Osvaldo Di Domenico è nato a Teramo nel 1962, ha pubblicato I dodici occhi (2016), Avevo sei anni (2017), Solo per un attimo(2018).
Nei giorni scorsi, ha presentatoil suo quarto romanzo “Vicolo cieco” al Lido la Vela di Roseto.
Gli abbiamo rivolto alcune domande.
Lei lavora al Tribunale di Teramo, quando trova il tempo per la scrittura?
E’ difficilissimo conciliare la scrittura con il mio lavoro, io scrivo nei ritagli di tempo che sono sempre meno, però quando sei mosso da una passione irrefrenabile il tempo lo trovi anche alle due di notte.
Come ha scoperto questa “ passione irrefrenabile”?
“Vicolo cieco” è il mio quarto romanzo. Posso dire che è una passione che “alberga” in me da tanto, tantotempo. Io non ho mai trovato il tempo per fermarmi a riflettere su cosa “ pulsasse” dentro di me, come tutte le cose che ti vivono dentro non riesci a tirarle fuori, non ci presti attenzione. La “scintilla esterna” è stata una sfida goliardica di alcuni amici, giovani avvocati, che mi hanno spinto a scrivere una storia. Da lì è nata l’idea di mettermi a scrivere e… non mi sono fermato più.
Che cos’è la fantasia?
Ritengo che la fantasia sia tutto ciò che hai dentro e che nella vita di tutti i giorni non riesci a tirare fuori perché la quotidianità, gli impegni, non ti consentono di darle spazio,si tratta di “certe idee”che poi cerchi di mettere “nero su bianco” per la creazione di un romanzo.
Quali romanzi sono stati importanti per lei?
Io sono innamorato folle del “Conte di Montecristo” diAlexandre Dumas, sono stato capace di leggerlo due volte in un’estate, però vado a momenti. Certo da quando scrivo è sempre più difficile trovare il tempo per la lettura , quel poco tempo che ho preferisco dedicarlo alla scrittura, anche se la lettura è fondamentale e la consiglio a tutti. A seconda del mio stato d’animo riesco a scegliere varie storie e varie tipologie di romanzi, il “Conte di Montecristo”è il massimo. Quando ero ragazzo ho letto Asimov, i suoi romanzi di fantascienza mi hanno colpito molto e mi hanno dato la spinta a coltivare la mia fantasia.
Nel mese di luglio ha presentato “Vicolo Cieco”
Si, festa di presentazione con bagno di folla e tanto tanto affetto nei miei confronti, sono felicissimo. I titolo “ Vicolo cieco” è l’espressione del più gande dolore che può ricevere una madre,è un thrillermolto intenso. Sullo sfondo del romanzo c’è la problematica della tratta dei minori e delle sofferenza di una giovane madre, una dottoressa, che si vede a rischio il bene più caro che ha, i propri figli.
Perché ha scritto questo thriller?
Come per tutti i miei romanzi, anche in questo,sono sorte in me alcune domande alle quali era necessario dare delle risposte.La prima è fin dove può arrivare la rabbia di un uomo che vuole soddisfare la sua sete di vendetta?Cosa è disposto a fare? Su questa domanda ho costruito un personaggio negativo, poi l’esito finale del romanzo ci dirà se è veramente così…
L’altra domanda : qual è il bene più grande che ha una madre?Cosa è disposta a fare per salvare i propri figli? Fin dove si può spingere per salvare ciò che ha di più caro al mondo?
“Vicolo cieco” nasce dall’esigenza di trovare delle risposte, non la risposta, questo è alla base.
Prima di scrivere, visti i temi delicati, sono andato a vedere le statistiche mondiali , mi sono documentato, nel mondo scompaiono migliaia di bambini, l’ONU ha creato un programma di azione globale per combattere queste forme di criminalità.
I fatti esistono da sempre, a pochi giorni dell’uscita del romanzo si è diffusa la notizia di Reggio Emilia, per caso, solo per caso.
Anna Brandiferro