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TEATROVEROTorno dopo un po' di tempo a farmi vivo, con l'impegno di non assentarmi più.

Ho girato molto negli ultimi mesi (non si è #musicoerrante a caso), per concerti, sia come esecutore sia come spettatore/giornalista/critico.

Ho suonato o ho assistito a spettacoli a Catania, Palermo, Potenza, Bolzano, Tolentino, Parma, Genova, Busseto, Trieste, Reggio Emilia, Termoli, Salerno, Barletta, Stradella, Campobasso, Chieti, Ascoli Piceno, Fermo, Ortona, Pordenone, Osimo, Montepulciano, Atri, Campobasso, e tanti altri posti.

In tutte queste città ho trovato una cosa.
Un teatro.
Anche più d'uno.
Un luogo pubblico, un luogo di tutti, il luogo della creatività e della socialità cittadina.
In molti casi, il luogo del cuore.

In gran parte dei casi, un Teatro tradizionale all'italiana, ben tenuto e ben conservato.
Col suo foyer, coi suoi camerini, con le sue macchine sceniche, col suo sapore di arte, musica, danza, teatro, che lo pervade.
In qualche caso, un teatro di recente costruzione ( es. Bolzano), anch'esso perfettamente funzionale.

Perché solo a Teramo no?
Perché nessuno ci pensa da decenni?
Perché la politica se ne è fregata e se ne frega?
Perché si delega, nel migliore dei casi, a un'altra Istituzione (l'Università, benemerita quanto vuoi, ma che è un'altra cosa dalla res publica), la costruzione e la gestione di un luogo pubblico che non si è capito bene se sarà un teatro o un auditorium?
Ma anche fosse un teatro tecnicamente capace di ospitare lirica e prosa ad alto livello, non sarebbe mai "di tutti"?

Perché la politica, a livello di Enti Locali o di rappresentanti romani del nostro territorio, non batte un colpo?
Perché siamo tutti così abbrutiti, perché ci accontentiamo, perché ci crogioliamo nelle sagre, negli apericena e nel cibo di strada, senza pensare che la crescita di una comunità passa necessariamente da un luogo forte di aggregazione?

Sindaco, Deputati, Senatori, perché?

Piero Di Egidio

PIERODIEGIDIO