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Leggiamo o sentiamo nei commenti di questi giorni cose giuste, ma anche spesso approssimative, e qualche volta errate sull’utilità delle maschere: per questo noi di ARTRO’ abbiamo deciso di dire la nostra. E lo abbiamo fatto scegliendo di offrire alla clientela teramana i prodotti di un’azienda leader nel campo della protezione delle vie respiratorie, la BLS, vera eccellenza italiana. Un’azienda che ha una reale conoscenza da condividere su questo tema. Quindi: facciamo un po’ di chiarezza. Chiedendo alla BLS: «Chi come noi produce maschere, ama vederci chiaro sulle cause del rischio. Per questo distinguiamo tre categorie di agenti - polveri, nebbie e fumi - che compongono l’insieme di particelle dannose per la respirazione presenti nell’aria che tutti respiriamo.
Le polveri si formano quando un materiale solido viene scomposto in minuscoli frammenti. Le nebbie sono microscopiche gocce che si formano mediante processi di nebulizzazione e condensazione. I fumi si formano quando un materiale che a temperatura e pressione ambiente si presenta allo stato solido (ad es. un metallo) viene vaporizzato dall’elevato calore. Il vapore si raffredda velocemente condensando in particelle estremamente fini. Il termine particolato identifica l’insieme di queste particelle presenti nell’aria (polveri, fumi, nebbie). 
Per proteggere in modo adeguato rispetto al rischio la legislazione prevede due famiglie di prodotti per la protezione da particolati: il facciale filtrante – dispositivo di III categoria, più comunemente chiamato “mascherina”, per la protezione di naso e bocca – dove la protezione dai particolati è indicata con “FFP”, norma di riferimento EN 149:2001+A1 2009 e i filtri da utilizzare con semimaschera o maschera intera – dispositivi di III categoria per la protezione di naso, bocca, mento ed eventualmente occhi – dove la protezione dai particolati è indicata con “P”, norma di riferimento EN 143:2000+A1:2006. La normativa attribuisce una protezione crescente all’aumentare dell’efficienza filtrante: FFP1, FFP2, FFP3 / P1, P2, P3”.
Ma di questo parleremo nel prossimo articolo


ARTICOLO REDAZIONALE