Legnini ha accettato di essere il candidato del centro sinistra abruzzese per le prossime elezioni regionali del 2019. La conferma data ieri, abbondantemente anticipata da “Ruggito” di Certastampa già da ottobre, è stata sollecitata e raccoglie l'appello di 16o sindaci abruzzesi:. La prima dichiarazione dell'ex vice presidente del Csm è già un programma: "Il mio intento è di restituire alla comunità abruzzese la fiducia che mi è stata riservata e quindi mettere a disposizione l’esperienza e le relazioni istituzionali costruite in questi anni". Legnini sa già che per vincere è necessaria la “Rete”. Una rete per un nuovo centrosinistra in grado di ribaltare i sondaggi. Una rete politica che abbia come obiettivo la creazione un nuovo centrosinistra, largo e plurale, diverso da quello attuale, per la ricostruzione di un campo largo dei progressisti e democratici. Che provi a evitare di consegnare l'Abruzzo alle destre e ai populisti, affinché nei prossimi giorni si possa ricomporre uno schieramento innovativo, superando schemi vetusti e perdenti, dando il giusto valore alle persone perbene di cui è pieno l’Abruzzo, ai professionisti seri che hanno cose da dire e idee da sviluppare per il bene comune, alla società civile, dando attenzione all’associazionismo, all’ambientalismo e la giusta importanza a tutte le esperienze locali che tengano aperta la strada del dialogo nel campo democratico, a tutta la vasta area che guardava a sinistra, intermedia tra la sfera privata, l’economia e lo stato, umiliata da atteggiamenti autoritari ma privi di autorità, padronali e arroganti che ha ridotto un’area ad un manipolo di nominati in ginocchio, sbeffeggiati dal popolo, in attesa delle lenticchie di Luciano Epulone.
Legnini sa bene che -da tempo- tante persone che fanno politica, amministratori e militanti, non riuscivano a trovarsi nella proposta, nelle pratiche, persino nel lessico del Partito Democratico e privati dal centro sinistra. Che va completamente ricostruito.. In tanti sanno che tanti si sono avvicinati alle elezioni politiche del 4 marzo con la sensazione di una insoddisfazione viscerale, come se il mondo del centro sinistra in ritardo su tutto, spesso poco trasparente, ma anche isterico, litigioso e diviso, fosse scomparso. Il panorama che si è proposto in questi anno al mondo progressista è solo una brutta copia dei movimenti del cattolicesimo democratico, estranea a qualunque tipo di sentimento popolare del socialismo, che diedero vita al Lingotto di Torino. Il risultato è stata una sconfitta epocale, per tutti, nessuno escluso.
Per questo quello che Legnini ha iniziato a fare da qualche tempo - faticosamente, superando ritrosie, malumori, antipatie, incomprensioni, i palesi tradimenti che si sono consumati, le bugie colossali del pallonaro cronico, la gestione dei fondi pubblici in stile mafioso, tagli, incapacità e arroganza, l’autoreferenzialità di alcuni Sindaci senza arte ne parte - è tornare sui territori con l’autorevolezza, la signorilità e uno stile nuovo di una persona credibile e spendibile, cercando di costruire un vasto fronte a sostegno della sua candidatura. E ci si sta riuscendo nonostante sia a tutti chiaro che le missioni impossibili di Tom Cruise sono robetta in confronto ai dati spietati dei sondaggi a oggi. Ma Legnini potrebbe farcela.
Leo Nodari