Allora, sgombriamo subito il campo da due diffuse certezze, che certezze non devono essere.
La prima: lo Stato non ci vuole bene.
La seconda: il Comune di Teramo non chiede fondi pubblici.
Sono false.
Ma proprio falsissime.
E ne ho le prove.
Ho i documenti.
Le carte.
E sono le carte dell'assegnazione ai Comuni dei contributi, nel triennio 2020-2022, per investimenti destinati ad opere pubbliche, in materia di EFFICIENTAMENO ENERGETICO (compresa l’illuminazione pubblica, come pure l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili); SVILUPPO SOSTENIBILE (tipo mobilità sostenibile, messa in sicurezza di scuole, e abbattimento delle barriere architettoniche).
E queste carte dimostrano quello che scrivevo all’inizio, e cioè che lo Stato ci vuole bene, perché stanzia 500 milioni l’anno per questi progetti.
500 milioni.
Tanti soldi.
E il Comune di Teramo - reggetevi perché qui smentiamo la seconda certezza - li ha chiesti.
Sì, ha presentato la sua bella richiesta.
Per 510 mila euro.
Il massimo possibile, visto che i Comuni con popolazione tra i 50mila e i 100 mila abitanti, non potevano chiedere più di 170 mila euro l’anno.
Quindi, in tre anni… 510 mila euro.
E allora, che senso ha questo articolo?
Se non c’è niente da criticare, se non c’è qualche magagna da denunciare, se non c’è qualche scandalo da svelare …perché l’ho scritto, e perché lo state leggendo?
Perché è arrivata una lettera.
In Comune.
Una lettera di cinque pagine, su carta intestata della Direzione centrale della Finanza Locale, del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno.
Roba seria.
Che diventa serissima, quando si va a leggere all’oggetto della lettera: “Comunicazione di Avvio del Procedimento Amministrativo per la revoca del finanziamento…”.
Ecco a che serve questo articolo.
A raccontarvi di un’occasione perduta.
Il Ministero, infatti, ha effettuato un monitoraggio di tutte le amministrazioni che hanno presentato domanda di contributo, scoprendo che al capitolo relativo al Comune di Teramo, non c’è “nessuna opera classificata sulla Banca Dati dell’Amministrazione Pubblica ai fini del contributo”.
Niente.
Nessuna opera.
Neanche una piccolina, che ne so: uno scivolo al posto di tre gradini, un lampioncino solare, un’ape car elettrica… niente.
Nessuna opera.
Mi verrebbe da chiedere perché… o per colpa di chi… ma temo che non servirebbe.
Mi darebbero qualche spiegazione rimediata, articolando in burocratese.
Non mi serve.
Mi ha già spiegato tutto il Ministero, abbiamo chiesto 510 mila euro, ma c’è sfuggito un piccolo dettaglio: spiegare come li avremmo spesi.
E il Ministero li rivuole.
Adesso, il Comune avrà quindici giorni per presentare “motivate controdeduzioni corredate di idonea documentazione”, oppure, passati altri quindici giorni, quei 510mila euro saranno persi.
Per sempre.
Il conto alla rovescia è già cominciato, quando finirà il Ministero rovescerà i conti.
E Teramo avrà 510mila euro in meno e una brutta figura in più.
ADAMO