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autogoldrake2Un annuncio prematuro? Un malinteso epocale? Un dietro front improvviso della Giunta? In fondo, non conta: la verità è che il Comune non ha mai detto “sì” al progetto del robottone giapponese monumentalizzato. E non ha mai detto “sì” neanche a Piazza Garibaldi, anzi: su quella avrebbe quasi detto un “no” abbastanza chiaro. Eppure, quando esce dall’incontro con la maggioranza, Carmine Di Giandomenico canta vittoria. Una vittoria netta, quella che annuncia, visto che la maggioranza aveva - a suo dire - accettato il progetto, lasciando intuire che, adesso, si sarebbe davvero cominciato a fare sul serio.

Un clamoroso autogol.

Anzi.

Un clamoroso autogoldrake.

Che purtroppo vanifica e mortifica tutto il lavoro preparatorio portato avanti dallo stesso Carmine, perché evidenzia i limiti di una proposta che, alla fine, di realmente provocatorio ha solo una esagerata dose di pressappochismo.

Spiego. Non si può davvero pensare di proporre un progetto ad un Comune imponendo il posto, i tempi, le modalità di realizzazione, i nomi delle persone che dovranno gestire il tutto e, addirittura, anche delegando allo stesso Comune il compito di reperire le somme necessarie, magari attingendo ad un finanziamento popolare con un crowdfunding. Come se un Comune potesse mettersi a fare collette, per realizzare una statua a forma di Goldrake.

Ho intuito , tra gli aficionados delle alabarde spaziali, una sorta di ipertrofia dell’ego collettivo, che li ha portati a sentirsi in diritto di poter dividere l’umanità aprutina in due diverse  categorie: quelli che vogliono Goldrake in  una piazza, che meritano la massima considerazione perché sono “moderni” e quelli  che non vogliono Goldrake in piazza Garibaldi, che invece sono “arretrati”.  Dicotomia  esasperata, manicheismo con le pallottine, segno evidente del limite culturale di una città che non riesce a discutere mai sui grandi temi, ma s’impelaga in eterne diatribe sul nulla. E, come sempre, a posteriori. Si presenta il progetto del nuovo Corso? Lo guardano in venti, lo studiano in cinque, lo criticano  in due. Poi, arrivano le mattonelle cinesi e tutti a prendersela col Comune. Conclusione? Ci teniamo le lucette per strada e la pensilina cromata in Largo San Matteo. Si presenta il progetto di Piazza Dante? Lo guardano in venti, lo studiano in cinque, lo criticano in due. Poi, costruiscono il più brutto ingresso ad un parcheggio mai realizzato in Europa e forse al Mondo, devastando una stradina e mortificando una chiesa antica, e tutti ce la prendiamo col Comune. È la legge del menga (che non cito, ma tanto la conoscete): se non rifletti prima.... dopo soffri. Nel caso del Goldrake, si tratta però della legge del... manga, che - una tantum - ha permesso a questa città di riflettere prima di fare, di capire prima di costruire, di chiedere prima di avere certezze granitiche. Certo, di autogoldrake ne abbiamo visti almeno due: quello di Carmine che annuncia una vittoria che è in realtà un pareggio, ma anche quello del Comune, che aspetta fino a mercoledì per chiarire una “non verità” diffusa lunedì sera.
Perché nessuno, a Palazzo di Città, si è sentito in dovere di chiarire subito, già martedì mattina, mentre il web si riempiva di titoli di siti specializzati e giornali di mezzo mondo che riferivano “Il Comune di Teramo dice sì a Goldrake”, che in realtà quel “sì” era solo un “parliamone”? Perché in questa vicenda, da sempre, l’amministrazione ha avuto una posizione “ibrida”, rinviando ogni valutazione fino all’incontro dell’altra sera? Io considero - e l’ho scritto - quel Goldrake in piazza una “cagata pazzesca”, ma Carmine meritava che qualcuno in Comune gli dicesse subito “No, mai in piazza Garibaldi”.  Ci saremmo evitati tutti questa inutile perdita di tempo. A proposito di tempo, tra chi sostiene il progetto c’è chi batte sul tasto della “provvisorietà”, affermando che si tratta di una installazione temporanea. Bene, lo era anche il parcheggio a raso di piazza Dante, temporaneo...., poi avremmo avuto una piazza pedonale (ricordo ancora i rendering coi bambini che giocano). Permettermi di non aver fiducia della “provvisorietà” teramana. Chiudo con una proposta: Teramo non ha bisogno di Goldrake in piazza (continuo a pensare che ci prenderebbero in giro anche in Giappone), perché sarebbe una operazione del tutto decontestualizzata, e abbiamo ancora nella memoria le immagini di Exempla. No, Teramo ha bisogno di un progetto culturale diverso, credibile e sostenibile, che porti visitatori veri e crei un riflesso positivo su tutta la città. Qualcosa come - la butto lì - un “Museo della fantasia” nei capannoni dismessi della zona industriale. Un grande spazio in grado di ospitare “tutto quello che genera fantasia” e di fare di Teramo “la città della fantasia”. Provate ad immaginare quali possibilità avrebbe un progetto così, quante interconnessioni, quante aperture. Potrebbe addirittura ospitare il Goldrake di Carmine... e magari il Millenium Falcon di Ian Solo, a grandezza “reale”. Creerebbe flussi veri di turismo e posti di lavoro... specie se collegato ad un Parco a tema. Non ci serve un nipporobot  in una piazza, ci serve un’idea per ripartire. Sennò continueremo a parlarci addosso e quelle che sentiremo roteare non saranno le lame di Goldrake...

Adamo

 

certagente - rubrica di satira