“Andate a fare in culo”. Sta diventando una moda, nel raffinato universo del calcio teramano, mandare a fare in culo chi fa informazione. Lo ha fatto, coi gesti e non con le parole, un presidente-editore, ostacolando la ripresa di una partita. Lo ha fatto, anche il direttore generale del Teramo Calcio, nuovo corso, tale Massimo Chierchia, che in un post su facebook ha elegantemente sintetizzato la recente vicenda giudiziaria che ha visto protagonisti i fratelli Ciaccia e tutto l’universo delle società loro collegate.
Scrive il Chierchia
«Ho vissuto la settimana più brutta della mia vita ma sempre con la consapevolezza di non aver fatto niente.
E così è stato tutto rigettato!!!
Grazie alla mia famiglia e a tutte le persone che anche con un semplice messaggio mi sono state vicino.
Gli altri stampa e personaggi vari ora passate al prossimo argomento!!!!
Però una cosa fatela dire pure a me andate a fare in culo ....senza rancore»
Grande stile. Grande classe. Grande coraggio, soprattutto.. perché è facile mandare a fare in culo i giornalisti, quando non hanno alcuna colpa, se non quella di aver fatto il loro lavoro.
Anzi: il loro dovere. Logica vorrebbe, ma mi rendo conto che “il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare”, una vittima del sistema giudiziario, quale il Chierchia sembra voler apparire, se la prendesse con il procuratore che ha firmato i provvedimenti e, magari, con la Finanza che li ha eseguiti.
Non chi ha solo raccontato la verità.
E’ quello che ha fatto, con diverso stile, il presidente Davide Ciaccia, parlando, quasi sfogandosi, di “cose che non dovrebbero succedere in un Paese democratico”. Lui, che è stato addirittura portato in carcere, alza il tiro della polemica e investe la struttura democratica stessa del Paese.
E fa bene.
Democrazia è anche poter discutere della democrazia.
E’ anche poter chiedere, anzi: pretendere che un Paese abbia gli anticorpi per proteggersi dagli errori. Anche quando sbagliano i magistrati, se sbagliano.
Invece, no: il Chierchia a fare in culo ci manda noi. I giornalisti.
Perché abbiamo raccontato dei provvedimenti di fermo con trasferimento in carcere. Ed erano la verità.
Perché abbiamo raccontato nel dettaglio di tutte le accuse. Ed erano la verità.
Perché abbiamo raccontato anche delle mancate convalide. Ed erano la verità.
Perché abbiamo raccontato dei dissequestri. Ed erano la verità.
Però, ci meritiamo, nella logica del Chierchia, di andare a fare in culo.
Certo, chissà se avrà intuito, lo stesso Chierchia, che con quell’invito generalizzato ha coinvolto anche chi, in città, prima di essere destinatario del vaffa, un culo ha cercato di leccarlo per lucrare qualche ritaglio di considerazione.
Ovviamente, gentilissimo signor Chierchia, non se ne avrà a male se, almeno per quel che ci riguarda, non andremo a fare in culo, ma resteremo al nostro posto. A fare il nostro lavoro.
Raccontando la verità. Sempre.
Che le sia gradita o meno.
La saluto con una citazione: noi giornalisti c’eravamo prima di lei, ci siamo durante e ci saremo anche dopo.
ADAMO
La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica, di satira politica e di politica satirica