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IERIOGGIDieci problemi da salvare. Da salvare? Se mai da risolvere… Beh “Il Tempo” del 9 febbraio 1955 diceva “da salvare”. E quali erano i dieci problemi? Erano elencati nel sommario: “Comunicazioni, miglioramento agricolo, turismo, edilizia popolare, industrializzazione, acquedotti, viabilità, disoccupazione, assistenza sociale e valorizzazione della montagna”. Mi sbaglio o non devono essere stati “salvati” nel corso del tempo? Perché se dovessimo rifare l’elenco oggi, forse indicheremmo le stesse voci. Ma lo fece l’elenco nel 1955? L’articolista, ma sulla base di un colloquio con una persona autorevole, il dott. Emilio Rosa, direttore della Camera di Commercio di Teramo, padre del futuro Nerio Rosa, preside del Liceo Artistico, un amico scomparso non troppo tempo. Ma erano stati sentite altre personalità di riguardo: presidenti, direttori, sindacalisti, segretari, tecnici. Insomma c’era stata un’inchiesta. Ed erano emerse quelle voci: dieci problemi da risolvere. L’inchiesta aveva fatto emergere una constatazione: non ci poteva essere incremento dell’industrializzazione senza un completo sviluppo dell’agricoltura. Per quanto riguardava le comunicazione, bisognava risolvere un dilemma: strada ferroviaria o strada normale? Era una questione che il tempo avrebbe risolto. Ma tutti sapevano che la strada di comunicazione più adeguata ai mezzi di trasporto moderni era la via ordinaria, però bisognava considerare le possibilità attuali di sviluppo in territori piuttosto aspri.

SotreE poi la strada ferrata aveva ancora qualcosa da dire per i trasporti a grande distanza, in quanto consentiva una maggiore velocità e migliori possibilità di attraversamento dei rilievi, nonché l’uso di mezzi speciali per i trasporti agricoli. La ferrovia era un’istanza delle popolazioni teramana ed aquilana, da più di un secolo, e il problema doveva essere impostato per rendere più agevoli le comunicazioni tra i due mari, il Tirreno e l’Adriatico. E nella via più breve, che passava per Teramo e per L’Aquila. Bisognava puntare su ogni possibilità ma il problema andava risolto in modo radicale. Non si doveva rinunciare a nessun tipo possibile di soluzione, insistere e non stancarsi di insistere e scegliere una delle tre soluzioni possibili: ferrovia, strada e autostrada. Ma la situazione delle ferrovie in provincia di Teramo era disastrosa. L’aspirazione dei teramani andava appagata. Come si vede, dei dieci problemi da risolvere alcuni non trovavano alcun cenno nell’articolo e ne venivano privilegiati solo alcuni. Ma l’articolo sembrava anticiparne altri nei quali essi sarebbero stati affrontati. L’edilizia popolare e la valorizzazione della montagna sono argomenti ricorrenti da decenni, e, come tanti altri problemi, aspettano ancora soluzioni, così come altri problemi emersi nel frattempo. “Il Tempo” del 1955 si lamentava che essi fossero dimenticati e trascurati. Purtroppo continueranno ad esserle anni e anni a venire.