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Al Signor Federico Mandato, 
proprietario - editore - conduttore - editorialista - commentatore - cronista sportivo e inviato di Trsp

Ho avuto modo di raccogliere, per curiosità più che per interesse, notizie sull’inaugurazione della nuova sede teramana della sua emittente. Sono inguaribilmente attratto dagli spettacoli d’arte varia che fanno quelli che, nelle più svariate attività, cercano di ritagliarsi uno spazio di visibilità, così ho scoperto l’avvenuto svolgersi di un vero e proprio mancato evento, un momento altissimo, spero irripetibile nella storia pur travagliata dell’emittenza televisiva teramana.
La prima inaugurazione requiem.

In trentasette anni di giornalismo, locale e nazionale, dopo aver fondato e diretto quotidiani, mensili e televisioni, credevo di poter dire di aver visto quasi tutto quello che, più o meno, succede nel “mio” mondo.
Mi sbagliavo.
E di molto.
L’inaugurazione requiem, mi mancava.
Il taglio del nastro “alla memoria” non l’avevo mai visto.

Credevo - pensi che ingenuo - che nell’inaugurazione di una redazione si dovesse parlare di progetti, di idee, presentare la squadra dei redattori (anche di quelli che hanno deciso di collaborare con lei approfittando delle altrui disgrazie), mostrare gli studi… non sterminare le dentali intonando il de profundis per un conterraneo molisano scomparso anni fa, che a Teramo ha lasciato un ricordo così bello che, per fortuna, la sua inadeguata commemorazione non potrà inquinare.
Già, il Molise.

La prima volta che ho sentito parlare di lei, del “molisano che s’era comprato il Canale 99 della tv di Iachini”, sono andato a cercarla su internet. L’ho googlata, come dicono i giovani, leggendo, quale primissima notizia “Aggredì ex presidente Corecom e lo mandò in ospedale, condannato editore”. La cosa non mi ha colpito, in fondo a chi non è successo di perdere la pazienza e aver voglia di spaccare la faccia al presidente di un’Autorità?
Succede…

Un po’, le confesso, mi ha colpito invece il suo arrivo in città: quella redazione chiusa all’improvviso, i colleghi messi in ferie d’autorità, quegli stipendi mancati e la proposta di trasferimento a Campobasso, perché la redazione teramana non esisteva più. Poi, però, la redazione è rinata, ma nel passaggio da ponte San Giovanni alla Gammarana… lungo viale Crispi sono andati perduti cinque posti di lavoro.

Il Sindacato dei giornalisti, nel "salutare" la sua nuova iniziativa, ha precisato come nasca: «…letteralmente sulla “pelle” di colleghi che appena pochi mesi fa non hanno visto rispettati i contratti di lavoro, e per questo sono stati costretti ad avviare contenziosi… tre colleghi assunti, che ancora non vedono liquidate le loro spettanze, e due collaboratori che dall'oggi al domani si sono ritrovati senza tutele e senza garanzie».

Non aggiungerò alcun dettaglio personale (e potrei, eccome se potrei) alla vicenda, che tocca da vicinissimo la mia famiglia, mi limito a riportare le parole del Sindacato.

Spero che le giunga però l’infinito disprezzo che nutro nei suoi confronti.

Che ovviamente non la toccherà.

Così come non la toccherà il disagio che provo, da giornalista, nel raccogliere le testimonianze di Sindaci di questa provincia che mi raccontano - imbarazzati ai limiti dello sconcerto - come, dopo essere stati intervistati da lei, siano stati contattati per ricevere un dono. 

Un dono?

Ad un Sindaco intervistato?

Mi hanno parlato di un materasso.
Di una bicicletta.
Forse di un tv color.
Di un climatizzatore classe A.
Chissà, magari qualcuno avrà anche ricevuto l’offerta in dono di una batteria di pentole con fondo inox.

Non mi meraviglierebbe.

Mi meraviglia invece, ma appena un po’, il messaggio di una sua giornalista che scrive ad un Sindaco, post intervista, che “…il nostro dirigente commerciale vorrebbe incontrarla a casa sua…”.

A casa sua?
E perché mai un dirigente commerciale di un’emittente dovrebbe andare a casa di un Sindaco?

I Sindaci si incontrano in Comune, non a casa.

E, almeno per quella che è la mia esperienza ultratrentennale, non si aspettano biciclette o materassi, tv color o climatizzatori dopo le interviste.
Non so in Molise, ma qui da noi non succede.

Eppoi, se gode di una disponibilità economica che le consente queste spontanee liberalità, credo sarebbe giusto pensare prima ai “…tre colleghi assunti, che ancora non vedono liquidate le loro spettanze”, o magari provvedere ad arricchire i piedi dell’albero di Natale a casa dei “..due collaboratori che dall'oggi al domani si sono ritrovati senza tutele e senza garanzie”.
Non crede?
Immagino che, adesso, avrà l’impulso di commentare che queste mie righe siano ispirate dal timore per l’arrivo di un concorrente, ma la invito a non avere di questi pensieri.

Ho visto quello che mandate in onda e, mi creda, sono convinto che sia di un livello che garantisca la più assoluta tranquillità a me e a tutti i miei colleghi in questa città.
Spero non s’offenda se mi congedo senza una prece per qualche altro molisano scomparso.


Con profonda disistima



ADAMO