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In questo articolo approfondiremo la laurea in infermieristica provando a capire come funziona, quali sono gli sbocchi lavorativi e perché è ancora oggi la più cercata d’Italia.
Oggi, per esercitare la professione dell’infermiere, è necessario essere in possesso della Laurea in scienze infermieristiche, un percorso di studi triennale, con possibilità di specializzazione quinquennale, che conferisce agli infermieri il titolo di dottore/dottoressa, ma non è sempre stato così. Prima del 1925, quando vennero introdotte le scuole professionali per l’ottenimento del diploma di Stato per l’esercizio della professione, l’infermiere era un lavoro di assistenza al malato da un punto di vista quasi “materno”, svolto perlopiù da personale femminile per spirito di carità o religioso, che svolgeva anche mansioni di tipo domestico e in parte esecutive, con formazione interna a cura dell’ospedale per cui esercitava.
Con l’introduzione del Regio Decreto-Legge n°1832 del 15 agosto 1925, per i futuri infermieri era richiesta la frequentazione di un corso di durata biennale teorico-pratico con relativo tirocinio ed esame finale. Per avere l’albo professionale si dovrà invece attendere il 1946, mentre il Collegio Infermiere Professionali, Assistenti Sanitari e Visitatrici e Vigilatrici di Infanzia (l’attuale IPASVI) sarà creato nel secondo dopoguerra, il 29 ottobre 1954. Le porte dell’Università si apriranno solamente il 2 dicembre 1991 con l’istituzione del Diploma universitario in Scienze Infermieristiche.
A oggi, il corso di laurea prevede lo studio di materie quali chimica, biologia, biochimica, anatomia, istologia, fisiologia, organizzazione delle aziende sanitarie, management sanitario, psichiatria e psicologia della salute, rianimazione e terapia intensiva, infermieristica in area critica, igiene e statistica medica, chirurgia generale e specialistica, patologia generale, infermieristica generale e clinica. Ogni ateneo ha comunque la libertà di modificare leggermente materie e crediti formativi.
Ma veniamo al succo del discorso, e cioè perché sempre più studenti vogliono ottenere la laurea in Infermieristica? La risposta è semplice: sbocchi occupazionali, stipendi e possibilità di esercitare all’estero. Le prospettive occupazionali dei laureati in scienze infermieristiche sono molteplici, potendo scegliere di svolgere la propria attività professionale in strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche o private, come libero professionista o dipendente.
Le strutture nelle quali è richiesta tale figura va dagli ospedali ai policlinici universitari passando per le cliniche private, le case della salute, gli ambulatori, i consultori, le visite a domicilio, l’emergenza extraospedaliera, le residenze sanitarie assistite, le strutture sociosanitarie e le altre strutture che si occupano delle cure primarie. Le sue mansioni sono di ordine assistenziale, ma anche gestionale e organizzative, con suddivisione delle aree in: sanità pubblica, pediatria, salute mentale-psichiatrica, geriatria e area critica.
Leggendo il profilo professionale dell’infermiere, nell’art.1 comma 3 troviamo le principali funzioni dell’infermiere, ossia: Partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; Identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; Pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; Garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche; Agisce sia individualmente sia in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali; Per l'espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell'opera del personale di supporto; Svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie pubbliche o private, nel territorio e nell'assistenza domiciliare, in regime di dipendenza o libero-professionale.
Gli stipendi degli infermieri vanno dai 24.000€ ai 32.000€ lordi l’anno, con differenze tra livello, luogo di lavoro e area geografica. Nel nord Italia lo stipendio oscilla fra i 2.100€ e i 2.800€ al mese, mentre nel sud gli stipendi medi vanno dai 1.600€ ai 1.900€. Infine, chi decide di trasferire la propria occupazione e la propria vita all’estero troverà sostanziali differenze rispetto alla nostra penisola, con stipendi nettamente più alti. Per fare un esempio: in Germania la retribuzione può arrivare ai 41.000€ lordi l’anno, in Belgio a 50.000€ e in Lussemburgo anche a 83.000€ lordi l’anno.