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ALBEROFALONERaffaele Falone non gode della mia simpatia. E’ noto. Non starò qui ad annoiarvi spiegandone i motivi (chi mi segue li conosce) ma il fatto che questa mia dichiarata antipatia possa servire, ad un consigliere comunale, anzi: due, quale spunto per invitarmi a scrivere contro il “suo” albero di Natale, quello donato alla città, mi indispone. E non poco. Sia perché il malcapitato consigliere, anzi: i due malcapitati consiglieri (uno di maggioranza e uno di opposizione) hanno frainteso il ruolo della stampa, o almeno di certa stampa (non a caso è scritto staccato), che non si presta al killeraggio; sia perché non hanno capito che tutto quello che scrivo, ma proprio tutto tutto, è sempre stato e sempre sarà solo farina del mio sacco.
Delle mie scelte.
Del mio sentire.
Della mia libertà.
Quella stessa libertà che mi permette di scrivere che l’albero di Falone mi piace. E tanto. Sarà che, in una parte di me, sopravvive intatta quella curiosità bambina che mi emoziona da sempre, quando le città si vestono a festa e, in casa, si comincia a fare l’albero. Ho sempre amato l’albero, mio fratello no, lui è più da presepe, anzi: ne fa uno ogni anno più grande e più bello, con un intenso lavoro anche di costruzione strutturale. E’ bello, bellissimo, ma a me piace l’albero. Da sempre. Perché è sotto l’albero che si sistemano i regali e, nel mio nirvana pagano, il regalo “è” Natale. Sì, lo so, ovviamente non ne trascuro il significato storico, religioso, né la connotazione economica che da sempre accompagna le Feste, ma per me senza regali non è Natale. E non conta il valore del regalo, la particolarità, l’originalità.
Conta il fatto che ci sia qualcosa da scartare.
Ma se non ci fosse l’albero, non sarebbe Natale. Però, questa è una lettura personale, che non spiega il fatto che mi piaccia, e tanto, anzi: tantissimo l’albero di Falone. In fondo, il mio l’ho fatto a casa, potrebbe bastarmi, no? Tanto più che - come suggerisce uno dei due consiglieri “istiganti” - quest’anno molti Comuni, in Italia e all’estero hanno rinunciato. Ad Aosta per esempio, non hanno fatto quello tecnologico che fanno ogni anno, e sembra che in ogni angolo del Mondo, qualcuno abbia voluto “dare un segno” in questo “anno del Covid”, non facendo l’albero. Quanto odio l’ipocrisia sdrucciola dell’apparire fine a sé stesso, il marketing fintobuonista del pentimento pandemico, l’esibizione anche un po’ volgare del risparmio del pubblico denaro, perché “questo è l’anno…”. E invece no, non accetto lezioni di civiltà su un albero, in un Paese nel quale essere cittadini di una provincia dell’estremo Nord significa avere anche cure dentistiche gratuite, mentre al Sud esistono zone nelle quali cercare un “Pronto Soccorso”, significa affidarsi alle scelte di una sanità mafiosa. Non tollero ipocrisie natalizie. in una regione nella quale qualcuno ha sbagliato a fare i conti sui vaccini per l’influenza. L’albero di Falone, al contrario, quest’anno ha un valore simbolico ancora più importante. E’ l’espressione di una normalità, che ci manca dall’inizio della Primavera e la nostra, semmai qualcuno se lo fosse dimenticato, era già una normalità mortificata dalla memoria recente dei terremoti, del nevone e dei terremoti col nevone. Quell’albero ci serve, e bene ha fatto Falone a sceglierlo grande, più grande di sempre, perché il regalo che dobbiamo affidargli è il nostro bisogno di “noia teramana”, quella “noia” avvolgente e familiare, tranquilla e cordiale, che tutti fingiamo di odiare, ma che fa tanto “casa nostra”. E mi piacerebbe che sì, proprio quest’anno, altri imprenditori copiassero Falone e, proprio quest’anno, donassero alla città altri alberi, in altre zone… penso ai condominii vuoti di Colleatterrato, alle scuole chiuse… un punto luce natalizio a spegnere il silenzio.
Ai due consiglieri comunali, che mi spingevano ad “attaccare” l’albero di Falone, rivolgo un invito: l’albero è lì, enorme ma ancora disadorno. Mancano le palle… datevi da fare per attaccarle, invece che romperle a me.

Adamo

 

 

La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica, di politica satirica e di satira politica