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TrenoneveContinuo a leggere e rileggere l’idea progettuale. E continuo a non comprenderla. Quella del treno verde, che dovrebbe collegare Teramo a L’Aquila e a Roma. Passando lassù sulle montagne… tra boschi e valli in fior, suggerisce la rima canora. Un treno verde del Gran Sasso. Una sorta di A24 su rotaia, che dovrebbe consentirci di salire alla stazione di Teramo, sfiorare - immagino - quella di Montorio, poi Pietracamela e poi su, tra i boschi e le valli in fior di cui sopra, prima di trovare un passaggio tra le rocce per arrivare magari a Campo Imperatore, e poi Assergi, L’Aquila e via, fino a Roma Termini.

Con un treno.

Ad idrogeno.

No, non è il sogno fantascientifico per la Teramo del quarto o quinto millennio, ma una precisa idea politica, supportata dal Pd provinciale e inserita dal consigliere Dino Pepe tra quelle del Pnrr.

Il treno Teramo - L’Aquila.

Un giocattolino che costerebbe miliardi.

Una ferrovia che dovrebbe attraversare i territori di un Parco che, solo pochi giorni fa, si è opposto alla trasformazione in “rotabile” di una mulattiera di pochi chilometri, figuriamoci come accoglierebbe i binari sulle rocce.

Mi ricorda l'osceno progetto portato avanti, anni fa, dall'allora consigliere provinciale Topitti, che voleva allungare la ferrovia a Teramo, dalla Stazione al Centro storico, probabilmente sventrando la scuola D'Alessandro, costruendo un ponte ferroviario a raddoppio di ponte San Ferdinando, spostando il Tribunale...e costruendo una nuova stazione...

Credo che anche grazie a quella proposta, si sia deciso di accorciarla la ferrovia, non di allungarla.

E poi, tornando al treno verde,  in un’area montana che non riesce a tenere aperta una cabinovia, che non riesce a rendere comode le strade di accesso, che non riesce a programmare uno sviluppo turistico vero, supportando con azioni concrete il lavoro  dei pochi, coraggiosi imprenditori che investono, davvero la priorità è un treno?

Ad idrogeno?

Da Teramo a L’Aquila?

Non altri impianti di risalita, non magari altre piste, non una migliorata ricettività, non un potenziamento delle possibilità offerte dal Parco… ma un treno.

Che ci permetta di fare su un vagone, quello che in mezz’ora si fa in macchina.

Un treno che faccia quello che, in una logica di vero sviluppo, dovrebbero fare impianti a fune, collegando magari i due versanti del Gran Sasso. 

E poi, è davvero per questo che arrivano i soldi del Pnrr?

Perché così, a spanne, visti i costi (e il rapporto costi - benefici) questo più che un treno verde, è un treno che rischierebbe di lasciarci …al verde. 

ADAMO