Ci risentiamo dopo tanto tempo, su sollecitazione del gran direttore Antonio D’Amore.
Non mi avete letto per un po’, e me ne scuso.
Del resto, il nome di questa rubrica è “il Musicoerrante” e nasce dalla voglia di descrivere esperienze e stati d’animo derivanti dalla mia personale vita professionale.
Google mi scrisse a gennaio 2020 che nel 2019 avevo trascorso (in realtà era il mio telefono, ma fa lo stesso) 255 notti fuori dalla mia residenza, dormendo pertanto in altre città, in altri letti, in altri alberghi, e solo 110 (di cui 50 di seguito tra il 20 luglio e il 10 settembre, dato che ho la fortuna di vivere in riva al mare, n.d.r.) a casa.
Da un anno esatto, come purtroppo il 99 % degli italiani, con l’eccezione di qualche mese della scorsa estate, e salvo alcune situazioni lavorative indifferibili, niente viaggi, niente alberghi, niente teatri, niente sale da concerto, niente ristoranti, niente!
Manca lo spunto pertanto per errare, non certo nel senso di sbagliare (quello lo facciamo tutti!), ma appunto di viaggiare, girare il mondo, unendo la particolarità della mia professione che mi porta a vivere da zingaro -seppur spesso zingaro di lusso- e a conoscere persone, usi, costumi, piatti, vini, e soprattutto luoghi ed emozioni ovunque capiti.
Speriamo di riprendere presto, con la forza di prima e con la voglia di prima.
E dato che non posso scrivere dell’errare/viaggiare scriverò dell’errare/sbagliare. Voglio quindi spendere due parole coi miei 25 lettori sull’errore che tanti stanno facendo.
Ho avuto la fortuna di vaccinarmi.
“Fortuna”, “sorte”, è vox media. Buona o cattiva, è fortuna. Faccio parte di una delle categorie professionali con priorità, ho adempiuto al mio diritto/dovere civile di vaccinarmi, per me, per i miei cari, per il mondo, per non essere un peso per la società. L’ho fatto con la fiducia nelle possibilità salvifiche della scienza, consapevole che forse non al 100% i vaccini daranno completa copertura, che non tutti daranno gli stessi esiti, che non sappiamo cosa ci succederà tra 10 o 20 anni, che la scienza è una cosa fantastica ma non è mai esatta, che le certezze non esistono.
Ma mi considero un fortunato, un “estratto a sorte”.
Sento sempre più vicino il momento in cui potrò tornare a fare le cose che amo, il momento in cui quanti più di noi faranno le cose che amano, naturalmente mantenendo tutte le cautele che questa pandemia ci sta insegnando. Mi sento sollevato, insomma.
Anzi, se volete saperla tutta, mi sento un privilegiato, in primis nei confronti dei miei figli che, per le loro particolarità di età e di attività professionale, probabilmente saranno tra gli ultimi a poter godere di questa possibilità, che oggi è un privilegio vero e proprio. E ve lo scrivo col cuore. Avrei rinunciato a vaccinarmi se avessi potuto trasferire a uno di loro la mia possibilità.
E mi sento un privilegiato quando faccio lezione ai miei studenti e, io sì, sono vaccinato, e loro ancora no.
E perciò ve lo dico col cuore in mano. Se non vi sono seri problemi di salute, se i medici vi dicono che la vostra situazione di salute lo consente, vaccinatevi! Non siate stolti, non rimandate, non siate egoisti.
Si sta meglio, dopo, Tanto meglio. Ci si sente come l’aver iniziato a scollinare dopo una durissima e faticosa salita.
Non siate sciocchi, davvero. Buon vaccino a tutti!
Piero Di Egidio