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Adamoparola

Dov’eravate, voi difensori della libertà di espressione, nel 2007?

Voi che oggi, a Teramo, vi indignate per la censura Rai ad un docente “putiniano”, dov’eravate nel 2007?

Voi che, nel minuscolo recinto di un post social, rivendicate il diritto delle opinioni, dove eravate nel 2007?

Voi, sì proprio voi… che oggi criticate la “censura” della Luiss ad Orsini, e della Bicocca al corso di Paolo Nori su Dostoevskij, per doverosa riaffermazione dell’idea dell’università quale garante della libertà del confronto.

Dove eravate, nel 2007?

Per la precisione, dove eravate il 18 maggio del 2007.

Nel giorno in cui solo io, dalle pagine di un quotidiano, che sotto la mia direzione (perdonate l’immodestia) fu irripetibile e irripetuta bandiera di giornalismo e di libertà, contestavo la decisione assunta dall’allora rettore dell’UniTe, Mattioli, di chiudere l’Ateneo, per impedire che si tenesse una conferenza, alla quale avrebbe dovuto partecipare il negazionista francese Robert Faurisson. 

Non difesi Faurisson, ovviamente.

Non si possono difendere, le tesi di chi nega l’Olocausto, o le camere a gas, ma non si può avere paura delle parole.

Alle parole, si risponde con le parole.

Alle strampalate e inaccettabili tesi di un professore, si risponde con la verità storica degli altri professori.

Non si chiude un’università.

Mai.

Non si spengono le parole, di nessuno, né se sono quelle  di un negazionista, né se sono quelle di un corso su Dostoevskij.

Le parole sono parole.

E si combattono con le parole, non con un cancello chiuso.

Dov’eravate, voi paladini del confronto, in quelle ore?

Mi ricordo di voi.

Anche di quelli che, oggi, si riscoprono “paladini della libertà” a beneficio delle platea facebook.

Mi ricordo, del vostro silenzio nel 2007.

Il Rettore Mattioli, all’epoca, disse 

“…questa è l’unica soluzione per prevenire situazioni a rischio per i nostri studenti e per il personale”.

Quindici anni dopo, sono ancora convinto che la peggiore “…situazione a rischio…” che uno studente possa affrontare, sia quella di trovare la sua università chiusa, per spegnere le parole di qualcuno che ha un’idea diversa.
Quel giorno, 350 docenti universitari di tutta Italia firmarono un appello contro Faurisson.

E “giustizia” fu.

A Teramo, si negó la parola ad un negazionista.

Io mi ricordo dov'ero.

Voi, dove eravate?

ADAMO