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14441138_10210489108653308_4402437228335507427_nNel 76° anniversario della Battaglia di Bosco Martese, “prima battaglia campale in campo aperto”, come la definì Ferruccio Parri (Maurizio), Comandante generale della Resistenza, il Comune di Teramo ha deciso di intitolare una via centralissima del capoluogo ad Ettore Bianco, Capitano della locale Compagnia dei Carabinieri e Comandante in capo della Battaglia. Questa mattina è stata finalmente intitolata una strada al Capitano (via già Orto agrario), tra il Santuario della Madonna delle Grazie e l'Agenzia delle Entrate. L'iniziativa, fortemente promossa in Consiglio comunale dal consigliere Alberto Melarangelo, e portata avanti dall'ANPI del presidente Tonino Franchi, ha visto oggi il culmine alla presenza delle Autorità cittadine e di due classi della scuola elementare Noè Lucidi. Un'occasione colta dal sindaco Maurizio Brucchi per "fare pubblica ammenda" per la grave assenza del Comune di Teramo ("per qualche imperdonabile disguido", ha detto) all'addio allo storico partigiano della Resistenza teramana, Tirabovi. Scuse pubbliche arrivate al cospetto dei massimi rappresentanti dell'associazione Teramo Nostra e dell'ANPI. img_0103 img_0104 img_0111       DI SEGUITO IL RITRATTO DEL CAPITANO ETTORE BIANCO, DIFFUSO DAL COMUNE DI TERAMO: Il Capitano Ettore Bianco, pugliese, combattente in Albania, dopo l’8 settembre è a Teramo, quando assieme a un nucleo di giovani, tra cui Armando ammazzalorso e Michele Arcaini, bloccano un reparto di tedeschi su camionette provenienti da L’Aquila e diretti ad Ascoli Piceno.  Nei giorni seguenti, Bianco si trova nello studio ambulatoriale del medico azionista Mario Capuani, assieme al Capitano Giovanni Lorenzini, al comunista Ercole Vincenzo Orsini, al socialista Adolfo De Marco, al liberale Giovanni Biancone, ai repubblicani  Vito Caravelli e Adelchi Fioredonati e ai giovani universitari Riccardo ed Emidio Cerulli. Si decide di concentrare le forze  resistenti nella località Ceppo, indicata da Felice Rodomonti che sta lavorando in quella zona al taglio del bosco. Armando Ammazzalorso assicura il concentramento coinvolgendo i soldati stranieri liberati dai 13 campi d’internamento presenti nel territorio provinciale. La notte del 24 settembre, alle 21, il Console generale della Milizia Aristide Castiglione, telefona alla Caserma dei Carabinieri di Teramo, informando del concentramento di 3000 ribelli in località “Ceppo”.  Il carabiniere Del Rosso, come da testimonianza del brigadiere Pietro Fenu, si reca a Bosco Martese per avvisare Bianco. Quest’ultimo intanto ha già organizzato le formazioni partigiane, rinviando in città molti ragazzi al di sotto dei 16 anni. Presso la Casa Cantoniera s’insedia il Comando. Tutti i graduati delle varie Forze armate presenti (Marina, Aereonautica, Artiglieria, Fanteria, Cavalleria e Granatieri) propendono per affidare il comando a Ettore Bianco su proposta del Tenente Colonnello Guido Taraschi e concordano anche gli ufficiali stranieri appena liberati, SvertovazarJucovic, RajkoNeradovic, DujanMAtiascevic. Al comando dell’avamposto di Ara Martese vi è una batteria di mitraglieri comandata da Francesco Di Marco e Felice Rodomonte. Un gruppo di partigiani, inviato agli approvvigionamenti alimentari al Mulino de JAcobis, viene fucilato dai nazisti. Il battaglione motocorazzato  comandato dal Maggiore berlinese Hartmann, raggiunge la località di Bosco Martese dove fu fermato dal fuoco partigiano. Furono abbattuti vari camions con militari a bordo; Hartmann fu catturato e giustiziato. La prima battaglia era così vinta. A seguito il comando decise di trasferire i reparti in vari luoghi della montagna. Lo stesso Ettore Bianco si spinge in territorio ascolano, in località Pozza. Il suo esempio si propagherà in tutto il territorio.  il 26 settembre infatti, presso Sella Ciarelli vennero fucilati tre carabinieri della stazione di Pascellata, assieme a un alpino, considerati suoi seguaci. Ettore Bianco fu il punto di riferimento di tutti i resistenti del teramano e dell’ascolano, che nei nove mesi fino alla liberazione di Teramo, combatterono tedeschi e seguaci della repubblica di Salò. Evidente simbolo legittimo del Governo Italiano e Anglo Americano del Sud, la lotta di Resistenza fu precisa volontà politica di una scelta interpretata da Bianco per un’Italia democratica e nuova e fu il primo esempio di lotta di massa e internazionale contro il nazifascismo.