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“La stampa che è fedele al suo scopo si occupa non solo di come stanno le cose, ma di come dovrebbero essere”.
Non è una frase mia. 

E’ bella, vero?

Mi piacerebbe che lo fosse, ma non è mia. 

E’ di Joseph Pulitzer. 

Pulitzer però, non conosceva il Comune di Teramo e quel curioso modo di pensare dei nostri amministratori, che evidentemente considerano “fedele al suo scopo” solo la stampa che si occupa non di come stanno le cose, né di come dovrebbero essere, ma solo ed esclusivamente di come loro, gli amministratori, vogliono che vengano raccontate.

Per questo, non mi rispondono.

Per questo, con un’arroganza che sfiora il menefreghismo ostentato anche nei confronti dei rispettivi ruoli costituzionali, non ritengono doveroso rispondere alle mie domande su Extramuros.

So’ fatti così.

Si sentono superiori, forse.

Ai miei occhi, è una pietosa manifestazione di incapacità nella gestione del ruolo, ma contenti loro…

Devo quindi ringraziare il consigliere Mario Cozzi, che ha fatto sue quelle mie domande e le ha affidate alle pubbliche assise del Consiglio Comunale. 

Pretendendo una risposta scritta.

E risposta ha avuto.

E che risposta!

Firmata dal Sindaco e dall’assessore alla Cultura.

Nientepopodimenoche.

Proprio loro, quelli che tennero a battesimo l’evento, sperticandosi in lodi in un’indimenticabile conferenza stampa.

Hanno risposto a Cozzi. 

Mettetevi comodi, ci sarà da leggere.

La prima di tutte le domande è quella che, secondo me, getta sale sulla il “ferita” più sanguinante di tutta la vicenda: i manifesti. 

Come ricorderete, il Comune ha affisso i manifesti di Extramuros a marzo, su richiesta espressa del gabinetto del Sindaco, ma la proposta dell’associazione Blowart, (che il Comune accoglierà concedendo anche una compartecipazione di 40mila euro), arriverà solo quattro mesi dopo.

La domanda era: com’è possibile che l’idea di un consigliere comunale, appoggiata dal Sindaco, lanciata su manifesti con logo del Comune, divenga poi il progetto di un privato e che il Comune la finanzi?

La risposta, è un capolavoro:
«…l’Amministrazione Comunale, una volta delineata al suo interno l’idea progettuale, ha accolto con soddisfazione la proposta progettuale presentata dall’associazione Blowart».

Semplice no?
Una risposta che non risponde.

La domanda resta: perché un’associazione culturale romana presenta un progetto su un’iniziativa già “delineata al suo interno” e autopubblicizzata coi manifesti dal Comune? 

O meglio: come nasce, nelle stanze della sede della Blowart, l’idea di presentare un progetto proprio per un’iniziativa che il Comune aveva già lanciato?

Per dirla con parole loro: come fa l’idea progettuale del pubblico a diventare proposta progettuale del privato?

La risposta c’è, ed è un capolavoro.
«…alla vista dei manifesti, l’Associazione Blowart ebbe ad interessarsi e interloquire circa gli intendimenti che l’Amministrazione si prefiggeva attraverso l’idea progettuale pensata, tanto da giungere alla presentazione di un progetto che sviluppava ed elaborava tale idea progettuale…».

Capite? 

E’ merito dei manifesti!

Chi l’avrebbe mai detto?

Ma ci pensate?
Extramuros nasce perché il Comune… ha attaccato i manifesti!

E io che li criticavo!

Invece, si deve tutto a loro: è solo grazie a quei manifesti che possiamo oggi abbeverarci alla fonte della cultura extramurosa.

Sbaglio io, se giudico curioso il fatto che qualcuno, davanti al manifesto di un’iniziativa, si senta autorizzato a proporsi come organizzatore di quella stessa iniziativa.

Sarebbe come se, davanti al primo manifesto del prossimo Festival, qualche associazione culturale decidesse di presentare il progetto di una manifestazione canora al… Comune di Sanremo.

Sì sbaglio io, perché io i manifesti delle manifestazioni li considero solo manifesti delle manifestazioni e non inviti ad «…interessarsi e interloquire circa gli intendimenti che l’Amministrazione si prefigge», per poi magari «…giungere alla presentazione di un progetto che sviluppa…» una manifestazione che il Comune ha già progettato.

Apro una parentesi

(nel tentativo di dimostrare come quei manifesti “pubblici” con tanto di stemma, non siano un vantaggio per il privato, nella risposta a Cozzi il Sindaco e l’assessore scrivono: «..l’Amministrazione non ha sostenuto alcun costo per quei manifesti, limitandosi a richiederne l’affissione gratuita»… e allora chi ha pagato la stampa? Dove sono stati stampati? Ho capito: se il Comune scrive di non aver pagato nulla… si sono stampati da soli. Capita. I manifesti so’ fatti così: se trovano qualcuno che li affigge gratis, loro si stampano da soli… )

Chiudo la parentesi

E torno a quella che, con una esternazione social che - credetemi - continuo a giudicare incomprensibile, il delegato Pilotti ha celebrato alla stregua di “madre di tutte le risposte”.

Cioè quella del Sindaco & assessore a Cozzi. 

Che considero un racconto surreale, ai limiti del fantasy.

Ve lo riassumo (ma chi mi legge sul sito certastampa potrà scaricare qui l’originale).).
Riassumo e sintetizzo.

Il consigliere comunale Luca Pilotti immagina, in una notte canadese (l’ha detto lui) la manifestazione Extramuros. Torna dal Canada e ne parla con il Sindaco D’Alberto, che sposa il progetto tanto da assegnare a Pilotti la delega ad Extramuros. E siccome il progetto gli piace tantissimo, il Sindaco fa anche affiggere i manifesti che lanciano l'iniziativa, prima di scoprire che quella manifestazione non potrà mai vedere la luce perché “…nessuno può realisticamente pensare che una manifestazione come questa possa essere organizzata da un ente solo…“.

Quindi, il Comune che fa? 

Un bando di gara per trovare l’organizzatore? 

Un avviso per raccogliere le manifestazioni di interesse delle associazioni disposte ad organizzare Extramuros? 

No, niente di tutto questo.

Pilotti e il Sindaco, e con loro tutta l’amministrazione, si mettono ad aspettare e sperare che tra le oltre duecentomila associazioni culturali italiane, almeno una, passando sullo “stradone” a Teramo e guardando quei manifesti, decida di chiamare il Comune, anzi: di “interloquire”, per chiedere cosa sia quella manifestazione e poi presentare un progetto, che il Comune approverà e comparteciperà con 40 mila euro.


Chiaro, no?
“Un percorso del tutto normale e usuale - scrivono il Sindaco e l’assessore alla Cultura - a meno che non si ritenga che un progetto culturale possa vedere la luce senza una programmazione e senza una elaborazione delle idee di fondo alla base dell’evento e che le cose avvengano da sole come per magia”.

Vorrei poter dire alla coppia D’Alberto & Core, che non trovo nulla di normale e usuale se “l’elaborazione delle idee”  è del pubblico e la “programmazione dell’evento” è di un privato. 

Anche se quel privato guarda i manifesti, che si sono stampati da soli e il Comune ha affisso gratis.

Sull’ultimo passaggio del dalbertocore pensiero, però sono d'accordo.

Le cose non avvengono da sole.

Mai.


Per questo, domani vado ad “interloquire” con il Comune di Sanremo.


Amadeus, scansate.

ADAMO