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Sì, coi “musei strani” ho un conto aperto. Di quello del Gatto, aperto a Teramo e da quel che mi risulta, già ricco di un numero di visitatori pari a quello dei pretendenti della manzoniana Perpetua, ho scritto. E molto. Magnificandone l’inutilità. Ne ho criticata l’idea, la location e anche la collezione esposta. Continuo a considerarlo inutile. Anzi: uno spreco. Attenzione, però, a confonderlo anche idealmente con l’annunciato “Museo del Porcino” appena finanziato dalla Regione a Rocca Santa Maria, perché non c’entra nulla. È tutta un’altra cosa. Il “Museo del Porcino” è l’escamotage col quale il Comune si fa finanziare il recupero del rudere del Ceppo, per avviare poi un più articolato e completo progetto di rinascita di una delle aree potenzialmente più attrattive di tutto il nostro entroterra. Un progetto che prevede anche la rinascita della struttura alberghiera e del punto di ristoro, dove i porcini venivano immolati sull’altare del piacere gastronomico. Il museo del porcino non è uno spreco, ma il primo tassello di un tetris che può restituire il Ceppo al turismo e soprattutto ai teramani, che l’hanno sempre amato. Il problema semmai è che non bastano i soldi già stanziati… ne servono di più. Faccio una proposta: vendiamoci il museo del Gatto…

Adamo

 

 

La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica, di politica satirica e di satira politica