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goldnegLa lettera con la quale i commercianti teramani chiedono al Sindaco di Teramo di far posizionare Goldrake in piazza Garibaldi, rappresenta a mio avviso il punto più basso di tutta la storia del commercio in città. Sostenere che l’arrivo del robottone giapponese possa risollevare le sorti del commercio locale, è come cercare di convincersi del fatto che i teramani vadano a far compere a San Benedetto, perché sul Corso ci sono sculture di Kostabi o Baj (che comunque sono molto più belle e più artistiche del robottone). Credere che davvero, sistemare un’astronave da fumetto al centro della piazza più trafficata della città, possa avere “ricadute in termini di visibilità e marketing territoriale“ (come sostengono i commercianti nella lettera), spiega però quella sia il problema vero del commercio teramano. E allora, prima che vengano “insegne rotanti” e “vetrine spaziali” a riportare i clienti nei negozi del Centro Storico, forse è il caso di raccontarci due verità. Nell’attesa che arrivi una soluzione dalle stelle, ce le vogliamo dire due cosette terra - terra?

Vabbè, lo faccio io: il problema del commercio a Teramo, specie di quello nel centro Storico, ha genitori molto chiari.

Un padre “privato” e una madre “pubblica”.
Il padre è in quel provincialismo diffuso - e a tratti offensivo per la clientela - che ha fatto credere a molti commercianti, che bastasse avere un nome e un passato, per costruirsi un presente. Quello stesso provincialismo che ci ha regalato, per molti.. troppi anni, vetrine inaccettabili in un Corso principale, perché in fondo “a che serve spendere per rinnovare, se la gente viene da sempre?”, solo che poi la gente si guarda intorno, e non viene più. Quello stesso provincialismo che ci ha regalato (e ancora ci regala), generazioni di commesse maleducate, impreparate, sgarbate, dalle quali pretendere anche il solo “buongiorno” all’ingresso è tempo perso. Quello stesso provincialismo che non apre le casse quando c’è da contribuire alla notte bianca, ma poi inventa spillatrici ovunque se c’è la Coppa. Quello stesso provincialismo che ti fa ascoltare il commerciante che si lamenta del vicino, anche se il negozio è pieno di gente. Quello stesso provincialismo che, siccome sei aperto da cinquant’anni, ti porta a pensare che la gente spenderà 1200 euro da te per comprare un giubbino che su internet ne costa 500, e ti arriva a casa con reso gratuito. Quello stesso provincialismo che ti fa scrivere, su una lettera al Sindaco, che piazza Garibaldi “è priva di alcun interesse storico o artistico”… senza capire che - a seconda di come la si guardi - è la “porta” naturale del Corso, con vista Duomo, o l’orizzonte della più importante strada cittadina, e che un robottone giapponese in quella piazza ci sta come uno stracciavoc nelle Virtù.
La madre, invece, è la pedonalizzazione. Una pedonalizzazione pensata male e realizzata peggio, in una città nella quale manca la cultura del centro pedonale. Una pedonalizzazione “imperniata” su due parcheggi troppo lontani per essere comodi (San Francesco e San Gabriele), e poi ulteriormente complicata dall’arrivo di un parcheggio troppo costoso per essere una valida opzione (piazza Dante). Una pedonalizzazione che, in realtà, non ha liberato il centro, visto che ci sono macchine parcheggiate ovunque (…a proposito - aperta parentesi - , in virtù di quale diritto divino c’è un imprenditore che può parcheggiare per ore e ore “sotto” al Duomo pur avendo solo un permesso temporaneo? - chiusa parentesi -…) ma ha allontanato la clientela, quella che non riesce più a raggiungere le vie dello shopping. Una pedonalizzazione che non ha reso il centro un “salotto buono”, ma ne ha fatto solo il palcoscenico triste della danza continua dei furgoni che, a tutte le ore, entrano ed escono.
Per rilanciare il centro storico, è necessario che la città si renda orfana… che perda quei “genitori”… che i commercianti pensino a migliorare l’offerta e rivedere i prezzi e che il Comune valuti la possibilità di una vera riapertura al traffico (magari limitata nella giornata, così come prevedeva Morra nel suo programma elettorale), con soste a tempo e controlli veri.
Questo serve, non Goldrake.
Che, per quel che mi riguarda, continua ad essere una “cagata pazzesca”.

Adamo

 

 

Certagente - rubrica di satira