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IMG_8754.jpg Sto per scrivere una cosa che, sinceramente, non credevo avrei scritto mai.
Eccola: aveva ragione Lancione. 

Sì, aveva ragione il consigliere comunale gianguidiano quando, in uno degli ultimi consigli comunali, ha sollevato il problema della democrazia partecipata, parlando di corto circuito partecipativo.
Forse sì, è vero, questo imperfetto sistema dei comitati di quartiere e di frazione, ci ha un po’ preso la mano e adesso, che stanno nascendo le macroaree, l’imperfetto sistema sta implodendo, col dilagare di personalismi autoreferenziali, ambizioni represse, protagonismi patologici e, soprattutto, totale assenza di coordinamento e controllo. 

Ricordo, a beneficio dei tanti (troppi) disinteressati, che le macroaree dovrebbero essere un organismo che raccoglie più comitati, di quartiere o di frazione, ed elegge un comitato di coordinamento che raccoglie le istanze e le sottopone all’Amministrazione.

Esiste, in realtà, un assessore delegato alla “Partecipazione”, ma è la pentastellata Pina Ciammariconi… e non serve - vero? - che io ribadisca quanto consideri inutile il suo ruolo assessorile.

Di fatto, non esercita alcun controllo.

È vero che, per definizione, la democrazia partecipativa non può e non deve essere soggetta ad un controllo istituzionale, perché deve essere libera espressione della volontà dei cittadini, ma non è accettabile che questa “libertà” si trasformi nel multiforme rincorrersi di iniziative estemporanee ai limiti del folcloristico.
Vi racconto l’ultima: un mio amico, residente in pieno Centro Storico, per motivi di lavoro moderatamente partecipe delle assemblee dei residenti, ma interessato a questi organismi di democrazia diretta, mi aveva raccontato di una lista formatasi con le candidature per il collegio di coordinamento della macroarea 5.
Si vota il 19 maggio.
E mi aveva detto che c’erano, tra i candidati, persone di valore che, senza personalismi, si sarebbero date da fare per la città. Gli avevo chiesto di farmi avere quei nomi, per scriverne un articolo… ieri mi ha chiamato deluso, anzi: affranto.
E dopo di lui mi hanno chiamato altri residenti nel Centro Storico, qualcuno anche con un filo d’incazzatura.
Tutti, infatti, si aspettavano di trovare, nelle loro cassette della posta, le informazioni per il voto e la lista… invece, si sono ritrovati in piena campagna elettorale.
Con tanto di “vota per me”.
Avevano pensato che, per la logica stessa della democrazia partecipativa, avrebbero vissuto una campagna elettorale fatta di temi e non di nomi, di problemi e non di promesse, di confronti e non di curriculum.

E invece, tiè: ecco il volantino elettorale di Tommaso Colella, con tanto di allegato curriculum, nel quale - con una mossa che è allo stesso tempo indelicata e rischiosa, arrogante e autodistruttiva - chiede il voto.
Ai suoi elettori, ovvero a tutti i teramani della macroareaa del Centro Storico - e tanto che ci siamo, potrei sapere chi l’ha perimetrata, visto che va ben oltre i confini dei quartieri storici, arrivando fino alla casetta rosa sotto l’Acquaviva, che tutto è tranne Centro Storico, eccola:
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 l’ambizioso Colella invia infatti la lista con tutti i nomi dei candidati visibili e un freccione sul suo.
Anche il più spovveduto dei candidati sa che mai, e ripeto mai si fa campagna esponendo i nomi di altri (perché gli elettori potrebbero trovare, proprio tra quegli altri, qualcuno più meritevole di ricevere la preferenza); così come non è elegante chiedere il voto anche mostrando i nomi di altri candidati chi, come in questo caso (e ne ho avuta conferma) non ha mai dato il proprio assenso alla diffusione di questo volantino elettorale (ed è intuibile: chi mai vorrebbe apparire come candidato nel volantino che invita a votare atri?).
Ma Colella sfodera il freccione:
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Non pago, ormai in piena trance candidatoria, lo stesso Colella offre anche alla platea elettorale un dettagliato curriculum, nel quale racconta ai potenziali elettori tutta la sua vita, dalle origini campane, all’impegno lavorativo «…funzionario presso il Comune di Chieti», alle passioni «…adoro stare in natura, ascoltare musica e fare attività fisica», alle vocazioni «…sono un attivista per la tutela dell'ambiente e della Costituzione e quando posso partecipo a cori di musica sacra», all’immancabile “tengo famiglia” «…da due anni e mezzo sono papà della splendida Chiara, nata dalla mia cara Daniela». 

Sta ora agli elettori del Centro Storico allargato, decidere se vogliano essere rappresentati da un funzionario pubblico che va passeggiando per il Parco Fluviale, declamando articoli della Costituzione e inni gregoriani, e che ha già trasformato l’elezione di uno strumento di democrazia partecipativa in un palcoscenico di esposizione personale. 

A proposito, si dice anche che sia molto vicino alla gianguideria regnante, e questo forse per chi si candida a farsi - per ruolo - antagonista dell’amministrazione, non è un bene. Ma magari sono solo maldicenze elettorali.

A parte le ambizioni del Colella, resta fortissima la percezione di un qualcosa di incompleto, di imperfetto, di inadatto, di un sistema della partecipazione che va rivisto completamente.
A cominciare dall’assessore, per arrivare ai comitati di quartiere, con un sistema elettorale che garantisca davvero la partecipazione di tutti i residenti e non l’autoproclamazione di qualche insoddisfatto contestatore patologico, che cerca solo una possibile vetrina di esistenza.

Aveva ragione Lancione: fermiamo tutto e rifacciamo le regole.

Adesso, qualcuno vada a spiegarlo alla Ciammariconi, per favore…

ADAMO