Vi faccio una domanda. Seria.
Se una persona venisse a casa vostra e vi dicesse: «Posso investire su casa tua 10mila euro, rifacendo completamente l’impianto elettrico e quello di riscaldamento, eliminando tutte le dispersioni energetiche?»
Il primo dubbio che offrireste, per tutta risposta, sarebbe: io ci metto la casa e ci guadagno l’efficientamento, ma tu che investi che ci guadagni?
Vi risponderebbe: «Io mi prendo il risparmio… per essere più chiari: per un tot di tempo, tu contini a pagare le stesse bollette, ma siccome in realtà stai spendendo meno, il risparmio finanzia il mio investimento, poi dopo quel tot di tempo, tutto diventa tuo e ti ritrovi con una casa efficientata e bollette più basse».
Chiunque, credo, risponderebbe sì.
E di corsa.
E con entusiasmo.
Invece, se quella casa è il Ruzzo, l’investimento non è di 10mila euro ma 4milioni e mezzo… la risposta è stata no.
No agli impianti nuovi.
No al risparmio.
No a tutto.
Perché l’Ersi, l’Ente Regionale Servizio Idrico, ha detto no.
No agli impianti nuovi.
No al risparmio.
E adesso, vi racconto la storia.
Siamo nel 2017 quando un’azienda romagnola, specializzata in progetti di efficientamento e che ha già realizzato circa 100 interventi tra Italia ed Europa, propone al Ruzzo un project financing, che mira proprio al miglioramento degli impianti.
Nello specifico, il progetto prevede:
1) Nessun impatto finanziario sul Ruzzo, ma anzi, considerando tutti i costi, un vantaggio immediato ogni anno per un valore che, a detta della stessa Ruzzo, arriva fino a poco meno di 5 milioni di euro nel ciclo di vita dei nuovi impianti.
2) per mezzo del meccanismo di adeguamento automatico delle tariffe, una riduzione delle stesse per almeno duecentomila euro ogni anno, a beneficio esclusivo dei cittadini.
3) il rischio tecnologico è totalmente a carico del privato, che garantisce, con penali, un risparmio maggiore al canone di servizio.
4) una riduzione dell'impatto ambientale dei depuratori che, considerando solo il minor fabbisogno energetico, ammonta al 30%.
5) sei nuove centrifughe - essiccatori di fanghi da depurazione, permettendo una riduzione dell'inquinamento e dei costi di smaltimento, oltre ad una maggiore capacità, soprattutto per gli impianti litoranei, di smaltire il carico estivo dovuto all'affluenza turistica.
6) una piattaforma di controllo smart del processo di depurazione, rendendo per il Ruzzo molto più semplice la gestione dei depuratori in modo digitale, e non in presenza o tramite trasferte su tutto il territorio di competenza.
7) concessione di 15 anni, poi tutti gli impianti rimarranno in uso al Ruzzo, con un residuo ciclo di vita di almeno altri dieci anni , ma di certo superiore, basti pensare che le centrifughe attuali, garantite per 25 anni, sono in funzione da quasi quaranta anni.
Al Ruzzo, il progetto piace. E infatti, comincia l’iter.
Due diligence e formulazione della proposta dopo diverse revisioni, poi nel 2019 c'è stata la nomina della società a promotore, secondo legge. Dopo diverse, ulteriori, revisioni degli interventi e del piano economico finanziario a fine 2020 si è svolta la gara
Ad inizio 2021 c'è stata l’aggiudicazione ad un’Ati, un’associazione temporanea di imprese, pronta a cominciare i lavori.
Tutti questi passaggi sono stati comunicati all'Ersi che non ha sollevato obiezioni.
Mancava l’ultimo passo, la forma del contratto.
Ed è a questo punto che è arrivato il formale parere negativo di Ersi, che doveva esprimere il proprio parere e che, fino ad allora, pur avendo avuto documentazione passo per passo di tutto il project, non aveva sollevato alcuna contestazione.
Invece, l’undici giugno del 2021 avanza tutta una serie di richieste “ora per allora”, cioè relative a tutto l’iter del project. Dall’inizio alla firma. Contestando di fatto la compatibilità del project con il divieto di sub affidamento del servizio a terzi. Sette giorni dopo, la Ruzzo Reti risponde, manifestando all’Ente Regionale il proprio disappunto sulla modalità di “controllo” attuata, giacchè tardiva e tale da compromettere il buon esito della procedura con conseguenze sia a carico dell’Ente Gestore (Ruzzo Reti S.p.a.) che ripercussioni in capo all’Ente di controllo (ERSI).
L’Ersi, prende atto delle “rimostranze” della Ruzzo Reti S.p.a.. ma replica che “il parere vincolante ed obbligatorio di questo Ente è da ritenersi sospeso fino al completamento delle repliche e chiarimenti forniti da codesto Gestore” ed anche che “nel caso in cui i responsabili dovessero procedere alla firma della Convenzione in carenza del parere di questo Ente se ne assumeranno la piena ed esclusiva responsabilità, tecnica, amministrativa e contabile”.
A quel punto, la Ruzzo Reti continua a fornire chiarimenti, ma l’Ersi continua ad esprimere giudizio negativo sulla conclusione del “project”.
Siamo quasi alla fine dell’anno 2021, quando la Ruzzo Reti, fornendo altri dati, dimostra all’ERSI la piena fattibilità del progetto di “efficientamento” e chiede il riesame del parere negativo.
L’Ente di controllo non accoglie e l’Ati, che aveva vinto la gara e aspettava solo la firma del contratto, decide di ricorrere al Tar.
L’udienza è fissata per il 9 marzo 2022.
Tra 19 giorni.
Io non so chi abbia ragione. Sarà il giudice, a doverlo stabilire. Quello che so, però, è che questa vicenda, così come l’abbiamo letta sugli atti giudiziari, risulta a tratti incomprensibile. O forse no. Perché solo nel faldone dell’incomprensibilità può essere catalogato il fatto che, davanti ad un progetto che: fa risparmiare, protegge l’ambiente e rinnova costosi impianti senza spendere un euro, si scelga di dire no. A meno che, le ragioni non siano altre.
Diverse.
Lontane, dalle logiche.
Lo scrive il Ruzzo, nella memoria al Tar: “…gli eventi rappresentati devono analizzarsi come logico corollario di quelli che hanno caratterizzato i rapporti tra la Ruzzo Reti S.p.a. e l’Ersi”.
Eccola, la verità sottintesa.
I “…rapporti tra la Ruzzo Reti S.p.a. e l’Ersi”.
Ovvero, la vera e propria guerra che l’Ente Regionale, con un fare che a mio avviso a tratti va ben oltre i limiti del rapporto tra società, sfiorando atteggiamenti da meschinerie pre-scolari, ha dichiarato alla Società di via Dati. Ricordo qui, con questo link, l’invito che il presidente dell’Ersi, Nunzio Merolli, rivolse ai sindaci, chiedendo “…di avviare il percorso per il nuovo affidamento del Servizio di gestione di tutto il ciclo idrico…”, perché “…il Ricorso al TAR con cui Ruzzo Reti ha impugnato un parere di controllo analogo dell’Ersi, rischia di minare il rapporto di fiducia che deve sussistere tra concedente e concessionario…”.
Logico, no?
Se tu, che gestisci un bene pubblico, credi che l’ente che ti controlla abbia fatto un errore, e per questo ti rivolgi ad un tribunale della Repubblica, allora io cerco di toglierti il bene che gestisci.
Non è neanche: il pallone è mio e me lo riprendo, così tu non ci giochi più.
E’ peggio.
Molto peggio.
E’: tu hai fatto la spia alla maestra, allora mo’ stiamo litigati e mi riprendo i pennarelli. E non ti faccio usare i giocattoli miei.
E non me ne frega niente, che tu volevi migliorarli con quattro milioni e mezzo di euro.
ADAMO