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Schillaci

L’autunno è la stagione del vino, delle castagne e dei piaceri della buona tavola. La stagione di   San Martino,e dei suoi piatti tradizionali, un vero teramano li deve celebrare presso il santuario della gastronomia teramana, quella tosta, quella vera, quella pura, nuda e cruda, senza fronzoli, pinzellacchere modaiole e cotillon: presso la storica Cantina di Porta Romana. Ilpunto di riferimento per gustare la cucina abruzzese e teramana, una gastronomia tanto povera nell’origine contadina quanto ricca di grandi sapori. San Martino e le domeniche alla Cantina  sono anche l’occasione giusta per rendere omaggio a Carlo Marconi, indimenticato teramano doc, che in occasione di feste religiose come quella di San Martino offriva  la buona cucina tradizionale a chiunque lo andasse a trovare nel suo cenacoloNon è un vero terrrammmano chi a novembre non mangia alla Cantina. Il menù non serve, il top player è il cantiniere Marcello: si inizia con la fettina di pane con olio nuovo,tanto per accompagnare gli autentici formaggi pecoriniche cambiano secondo la fornitura del giorno. Poco importa sono tutti buoni. Per primo consiglioi tradizionali “tajuline e fasciulecome da “sacra” procedura;non può mancare un superlativo “ceci e castagne” chesignora Maria prepara con ceci nostrani e castagne dei monti della Laga. Non può mancare, anzi èobbligatorio,lo squisito “rape e salcicce”, e un assaggino di “costatella” preparata dall’umile cantiniere Marcello Schillaci.E’ veramente difficile rinunciare alle ricche specialità offerte da questo luogo di culto, fresco di inserimento nella blasonata guida Osterie d’Italia di Slow Foodcomeportabandiera dell’autentica cucina teramana.Un luogo vero, dove trionfano i gusti, sapori e gli odori.

Se sei fortunato trovi  carciofi di bontà unica. O un memorabile fondo di lenticchia , con salciccia,  maiale, rapa bianca. Quant’è vero che il collagene  del maiale lancia la lenticchia in un altro emisfero. Se ti raccomandi al diavolo è il giorno della mitica trippa che ha fatto impazzire Milano nel giorni dell’ExpòPit stop al gran premio della cantina, ed è l’ora del tributo di devozione alla regina , la “torta alla terrramana”.  Un'esperienza scioccante per i tuoi ospiti di fuori regione, quandoscoprono che le consistenze possono diventare esse stesse un ingrediente. Equando ti accorci che non vuoi più andare via ecco, dulcis in fundo i cantucci “alternativi”.

Prezzi bassi. Ottimo vino della casa, reso famoso daCapossela che ne degusto il piacere sul palco il giorno del suo concerto a Teramo Venti posti casual, venti sedie differenti. Soluzione d’arredo uniche alle pareti, sottolineando l’idea che ogni pranzo è palcoscenico mutevole dove gli ospiti mettono in scena la propria diversità cambiando la rappresentazione gastronomica. Parannanza in tinta. Cuoco per vocazione, eppure un talento cristallino tirato a lucido, capace di celebrare la terra e il quartieredove è nato: è l’umile cantiniere Marcello Schillaci il “profeta” delle virtù. Ma non solo..

Leo Nodari