Eravamo cafoni, siamo diventati miserabili. Siamo passati dalla povertà abruzzese, impastata con le zolle marsicane, a quella degli ultimi nella Parigi degli imperatori. E non è distinzione da poco, perché i poveri della vicenda siloniana avevano nel cuore la speranza, l’orizzonte possibile dell’emancipazione. Avevano una speranza. Quelli dell’epopea victorhugiana, invece, no. Avevano conosciuto i “cittadini” della Rivoluzione, avevano visto Napoleone imperatore e poi la corona di un Luigi, ma per loro nulla era cambiato, condannati all’eterno destino dei marginali. Noi oggi siamo così. Miserabili senza speranza. Costretti addirittura a rincorrere la vana illusione di un obolo lucrato su un app... che non funziona. Già, non funziona. Perché ai miserabili questo riserva il destino, non solo la condanna a mendicare, ma anche l’impossibilità di farlo. Perché l’Italia che invoca “mes” e “recovery”, poi si perde nel click di una app. Così è successo con il bonus 600 euro dell’Inail, così è successo con l’app “Io”, quella del cashback (che poi perché bisogna chiamarla in inglese... non lo capisco) e così è successo coi “bug” (sempre inglese) dell’app immuni. E mentre tutto questo accade, la politica... quella “vera”, quella “alta” litiga su un’ordinanza (secondo me sacrosanta) di Marsilio o sulla decisione (ancora più sacrosanta) di D’Alberto di chiudere le scuole, invece di riaprirle per dieci giorni prima di richiuderle per Natale. Perché la politica, quella “vera”, quella “alta”, sa che in un momento come questo, mentre tutto è saltato, anche il senso primo della dignità della sopravvivenza, di questo c’è bisogno: di una diffida o di una lettera (tra l’altro ad altissimo tasso di felinità). E di un’app per le elemosine. Che non funziona.
Adamo
La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica, di politica satirica e di satira politica