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MelozzitristeSi spengono le luci. Gli artisti se ne vanno. La musica è finita. I fiori appassiscono. Le giacche improbabili sono già in valigia. Com’è triste, Sanremo, soltanto un anno dopo..

La dura legge del palcoscenico ha imposto la sua regola amara. Così, dove solo un anno fa c’era la gioia, la gloria, l’allegria, la pioggia coriandolosa dorata, oggi c’è tristezza, silenzio, il vuoto orizzonte della sconfitta.

Una sconfitta pesantissima.

Una Waterloo musicale.e

Un tracollo epocale, quello di Enrico Melozzi.

Lo dicono i fatti: se un anno fa, avendo diretto l’orchestra dei primi classificati, si definiva vincitore, quest’anno, avendo diretto l’orchestra di tre degli ultimi cinque classificati, tra i quali penultimo e terzultimo ..va da sé…

E non solo, perché l’ingrato destino sembra essersi accanito contro il teramano, visto che ha condannato alle ultimissime posizioni tutti i cantanti che si sono affidati a Melozzi.

Per essere più chiari: su 25 cantanti in gara, i melozziani sono arrivati  20esimo (Highsnob e Hu), 23esimo (Giusy Ferreri) e 24esimo (Ana Mena).

Un tracollo.

Clamoroso.

Epocale.

Certo, per onestà devo dire che se un anno fa considerai Melozzi “non vincitore”, quest’anno devo per correttezza considerarlo “non perdente”. Così farò: se nella mia considerazione il direttore d’orchestra non vince, non può neanche perdere.

Ma siccome lui, che si fece fotografare col trofeo in mano, ringrazió tutti come fanno solo i vincitori, per par condicio quest’anno si deve ringraziare per la sconfitta. 

Dubito che lo faccia lui, quindi lo farò io, prima che mi faccia diffidare da un altro avvocato, per cercare di impedirmi di scrivere di lui.

Dedico questa sua sconfitta a quelli che hanno votato per tutti gli altri, a chi considera l’arte uno strumento di cultura e artista chi la diffonde senza insultare, a chi crede che il fare sia più importante dell’ apparire, a chi non si considera più importante di quello che fa, a chi sa che Mozart era un genio e sa di non esserlo, a chi sa metterci la faccia e non si nasconde dietro un nick, a chi vive di musica con competente eleganza come Maurizio Cocciolito o con sobrio rispetto come Paolo Di Sabatino, a Elena D’Amario e Leonardo De Amicis perché con loro a Sanremo c’era la versione d’Abruzzo che mi piace e, per finire, a Gianluca Ginoble perché - lui sì - il Festival l’ha vinto davvero. 

ADAMO

 

La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica, di satira politica e di politica satirica