“Secondo bar a destra, questo è il cammino
e poi dritto, fino al tombino
poi la puzza la senti da te
porta all’isola… che già c’è…”
Chiedo scusa a Bennato, ma la tentazione di appropriarmi di un classico della mia adolescenza, per cominciare questo articolo, è stata troppo forte. L’ho fatto per regalarmi (da solo) un sorriso, visto che, di qui in poi, vedrete, ci sarà pochissimo da ridere. Perché è raro, anche nelle squinternate iniziative delle amministrazioni comunali, trovarne una che abbia raccolto tante contestazioni. Anzi: più contestazioni che rifiuti, benché l’avessero pensata per fare proprio quello, raccogliere rifiuti. Adesso, i fatti: siamo in via Capuani, all’inizio, subito oltre il pilomat, appena dopo il Bar Calypso, poco prima dell’ingresso del Tigre. E’ qui che, con una lungimiranza degna di una rivoluzione epocale, l’assessorato di Martina Maranella e la TeAm hanno piazzato, non senza soddisfazione, la loro “isola ecologica”. L’idea era bella: consentire lo smaltimento dei rifiuti ad ogni ora del giorno e della notte. Questo avevamo pensato noi, e anche i residenti, non sapendo che quell’isola non è per tutti, no. In realtà - e qui sta la “straordinaria” pensata del Comune e della Teramo Ambiente - quell’isola non ha niente a che vedere col porta a porta, perché possono utilizzarla per conferire i rifiuti solo gli esercizi commerciali del settore food, anche se, per avere la licenza, quegli stessi esercizi per legge dovrebbero munire i loro stessi locali di spazi appositi dove conferire i rifiuti.
E fin qui, penserà a questo punto il mio lettore, non è un gran problema, perché almeno risolve i problemi di smaltimento dei bar, che producono una gran quantità di rifiuti, tra vetro plastica etc.
E invece no.
Il problema c’è, eccome.
E non è neanche piccolo, se contro quell’isola è stato già presentato un esposto alla Procura della Repubblica; è stata inviata al Comune una petizione con 30 firme ed è stato presentato un ricorso al Tar da parte dell’immobiliare proprietaria del palazzo che ospita il Tigre e le Generali.
I motivi?
Ve li riassumo.
- inadeguatezza della struttura al posto in cui è collocata, sia per dimensioni che per vicinanza a palazzi di interesse storico-artistico
- violazione delle norme sulla distanza minima legale tra fabbricati e sul divieto di oscurare le vedute altrui, anche parzialmente: trattandosi di struttura inamovibile, infatti, può essere paragonata ad un immobile dal punto di vista anche urbanistico
- violazione delle norme che tutelano l’igiene e la salute pubblica, poiché l’erroneo conferimento dei rifiuti, dovuto anche in parte alla struttura stessa dell’isola ecologica che ha delle bocchette molto piccole, genera un ‘parcheggio’ delle buste della spazzatura in mezzo alla strada o ai lati, attirando topi, insetti, depositando vetri rotti (come si vede anche dalle foto) e altro..
- violazione delle norme del regolamento comunale sui rifiuti urbani, che vieta l’apposizione di isole ecologiche in prossimità di ingressi.
E non solo.
La stessa immobiliare, si è riservata la possibilità di chiedere anche il risarcimento danni qualora uno degli affittuari (Tigre e Banca Generali) dovesse recedere dal contratto per via delle esalazioni e del degrado causato dalla struttura.
Cantate insieme a me
"Secondo bar a destra, questo è il cammino
e poi dritto, fino al tombino
poi la puzza la senti da te
porta all’isola… che già c’è…”
ADAMO
La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica e di satira politica