• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

maurocandidatoSolo. Dopo le “discese in campo” più o meno affollate, arricchite dal supporto di un “comitato d’appoggio” come D’Alberto, o di qualche candidato, come Cavallari, per non parlare di quell’Alleanza Civica cre chiamó all’adunanza pubblica, l’ufficializzazione della candidatura di Di Dalmazio a Sindaco di Teramo, è tutto diversa. È solo. Non nel senso politico appoggiano due liste nella platea dell’Hotel Abruzzi non è difficile riconoscere i volti proprio dei tanti che saranno l’esercito elettorale di Di Dalmazio, da Rudy Di Stefano a Giorgio Di Giovangiacomo, a tanti altri. Tutti accomunati sia v scelta civica e non partitica, sia p stati, e senza alcuna ombra di dubbio, decisamente distanti dall’ultima esperienza amministrativa teramana, quel Brucchi bis che non è riuscitoad imporre l’interesse della u a quello dei partiti, consumandosi in un gioco di ripicche, polemiche, divisioni, rivalità, che a nulla è servito, se non a sfiancare l’elettorato. Da quel gioco, Di Dalmazio e suoi s’erano chiamati fuori, fin da subito, prendendo le distanze, riconsegnando un assessorato, rinunciando alla presidenza della TeAm, e assumendo una posizione pungolatrice. Per questo, oggi, ha aperto il suo intervento chiarendo subito, con un preciso riferimento a Morra, che ha evocato i rischi di torcicollo, per chi cerca di vedere nella coalizione che sostiene lo stesso Morra i segni dell’amministrazione passata, che “Non corriamo il rischio del torcicollo, ma non possiamo permetterci né permettere di avere la memoria corta”. Di Dalmazio ricorda i limiti autoreferenziali della Giunta Brucchi, e la “coerente nostra uscita, da quel sistema che non ci rappresentava più, un’uscita che speravamo fosse produttiva di una riflessione...invece, siamo diventati noi i guastafeste, mentre le geometrie variabili e le alchimie varie servivano a garantire un mantenimento del potere fine a sé stesso”. Di Dalmazio, poi, ricorda il percorso che l’ha portato a questa scelta, nata dopo quella riflessione su un progetto di discontinuità e che aveva portato lo stesso Di Dalmazio ad identificare Morra quale candidato. “Persona di grande valore, alla quale va la mia stima, ma che poi si è ritrovato a farsi espressione proprio di quelle forze dalle quali il nostro progetto doveva staccarsi; Morra era la nostra scelta contro logiche e dinamiche che poi, invece, hanno caratterizzato la candiatura di Morra, logiche e dinamiche di una coalizione fatta da partiti che, fino a pochissimo tempo fa, incrociavano le spade e oggi si ritrovano riuniti, per mera sommatoria elettorale, senza alcun confronto o lettura critica...noi non ci stiamo, andiamo avanti da soli, sapendo di essere soli, ma anche che non si è mai soli quando si combatte per un’idea, e lo facciamo senza padrini e senza padroni. Teramo ha bisogno di un progetto nuovo, civico, fatto di soluzioni e di proposte serie, Teramo ha bisogno di una visione, di un futuro e di collocarsi in quel futuro...”. Quello che Di Dalmazio auspica, e che presenterà nel dettaglio nell’era prossime settimane, è un progetto “Inclusivo, di partecipazione, che chiami tutti ad una scelta di impegno, perché Teramo non ha più bisogno di disimpegno, ma di tutti noi e tutti noi dobbiamo metterci la faccia, io lo faccio candidandomi a Sindaco di Teramo, perché voglio metterci la faccia, perché voglio restituire a Teramo un po’ di quello che Teramo mi ha dato...lo faccio avendo nel cuore e nella testa una sola cosa: Teramo”. E si commuove.

ASCOLTA L’INTERVISTA