Non dire gatto... se non ce l’hai nel sacco. E revoca... non fu. L’atto con il quale il presidente del Consiglio Sospiri avrebbe dovuto ritirare la designazione di Paolo Gatti, quale componente non togato della Corte dei Conti, non è arrivato. Si attendeva per ieri, e invece niente.
Ufficialmente, pare, perché mancava il dirigente regionale che ha seguito l’iter, ufficiosamente perché questa vicenda sta mettendo in grave imbarazzo la maggioranza.
Vediamo di fare un po’ d’ordine.
- la nomina di un secondo rappresentante alla corte dei conti non è obbligatoria. L’Abruzzo fino al 2021 ha già un suo rappresentante (e non era obbligatorio nominare neanche lui) e già ci costa 200 mila euro l’anno.
- La nomina dell’attuale rappresentante passó in Consiglio Regionale e non fu una designazione del presidente.
- È regola che la persona nominata non abbia rapporti con la politica, in ossequio alla terzietà del ruolo.
- L’impegno di mandare Gatti alla Corte dei Conti, l’avrebbe preso direttamente Marsilio in campagna elettorale, a fronte dell’appoggio dello stesso Gatti. E questo in qualche modo intaccherebbe il requisito di terzietà
- Sospiri, forte anche di un parere dei dirigenti della Regione, considera l’iter fin qui seguito del tutto corretto.
- La Lega, però, anche alla luce del mancato accordo sulla candidatura di Di Stefano a Chieti e il nuovo cda del Ruzzo, ha deciso di chiedere la revoca dell’atto, perché possa essere il Consiglio a votare.
- I cinque stelle, che avevano sempre b contestato l’iter, si dicono soddisfatti dell’annunciata revoca, perché vogliono che sia il Consiglio a votare.
- Gatti, dal canto suo, minaccia azioni legali di risarcimento, qualora la designazione venisse revocata.
La considerazione - amara - è che questa vicenda è diventata un “caso” che certo non fa bene all’immagine politica della Regione e al rapporto coi cittadini, che davvero fanno fatica a capire che bisogno ci sia di spendere un milione di euro in cinque anni per una nomina che non è obbligatoria né vitale per l’Abruzzo. Se non avessimo neanche un rappresentante alla Corte dei Conti, non cambierebbe nulla. Anzi sì, risparmieremmo soldi che potremmo spendere in altro modo.
Come andrà a finire?
Andrà a finire, vedrete, che Gatti sarà nominato, magari proprio dal Consiglio, oppure che si troverà un cavillo che, all’improvviso, metterà tutto a posto. E quella nomina, come avviene in politica, ne gemmerà altre in altri enti, o accordi su candidature.
E noi spenderemo un altro milione di euro in cinque anni, oltre quello speso per il componente nominato all'epoca di D'Alfonso
E tutti vivranno felici e contenti.
Amen
Adamo
la figlia di fico è una rubrica saltuaria di satira politica e politica satirica