Uno dice “Castelli di Francia” e subito ti vengono in mente i paesaggi incantati delle terre d’Oltralpe bagnate dallo scorrere elegante della Loira, nel fascinoso rincorrersi di antichi manieri, dalle incantate atmosfere.
Uno dice “Castelli di Francia” e la fantasia ti porta a Corte, tra Parigi e Versailles, tra balli e parrucche, ciprie e carrozze.
Uno dice “Castelli di Francia” e il sangue ribolle dell’ardore rivoluzionario, che in quei castelli portò i Cittadini che, cercando libertà, uguaglianza e fraternità, fecero cadere le teste di chi tra torri e mura merlate viveva nel lusso.
Invece… Castelli di Francia, nella nostra provinciale declinazione, è purtroppo solo la cronaca, tanto fedele quanto sconsolata, dell’ennesimo tentativo di consegnarsi allo sguardo pubblico di un personaggio tra i più tristi (nel senso di plurale di tristo) della scena teramana, quel Christian Francia che negli anni abbiamo imparato a conoscere per la sua innata vocazione al collezionismo, essendo appassionato cultore della raccolta di figuracce politiche e denunce penali per diffamazione.
Dopo aver rivendicato meriti familiari per l’elezione di un presidente della Provincia di Centrodestra, e aver partecipato con una dose di voti dalle dimensioni condominiali all’elezione di un Sindaco di Centrosinistra, prima di lasciare la maggioranza e affidare tutto il suo “gruppo” all’ibrido renziano, Christian Francia si candida a Sindaco. Di Castelli. Perché - mi pare di aver capito - del borgo della ceramica sarebbero originari suoi parenti, condizione che ci libera dal rischio di vederlo “ghostizzato” con le mani nell’argilla alle spalle dell’amata consorte, la quale però - va detto ad onor di cronaca - ha per tutta la campagna elettorale “socialmente” postato foto e stati d’animo che ne rendessero più che evidente la distanza da Castelli.
Per quanto ibrida, come dicevo poche righe fa, Italia Viva non può appoggiare una candidatura dichiaratamente di Centrodestra. Quindi Christian corre da solo, con un programma del quale abbiamo scoperto solo la più demagogica delle proposte: la rinuncia allo stipendio da Sindaco. Che il Francia motiva, con accenti lirici: «In un paese in ginocchio come Castelli, prostrato e rassegnato dopo anni di inerzia amministrativa che hanno portato ad uno spopolamento patologico (-5% di residenti nel solo anno 2019), sento il dovere morale di rinunciare all'indennità che compete al sindaco, cioè 1.210 euro al mese, per circa 15.000 euro l'anno. Soldi che utilizzeremo per promuovere il paese, per chi è in difficoltà, per le priorità che sono tante, anzi troppe. Fare il sindaco è un onore, ma soprattutto un onere: occorre dimostrare a tutti che il primo cittadino si sacrifica prima degli altri e più degli altri, perché sta lì solo per amore del paese e il suo compenso è la stima e la riconoscenza dei castellani».
Quale afflato civico anima queste parole!
Quanto amore per la popolazione!
Un Sindaco disposto a lavorare a tempo pieno e non prendere nulla. Perché è di questo che stiamo parlando, vero Francia? Lei si metterà in aspettativa dalla Provincia (ente nel quale lavora) e non percepirà stipendio dal Comune, giusto? Perché se così non fosse, allora quel suo lirico proposito andrebbe rivisto. E corretto.
Perché non sfugga ai suoi elettori un dettaglio di “poco” conto, che merita di essere specificato. Lei - dicevo - è dipendente della Provincia, anzi in una famosa lettera si autoproclamò “il miglior dipendente della Provincia” (dichiarazione che temo abbia influito sulla decisione di sopprimere l’ente), quindi percepisce uno stipendio pubblico. Se decidesse di non rinunciarvi, avrebbe diritto a metà dell’indennità da Sindaco, ovvero 600 euro lordi… più o meno 400 euro al mese, che si cumulerebbero con il suo stipendio principale, con un aggravio di tasse. Quindi, a spanne, le resterebbero… quanti? 200 euro puliti? E per 200 euro serve tutta questa enfasi?
Ma basta coi conti degli spiccioli, parliamo di cose serie. Facciamo come si fa tra giornalista e candidato: io faccio le domande e lei risponde.
Candidato Francia, quante volte lei è stato condannato per diffamazione e su denuncia di chi?
Candidato Francia, quanto ha pagato o dovrà pagare in risarcimenti per quelle condanne?
Candidato Francia, che fine ha fatto il suo sito “Il Fatto teramano” che lei definiva il più seguito d’Abruzzo?
Candidato Francia, che fine hanno fatto tutti gli articoli che lei dedicava a esponenti della Politica quali Paolo Gatti e Paolo Tancredi? Dove se ne conserva la memoria storica?
Candidato Francia, può spiegare in dettaglio la sua esperienza da dirigente finanziario al Comune di Sant’Omero, e se corrisponde al vero che lei si sia trovato citato in un’azione della Corte dei Conti successiva alla dichiarazione di dissesto finanziario del Comune
Nella certezza che Ella non avrà, nei momenti ultimi e concitati di questa campagna, il tempo di poter rispondere alle mie domande, la lascio all’ormai imminente silenzio elettorale giornata nella quale, è mia profonda convinzione, gli elettori di Castelli, già provati da terremoto, nevicata, terremoto e nevicata insieme, dissesti e pandemie, potranno - come se non bastasse - riflettere sulla possibilità di avere anche lei quale Sindaco.
Adamo
la foglia di fico è una rubrica di satira politica e di politica satirica