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Adoro i dehors.
So’ chic vero?
Ho cercato di darmi un tono, una spolverata di eleganza, un tocco di raffinatezza, assaporando con la memoria l’eco lontana di un bistrot parigino, o di un caffè del Cairo, se non magari di quel piccolo locale affacciato sui Sassi di Matera.
Suggestioni lontane.
Rimembranze di emozioni vissute.
Quanta classe, dite la verità…
E’ che, in realtà, non serve alcuna memoria di viaggio, per raccontare quello che voglio raccontarvi oggi, perché non è il taccuino dello scrittore, né il moleskine del giornalista, quello che racconta questa storia, ma il blocchetto della multe della Polizia Locale di Teramo.
E, in particolare, la raccontano 50 fogli di quel blocchetto.
Ma andiamo per ordine, cominciando dall’inizio.
L’inizio è il Covid.
Che chiude i bar.
E svuota i dehors.
Mesi di prigionia da virus, di arresti domiciliari pandemici.
Poi, la riapertura.
E quando si riapre, c’è da leccarsi le ferite e trovare soluzioni, per dare - giustamente - ai locali la possibilità di rifarsi del tempo (e dei soldi) perduti.
E qui, entra in scena Filipponi, l’assessore al Commercio.
Che, non solo ha adottato la possibilità della concessione gratuita degli spazi pubblici per bar, ristoranti, pizzerie, enoteche e birrerie, ma ha anche deciso di aumentare i metri quadrati a disposizione delle attività di somministrazione.
Insomma, per ripartire: più tavolini e meno tasse.
Una scelta, che ha trasformato alcune aree della città in vere e proprie distese di sedie e tavolini.
Anche eccessive, a volte.
Spesso eccessive, diciamocelo.
Però, non ne faccio una questione di bellezza, perché se servivano… servivano.
Ne faccio una questione legale.
Perché il presupposto fondamentale, di quella “concessione gratuita con allargamento”, è che alla base ci fosse una concessione “legale”.
Mi spiego meglio: se hai un bar e hai diritto a mettere tre tavolini, hai chiesto l’autorizzazione per quei tre tavolini, hai pagato le tasse per quei tre tavolini e poi… arriva il Covid e quei tre tavolini te li toglie… è giusto che quando riapri, tu abbia il diritto di metterne trenta e non pagare il suolo pubblico.
Se, invece, hai messo tre tavolini e non potevi, e te ne sei fregato di presentare domande, chiedere autorizzazioni e pagare le tasse… quando finisce il Covid, quei tre tavolini dovrebbero farteli togliere di autorità, non consentirti di metterne trenta.
Perché il Covid non estingue l’illecito.
Almeno, non dovrebbe.
A Teramo, sì.
A Teramo, in almeno 50, dico 50, lo scrivo anche a lettere: cinquanta casi, è successo proprio questo.
Che chi non aveva diritti, anzi, era in palese violazione delle regole, si è preso altro spazio.
Ed è stato multato.
Però, quei tavolini sono ancora lì.
Perché?
Lo chiedo all’assessore Filipponi - che tanto non mi risponderà, perché credo sia convinto che esistano tre tipi di giornalisti: quelli che sollevano questioni documentate (quorum ego), quelli che reggono un compiacente microfono e quelli che aspettano la velina nel week end… con le ultime due categorie, ovviamente, dialoga con piacere.
Con me, no.
La quale condizione, come immaginerete, provoca in me un incontenibile sconforto.
Tanto da spingermi a bere.
Però, non vorrei farlo in un bar “abusivo”.
Assessore, potrebbe dirmi almeno quali siano i dehors in regola e, già che c’è, perché i 50 multati non abbiano subìto la “sanzione accessoria” della rimozione delle sedie e dei tavoli illegali?
Sa, j’adore le dehors… ma non le ladron

ADAMO

 

La foglia di fico è una rubrica di satira, di politica, di satira politica e di politica satirica