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CORSIACCADEMICI

 

Qualche giorno fa ho pubblicato su un noto social network dei frammenti di foto di un manifesto di corsi musicali in cui si promettono "corsi accademici certificati" senza avere però alcun appiglio normativo per giustificare ciò.
Non voglio tornare su questo argomento ma voglio prendere spunto per parlare del mestiere del musicista è più in generale dell'artista (pittore, scrittore, attore, etc)

C'è una vecchia battuta dura a morire ("Cosa fai nella vita? Il musicista! E di lavoro?....")
che però è indicativa della considerazione sociale del nostro mestiere (e di quello degli artisti in generale} nell'opinione pubblica.

È vero che un po' è anche colpa nostra, soprattutto per il fatto di non avere un albo professionale.

Ma è vero anche che il nostro è un settore in cui chiunque ritiene di potersi definire facentene parte, anche se si tratta semplicemente di un hobby, anche se si svolge un altro lavoro.

Guardiamo il nostro piccolo: nel nostro territorio ci sono vari medici, alcuni magistrati, molti professionisti e tantissimi lavoratori di altri settori che in virtù di una passione si definiscono "musicisti di professione".

E spesso, anche utilizzando il potere che deriva dall' occupare ruoli pubblici o privati importanti, grazie alla loro professione principale, occupano spazi di mercato (concerti, feste di piazza, manifestazioni varie spesso fatte passare per attività di beneficenza) che vengono tolti a chi è musicopratico di professione.

Non che non ci siano tra loro brave persone professionalmente parlando.
Sia chiaro.

Ma seguite questo esempio.

È notorio che Carlo Verdone "sappia di medicina" molto più che tanti medici.
Ma non è un medico, non ha un ricettario e non ci prova per niente a definirsi medico.
Altrimenti saremo nel ramo dell'abuso della professione.

Ora perché un medico, un magistrato, un impiegato della Tercas, solo perché strimpellanti, si possono autodefinire e farsi definire musicisti o artisti -e magari aprono scuole di musica o di arte- senza che per loro si possa parlare di abuso della professione musicale (o artistica)?

(Non parliamo poi dei dj che si autodefiniscono musicisti.
È come se un addetto alle fotocopie di Repubblica o del Corriere -lavoro nobilissimo sia chiaro- si definisse giornalista.)

La nostra professione -parlo per me e per tanti come me- è fatta di una vita di studio, di impegno, di lavoro di ore, ore e ore passate sul/col proprio strumento o al computer (per chi scrive musica) a scavarsi dentro per imparare.

Ricordo una frase di Ugo Nespolo:
"Molti pensano che fare l' artista figurativo sia mettersi lì e attendere l'ispirazione. No, questo è un lavoro in cui ti metti come un impiegato a lavorare dall'ora x all'ora y".

Lo stesso faceva Moravia (dalle 7 alle 12 tutti i santi giorni), lo stesso faceva Faletti, lo stesso faceva Camilleri, lo stesso fa Stephen King che scrive ogni santo giorno tot parole dalle ore x alle ore y.

Questo è il lavoro dei musicisti e degli artisti.
Amore, passione, sacrificio, studio, impegno.
E soprattutto DISCIPLINA.

Ecco perché ci si incaxxa quando si vede il dilettante che si professa "come te".

Mandiamo via i mercanti dal tempio. Proviamoci.

Piero Di Egidio

PIERODIEGIDIO