È un quadro preoccupante, quello che emerge dall’inchiesta “Quei bravi ragazzi”, che ha portato alla scoperta di una ramificatissima rete di spaccio, tutta incentrata su giovani e giovanissimi. Una rete nella quale erano proprio loro, i ragazzi, a vivere nella doppia condizione, da una parte c’erano quelli che avevano quale unico scopo quotidianio quello di comprare hashish, dall’altra quelli che avevano quale unico scopo quello di venderla. Emerge anche, dall’inchiesta, che c’erano giovani teramani al centro di alcune piazze dello spaccio, specie sul lungofiume Vezzola, come dimostró l’arresto di un giovane con 600 grammi di droga, mesi fa, ma sempre ricompreso nelle indagini su questo giro di spaccio. Tra le pieghe dell’inchiesta, emergono chili di hashish spacciati in città, anche vicino alle scuole e ai minorenni, con un sistema che si reggeva su una parola “chiave” che era “caffè”. Intanto sono cominciati gli interrogatori, ma gli arrestati si avvalgono della facoltà di non rispondere.