alla fine di settembre, quando i carabinieri avevano fermato due persone (un sambenedettese e un martinsicurese) in possesso di 170 chili di marijuana. Questa mattina su esecuzione di un provvedimento firmato dal Gip del Tribunale di Ascoli Annalisa Giusti, su richiesta del sostituto procuratore Mara Flaiani, i carabinieri del comando provinciale di Ascoli hanno 5 misure cautelare a carico di altrettante persone residenti a Martinsicuro. Nella rete sono finite 5 persone (G.S. di 46 anni, T.C.M. di 53, W.T. di 48, E.K. di 31 e M.P. di 55). Tra loro 4 italiani (e una donna) e un cittadino albanese. I cinque arrestati devono rispondere, a vario titolo, di detenzione illecita di stupefacenti, aggravata dalla rilevante quantità; detenzione illecita e porto abusiva di arma da sparo in concorso e furto aggravato in concorso. Gli arresti sono stati eseguiti questa mattina all’alba dai carabinieri di Ascoli e San Benedetto, con il supporto di quelli della compagnia di Alba Adriatica, due unità cinofile in arrivo da Pesaro e un elicottero dell’Elinucleo di Pescara. Tutta l’inchiesta è partita lo scorso autunno, quando sono stati arrestati due incensurati trovati in possesso di un enorme quantitativo di marijuana nella zona Sentina a Porto d’Ascoli. I due arrestati avevano raccontato del ritrovamento fortuito di un grosso quantitativo alla deriva sulla litorale. Le cose, però, stavano in maniera diversa. Da quell’episodio, gli inquirenti sono riusciti a tracciare il percorso dello stupefacente, probabilmente attraverso un canale di approvvigionamento albanese, che veniva poi gestito dall’organizzazione, formata da persone legate da parentela e amicizia.