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tamponeScrivo per esprimere la mia preoccupazione non per il Covid, grazie a Dio in famiglia stiamo tutti bene,ma per lo stato di disorganizzazione, precarietà, incertezza, confusione,in cui versa il servizio sanitario della nostra città.
La mia non è una storia che debba destare preoccupazione per rischio salute di vite umane,ma soltanto perché il Signore (solo in quello ormai ripongo le mie speranze e preghiere) ha voluto così.
Il 25 ottobre mio figlio (15 anni) inizia a presentare sintomi di mal di gola e febbre,il solito malessere che colpisce un ragazzo ogni inizio stagione fredda,a causa delle tonsille malmesse sin da bambino.
Chiamo il pediatra più per eccesso di zelo che per reale necessità, visto che una mamma ben sa dopo quindici anni come trattare le semplici patologie dei propri figli.
Ma soprattutto chiamo il pediatra perché non mi sembra opportuno rimandare mio figlio a scuola ( non era ancora iniziata la Dad) firmando la ormai nota autodichiarazione in cui avrei dovuto dichiarare il falso, visto che i sintomi presentati dal ragazzo, come tanti altri,, fanno parte del ventaglio di possibili sintomi di contagio da Covid.
Il pediatra, ovviamente,mi dice che, conoscendo mio figlio dalla nascita è quasi certo che non abbia contratto il Covid ma che sia una delle forme di infiammazione delle tonsille usuale per il ragazzo.
Tuttavia, non potendo garantire al 100 per 100  la veridicità della sua ipotesi, per poterlo riammettere alla frequenza scolastica deve attivare la procedura per il tampone.
Questo il 26 ottobre.
Il 27 ottobre il pediatra mi comunica che la sua richiesta è stata caricata a sistema dal siesp e a giorni (due/tre) verranno a fargli il tampone.
Nel frattempo, grazie a Dio, viene attivata la DaD alle scuole superiori e mio figlio può ricominciare a seguire le lezioni.
Ad oggi, nessuno ci ha chiamato e nessuno è venuto a fare il tampone.
Mio figlio è guarito nel frattempo, quindi grazie a Dio è vivo, non ha perso giorni di scuola perché hanno attivato la DaD e in famiglia stiamo tutti bene.
ovviamente non è più uscito perché in attesa di tampone.
perché noi siamo cittadini onesti e come vi dicono in televisione, sui giornali,sui social, ci stiamo impegnando per tutelare gli altri.
Ma la cosa grave è questa: dal 28 ottobre chiamo il numero Covid del siesp e nessuno risponde,a tutte le ore del giorno e della notte,il nulla eterno.
Mi chiedo solo una curiosità: ma se mio figlio fosse positivo, noi saremmo in famiglia tutti contagiati, avremmo a quest'ora contagiato mille altre persone (io sono una maestra, mio marito è un impiegato, l'altro mio figlio uno studente universitario) .
Chiedo scusa e con tanta pacatezza e comprensione per il momento difficile per tutti,ma ho un'altra curiosità ancora più grande: in questi mesi che hanno separato la prima dalla seconda ondata,i nostri vertici a cosa hanno pensato, anziché organizzare un sistema più forte e più sicuro per i cittadini? Attendo il tampone,in primis...e poi qualche risposta.

Grazie
Emanuela Di Cesare