Con il mio ultimo e tenue “ruggito”, alla vigilia dei festeggiamenti per il passaggio all’anno nuovo nel segno dell’allegria, auguro “buon anno nuovo” a tutti i miei lettori. Ogni fine anno, ci affacciamo all’inizio di quello nuovo, con una strana speranza, con tanti piccoli e grandi propositi. L’anno 2018 lo abbiamo sciupato e ferito. Il prossimo sarà migliore di quello appena passato? Non lo sappiamo ma comunque va iniziato in positivo. Io così voglio augurare ogni cosa bella e fare tanti auguri.
Al nuovo Sindaco, dopo tanti anni di becera monarchia, auguro di essere un Sindaco nuovo, non solo con uno stile diverso, con atteggiamenti nuovi, non solo facendo dimenticare l’arroganza del vecchio monarca dismesso dai suoi sudditi. E’ decisamente troppo poco. La città vuole e necessita di fatti concretti. Atti concreti. Cambiamenti concreti che vediamo solo abbozzati. Utilizzando il meglio che il Sindaco ha in consiglio. La città non capisce e non si capisce perché stiano in panchina Di Dalmazio, Cavallari e Verna. Chi ha paura di onestà, competenza, memoria in consiglio e in giunta ? Prima che le elezioni dettino i tempi è necessario prendere e sfruttare il megli che abbiamo per il bene della città. Non possiamo accontentarci di due luci e due palle, anzi tante palle.
Al nuovo Vescovo, che ringraziamo intanto perché ci ha fatto scoprire che, anche prima di lui, a Teramo c’era un Vescovo, di cui in pochi rammentano nome e sembianze. E lo ringraziamo perché subito si è messo all’opera nella sua pastorale per il sostegno e il rilancio dell’enogastronomia partecipando ad ogni iniziativa – anche privata in Provincia con persone che meritano un piccolo spazietto ad hoc - di cui parleremo a suo tempo . Del resto per l’Avvento, il Natale e i poveri c’è tempo, tanto “saranno sempre con noi”. Che dire, gli auguriamo una buona digestione.
All’ex big Luciano, ingaggiato per il remake del film di Clark Le Roy, “La caduta dei giganti”. Correre ha corso. Fare ha fatto. Distruggere ha distrutto. Qualcuno più ubbidiente a china bassa l’ha pure accontentato. Ma con quella superbia e arroganza spinta fino all'eccesso, in un crescendo di delirio narcisistico. I veti e le imposizioni irricevibili tipici dei parvenu, sempre con mancanza di savoir faire istituzionale e un'incompetenza politica sconcertante. Dove per competenza si intende al contrario la capacità di mediare, di costruire, di fare le scelte migliori nell'interesse della gente. Nel film di Le Roy tale è la bramosia di impossessarsi del Potere che spesso si perde di vista la Politica, che è principalmente visione, culturale e valoriale in primis, ed è l'antitesi del trasversalismo. Gli auguriamo di trovare il tempo per trascorrere qualche giorno nell’eremo di Assisi per capire la differenza tra autorità e autoritarismo, e così ritrovare qualche amico vero.
Buon anno al noto comunista Giorgio “il rosso” che ha rispolverato la moda del missino Achille Lauro. L’armatore Lauro regalava 1 scarpa nei suoi comizi. L’altra se veniva eletto. Giorgio invece - a spese della folla plaudente – regala un bel piatto di porchetta finger food, la porchetta non può mancare, porta bene. Tutto sto casino, gli chef, i videowall, i fuochi d’artificio, le veline, qualche sbafatore, il solito puttanone, per festeggiare in anticipo il suo ritorno al lavoro dopo tanti anni di politica correndo di qua e di là, a destra, a sinistra, al centro, con questo e con quello. Ma che stress. Ha fatto bene a festeggiare, qualche centinaia di voti se li merita. Poi però, o Giò, da febbraio avàsttt pè caritààà.
Auguri all’assessore Gigi da Camerino. Quando legge Camerino, quando sente Camerino, quando gli dicono Camerino il nostro uomo di cultura ha come un mancamento, mo’ esagero, quasi un’erezione. Solo a Camerino c’è la cultura, i teramani sono incapaci si sa. Solo quelle di Camerino te la fanno odorare. Solo da Camerino deve venire l’input. Oppure da un suo grande elettore, cui fargli fare il bravo con i soldi della Fondazione Tercas. In attesa di un ruggitello a parte, bello bello, a Gigi da Camerino auguriamo di fare un sorriso ogni tanto, ma soprattutto di approfondire un pò meglio il panorama culturale teramano attuale, non solo quello storico. E di informarsi bene prima di far avere soldi pubblici o di Enti a chi ti ha fatto pubblicamente la campagna elettorale pochi mesi fa, per un film o per altro, in modo diretto o indiretto. Dicono che non si fa.
Auguri a tutti i teramani che si candideranno. Tra loro qualcuno lo fa certamente anche per il bene del territorio. Speriamo che, anche questa volta, non facciano la fine dei portavoti cammellati a coccia bassa, che una volta svolto il servizio scompaiono in attesa di andarsi a raccogliere 30 lenticchie sotto il tavolo di Epulone. Che pena. Gli auguriamo di ascoltare Vasco Rossi che canta solo per loro “E la dignità dove l’avete persa”.
Auguri alla mia lettrice, il Presidente Alessia Cugnitti. Speriamo che la lettura del suo libro porti frutti. Teramo è in attesa del lieto evento. Così lavorerà con più gioia e tutti ne trarranno beneficio.
Auguri all’avvocato che si cambia l’auto spacciando cocaina. Gli auguriamo che prima o poi qualche sostituto procuratore giovane, bevendo un buon bicchiere di vino, si chieda perché non lo arrestano, e gli faccia pagare il vecchio e il nuovo. Ma non ci spero.
Auguri alla crème de la ville de i circoli, e a chi li anima con i suoi balletti con il tanga leopardato, tra giacche a buffo e cravatte tarocche; tra mignottoni che arrotondano le 200 euro a Montesilvano e mostruose rifatte male che fanno più ridere che pena; tra assegni cabriolet e polvere magica; tra pugnalate, giudizi, accordi, critiche, vomiti, tra persone che si odiano e si sputano, forse anche oggi in qualche casa di campagna va in scena la simbologia putrida del peggio teramano con benedizione inclusa. Gli auguro che Sorrentino si accorga di loro per il prossimo film “La grande schifezza”. Ma la vedo difficile.
Auguri alle persone di buona volontà che non mancano in città. A chi offre le sue idee, a chi crea utile dibattito, a chi fa critiche costruttive, a chi offre nuove proposte .
AUGURI infine A TUTTI I TERAMANI. Bella gente, gente buona, generosa, che merita di più, che saprà uscire dal buio, che saprà far rivivere la nostra città. A loro vorrei dire che mi ha sempre meravigliato, nella notte di Capodanno, il vedere quanto si attenda con ansia lo scoccare dell’anno nuovo, e come in un gran rito collettivo si marchi questo passaggio con il brindisi. Ho sempre osservato queste feste, cui pure molti molti anni fa partecipavo, con una tacita domanda: sapendo cosa riserva la realtà, come si fa, ogni anno, a sperare ancora? Indubbiamente abita gli uomini una tenace testarda speranza. Abbiamo scritta dentro una tensione, un’attesa istintiva di vita; e per quanto provati o messi alle corde, risorge sempre la speranza che i giorni a venire siano migliori. Ma come si fa davanti al calendario nuovo e immacolato, a nutrire una speranza che sia realistica? Secondo me occorre avere memoria della bontà di Dio: la memoria diventa forza della speranza. La memoria ci dice: Dio c’è, eterna è la sua misericordia. Ai miei concittadini in questo fine anno vorrei dire di imparare dunque, ancora insieme, a fare memoria di tutto il bene che ci è stato dato nella nostra vita: madre e padre, famiglia, amici, insegnanti, lavoro, malattie e guarigioni, sconfitte e rinascite, e via via tutti i volti e le circostanze che ci hanno accompagnato. Anche nel dolore? Certo anche nel dolore perché a noi no? Ripercorrendo la nostra storia possiamo ricostruire la trama sottesa di un disegno che ci ha condotto dove siamo. Riconoscendo quel percorso come in filigrana comprendiamo che possiamo fidarci, e affidarci. Che l’anno che viene, sconosciuto, non è un tuffo nel buio, ma l’andare verso il compimento di noi. Così la memoria diventa realmente motore di speranza. Autentica, però, e fortemente radicata: non attesa superstiziosa che si culla nel frastuono dei fuochi d’artificio. Quei botti della mezzanotte, che mi hanno sempre fatto pensare a bambini che fanno rumore, perché hanno paura del buio. Mi torna in mente una frase di Charles Peguy: «Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ricevuto una grande grazia, la speranza ». È forse questo il segreto di quella strana speranza, magari inconsapevole o dimenticata, che ci fa brindare allo scoccare della mezzanotte? Buon anno a tutti.
Leo Nodari