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Devo chiedere scusa.

Lo devo e lo voglio fare.
Ieri sera c’è stata la prima serata di Extramuros. Piazza Sant'Anna piena, gente interessata, ma costretta a subire una soporifera conversazione con una teramana extramuros che restaura film poi, a seguire, il primo dei quattro musical rock Anni '70 sulla guerra. E che cosa leghi "Hair" ad una manifestazione che «nasce per “aprire” metaforicamente le porte della città di Teramo a chi vi ha vissuto e sta facendo esperienze importanti altrove e a chi vuole “uscire” e cerca un’ispirazione» proprio non riesco a capirlo.

Così come non riesco a capire perché Pina Manente, che continua a presenziare con minutaggi altissimi, riveli sul palco «Abbiamo scelto Roberta...» riferendosi alla pur ottima Melasecca che invece, stando alla delibera da 40mila euro del contributo comunale, è la proponente del progetto.

Vabbè, resta una delle tantissime domande senza risposta.

Torniamo all'inizio.

Perché io devo chiedere scusa.

Lo devo e lo voglio fare.
Perché nel racconto delle tante, ancora non chiarite, incongruenze che ho riscontrato e segnalato, sulla genesi di questa manifestazione, m’è sfuggito un dettaglio, affatto marginale, che invece avrebbe meritato ben altra considerazione.
E ben altra visibilità.
Ho raccontato, nei miei articoli precedenti, tutto il complesso percorso della “compartecipazione”, ovvero il fatto che il Comune metta 40 mila euro perché la Blowart (l’associazione culturale privata che ha trasformato in progetto l’idea, coltivata per tre anni dal consigliere Pilotti) ne garantiva altrettanti.
Ecco, quegli altrettanti vengono da una ditta che all’inizio non ne sapeva niente, poi quando ha saputo ha smentito, poi - in virtù di una donazione della madre del titolare - adesso sembra che sappia e sponsorizzi.
Non starò a ripetere che la donazione sembrerebbe avvenuta (se è avvenuta) solo a sponsorizzazione annunciata, ma di fatto ancora inesistente, perché l’ho già detto e non vi sarà difficile ritrovare in questa pagina i miei articoli precedenti, sulle domande dei quali aspetto ancora tutte le risposte.
Perché non è della sponsorizzazione che voglio scrivere oggi.
Ma di chi la rende possibile.
Cioè Antonella Di Pancrazio, madre del titolare della EdilItaly.
Voglio scrivere della donna che mi ha telefonato per dirmi di voler versare, di tasca propria, 40mila euro a beneficio della cultura cittadina.
Voglio conoscere e farvi conoscere questa signora teramana, fino ad oggi sconosciuta ai più (quorum ego), che decide di farsi mecenate di un’intrapresa nuova ed eccitante come Extramuros (che, io però ancora non ho ancora capito cosa sia).
Ecco, questa donna, questa Peggy Guggenheim d’Interamnia, questa benefattrice delle arti, deve essere celebrata e pubblicamente ringraziata.
E invito il Sindaco, che in conferenza stampa ebbe modo di sottolineare quanto il Comune di Teramo abbia creduto in questa Extramuros, a conferire alla signora Antonella Di Pancrazio una pubblica onorificenza, magari una pergamena di ringraziamento, oppure una targa celebrativa.
Anzi: un busto ai Tigli.
Se lo merita.

Invece, ieri sera... neanche una menzione, una citazione, una pubblica lode. Eppure, in conferenza stampa l'assessore Core l'aveva ringraziata, invece ieri sera niente.

Si fa carico di metà dei costi della manifestazione... e neanche  una citazione?

Non è giusto.

Va ringraziata.

Se lo merita.
Non è da tutti, in un momento economicamente così difficile, contribuire al benessere culturale dei propri concittadini, versando quarantamila euro.
Bisogna testimoniarle la nostra gratitudine.

Ci vuole un busto ai Tigli.
E siccome voglio partecipare, ho buttato giù qualche appunto a beneficio del Sindaco, per facilitargli la preparazione del discorso di ringraziamento.
Maria Antonietta Di Pancrazio, ma lei preferisce farsi chiamare Antonella, nasce a Teramo l’8 aprile del… vabbè, l’anno non si dice… so’ cavaliere. La rete la cita come psicologa del lavoro e dell'organizzazione aziendale, anche se io - probabilmente per mia incapacità - non l’ho trovata negli elenchi dell’albo degli psicologi, ma potrebbe esserlo senza esercitare.
Il mio racconto pubblico, non volendo andare troppo indietro nel tempo, comincia nel 2020, quando la troviamo candidata al Comune di Macerata, nella lista del Pd a sostegno del candidato Sindaco Narciso Ricotta, che viene però sconfitto al primo turno, consegnando il Comune al Centrodestra dopo 25 anni. La candidata Di Pancrazio, immagino, ce la mise tutta, anche se riportò un solo voto di preferenza.

Però, quelle elezioni sono importanti, nel nostro percorso di conoscenza della nuova benefattrice delle arti teramane, perché il Comune di Macerata, in ossequio alla trasparenza, pubblica on line tutti i certificati del casellario giudiziale dei candidati, permettendoci di scoprire, visto che quel certificato è tutt'ora on line (QUI) che la compartecipatrice alle spese di Extramuros, nel 2017 è stata riconosciuta responsabile di “insolvenza fraudolenta” dal Tribunale di Teramo, con sentenza passata in giudicato nel 2018.
Non so se all’epoca il legale della signora fosse Luca Pilotti, ovvero lo stesso avvocato (nonché consigliere comunale ideatore di Extramuros) che la starebbe attualmente rappresentando… a proposito, ma questo non è un potenziale conflitto d’interessi, nella vicenda di Extramuros? E tanto che ci siamo, quando Pilotti deciderà di rispondermi sul percorso che ha portato la sua idea, cullata per tre anni, a diventare il progetto di un’associazione privata, realizzato da una proponente che è stata "scelta",  potrebbe anche spiegarmi perché avrebbe firmato di suo pugno un preventivo per il service, in un centro specializzato di Piano Solare,  benché quel preventivo fosse intestato alla Blowart? Anche questo, così a spanne, a me sembra proprio un conflitto di interessi.

Resto in attesa delle risposte, e torno alla benefattrice.
Dopo la mancata elezione in Comune, lascia Macerata e torna a Teramo, dove l’8 aprile del 2021, nel giorno del suo compleanno, si regala… un ristorante. E mi rende felice scoprirla amante, oltre che della cultura, anche del buon mangiare. Mi piacerebbe anche poter raccontare quanto buoni siano i piatti di quel suo locale, ma per quanti sforzi abbia fatto, io il ristorante “Ma come ce pensi…” in via dei Mille 63, a Teramo, non l’ho trovato. Benché, dalla visura, risulti avere tre dipendenti.
Non c’è. Non esiste.
In via dei Mille 63 c’è una porta a vetri chiusa da tantissimo tempo.

In realtà, nei progetti della signora, i ristoranti dovevano essere due, uno a Giulianova e uno a Teramo, prima di “aprire” il quale aveva anche trattato l’acquisto del Bistrot Carducci, senza poi concretizzarlo al momento della firma.
Nell’attesa di sapere quando si accenderanno i fornelli (ma ci sarà da aspettare, perché dopo sei mesi di assunzione, senza lavorare e senza stipendio, la cuoca Stefania ha litigato e se ne è andata), scopriamo che la signora Antonella Di Pancrazio decide di “ricominciare da capo” nella sua città (lo scrive lei stessa su Instagram) e, il 18 ottobre 2021, inaugura una nuova impresa, in via Badia.
Nelle more dell’apertura di questa struttura, la benefattrice delle arti teramane racconta ai collaboratori di avere anche un altro progetto, essendo stretta collaboratrice di un grandissimo nome della moda, una delle grandi firme del distretto delle scarpe di Civitanova, Cesare Paciotti, con il quale avrebbe voluto avviare una nuova attività, un negozio di moda per bambini. Intanto, però, inaugura “Kaloenergon”, così si chiama il centro di via Badia, e all’inaugurazione, con tanto di foto ricordo, interviene anche il Sindaco D’Alberto.
Ma cos’è “Kalonenergon”? «In questo studio, tutti avranno la possibilità di vedere i loro diritti di lavoratori e cittadini salvaguardati, senza distinzione di sorta. "Nessuno resterà indietro" questa è la parola d'ordine che governerà gli sforzi comuni - scrive la neo mecenate su Instagram - Chi non potrà permettersi di essere supportato troverà ascolto e assistenza Legale senza aggravio di spese. Salvaguardare la fascia più debole è la nostra priorità. Sono le idee che hanno accompagnato la mia vita».
Un centro di aiuto e di ascolto, che però sembrerebbe non aver ascoltato le richieste dell’unica potenziale dipendente, una ragazza alla quale sarebbe stato promesso uno stipendio da 600 euro, ma che la ragazza stessa non avrebbe mai percepito, tanto da resistere fino a dicembre ed essere quindi costretta a coinvolgere i sindacati, però fino ad oggi senza esito, visto che la responsabile del centro non si sarebbe mai presentata agli incontri, limitandosi a smentire telefonicamente tutte le pretese della ragazza. A detta della stessa Di Pancrazio, inoltre, il “Kalonenergon" avrebbe avuto rapporti con il Comune, ma gli uffici comunali ricordano solo una richiesta di gestione dei buoni spesa, che il Comune stesso non ha accolto. Di quella iniziativa, oggi in via Badia resta un locale vuoto, con un divano solitario e un nome scritto male sul campanello.
Otto mesi dopo, con alle spalle un ristorante mai nato e un centro già chiuso, la signora Di Pancrazio compare in conferenza stampa, ringraziata per il supporto che garantisce alla riuscita di Extramuros, grazie al promesso versamento di quei famosi 40mila euro.
Chiudo, concedendo alla generosa finanziatrice di Extramuros il più ampio diritto di replica e, soprattutto, rinnovando la proposta di dedicarle un busto ai Tigli.
Se lo merita.

ADAMO