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vecchiostadio
Comincio con il dire che da quel poco che so e ho letto non posso farmi un’idea precisa su come si voglia rilanciare il vecchio campo sportivo comunale, ma che all’idea di un rilancio plaudo energicamente, specie dopo le fin qui fortunatamente fallite e perverse idee di abbattimento e di sostituzione con qualcos’altro, per esempio un teatro e qualche condominio. (Nota, idea di Chiodi e di un centro-destra d’antan alla cui incapacità di previsione si deve il pasticcio del Bonolis e della sua convenzione). Proseguo con qualche altra premessa. Diffido assai dei progetti magniloquentemente strombazzati immediatamente prima delle elezioni, perché essi non sono il fine, ma il mezzo di cui ci si serve sperando di vincerle.
Diffido dei progetti che sembrano quei fuochi d’artificio a molteplice e successiva progressione di altri fuochi, sì che dall’uno poi ne scaturisce un altro, insomma come bombe a testata multipla, perché ritengo che un progetto sia migliore quando è specifico e individua un solo fine e solo quello, ben previsto e individuato. Diffido perciò di quei progetti che dichiarano di voler risolvere problemi molteplici, in base alla formula “intanto che aggiusto questo aggiusto anche quello”.
Dopo queste premessine, giungo al dunque. Un paio di cosette sentite (solo sentite) a proposito del progetto tanto strombazzato di soluzione del problema di “riqualificazione” dell’area del vecchio campo comunale non mi convincono e mi fanno sospettare la “sola” (come dicono Roma). Il termine stesso di “riqualificazione” mi insospettisce, perché, quando si propose l’abbattimento del vecchio teatro comunale ottocentesco si disse che lo si voleva “riqualificare”, e invece lo si voleva abbattere e, con un gioco delle tre carte, si diceva “riqualificare” quando in realtà lo si voleva abbattere. Ora qui sento dire che si vuole abbattere la tribuna e conservare solo la curva est e il “prato” (i distinti), allargando quest’ultimo. Intanto penso che quest’ultimo più di tanto non può essere allargato per mancanza di spazio, e poi abbattere la tribuna perché? Perché così, intanto, risolviamo anche un altro problema, la curva sulla circonvallazione, che, essendo appunto una curva, è storta, e quindi pericolosa, e perciò, se la raddrizziamo non lo sarà più. Ecco, il “raddrizzamento” di quella curva mi insospettisce e mi fa venire in mente che si finge di voler fare una cosa per farne in realtà un’altra. Si vuole risolvere il problema della riqualificazione del comunale o quello della curva storta? Richiamo una delle premesse: non mi piace il ragionamento “intanto che facciamo questo facciamo anche quello”. E’ un ragionamento perverso, che nasconde, o può nascondere, mille inganni. Ma è “il raddrizzamento” di quella curva che non mi piace in sé e mi fa pensare a quanti vogliono raddrizzare le gambe ai cani. Le gambe posteriori del cane sono storte e non sono convinto che miglioriamo il cane e la sua andatura se gli raddrizziamo le zampe posteriori. Rivedo le foto antiche di una Teramo antica, di quando al posto del campo sportivo, che non c’era ancora, c’erano gli orti, e vedo che la curva c’era già. C’era perché la curva seguiva l’andamento della vecchia città medievale, tra due fiumi, e delle sue mura. Anche le circonvallazioni di Atri e di altri borghi medievali sono contorte e storte e curvilinee e a nessuno viene in mente di raddrizzarle in nome di una divinità, che non divinità non lo è nemmeno più: l’automobile. Nel progetto annunciato in pompa magna ad un pugno di voti dalle elezioni (nell’indubbia speranza che l’annuncio contribuisca a vincerle) il fine principale sembra essere il raddrizzamento di quella curva, non la riqualificazione del vecchio comunale. Ecco, quel raddrizzamento non mi piace e mi insospettisce. Il sospetto è che si voglia usare uno specchietto per le allodole: fingo di fare questo, ma in realtà, faccio quest’altro. Fingo di riqualificare il vecchio comunale, ma intanto raddrizzo la curva. E io sono convinto che raddrizzare quella curva non riqualifica il vecchio comunale, ma lo squalifica. Così come credo che raddrizzare le gambe ai cani non riqualifichi i cani, ma li squalifichi. Eccomi perciò a dare avvertimenti ai miei concittadini: attenti, attenti ai raddrizzatori delle gambe dei cani. Attenti ai raddrizzatori delle curve: sono storte, le une e le altre, ma DEVONO essere storte. Anche le circonvallazioni sono storte, spesso, perché “circovallano” e seguono profili oro-geografici che, se vengono trasformati e deformati, trasformano e deformano una città che, come Teramo, della propria urbanistica e dei propri tratti medievali non ha conservato quasi nulla. E sapete perché non si è conservato quasi nulla? Perché troppi sapientoni avevano detto di voler riqualificare la città, ma in realtà la stavano distruggendo. Stavano raddrizzando le gambe ai cani. E i cani con la zampe raddrizzare non camminano melgio, camminano peggio.
Elso Simone Serpentini
corrosivo