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L’enfasi sguaiata con la quale l’assessore Filipponi & il suo multiforme plaudente codazzo stanno sottolineando i numeri del Capodanno Teramano, sta generando una sorta di giornalistica corsa al complimento.
Leggo, sulle cronache, il dichiarato tentativo di fare di questo un evento “epocale”,”indimenticabile”, addirittura “irripetibile”.
Ho letto affermazioni quali “…è stata scritta una pagina di storia”, ho colto inviti al pubblico plauso, c’è stato addirittura chi, in una sorta di delirio contabile, ha accennato alla scarsa memoria dei criticoni (quorum ego) per poi rifilarci l’elenco dei concerti degli ultimi dieci anni, per dimostrare come si sia passati da Capossela a Pezzali e, di questo, ovviamente, si ringrazia l’assessore Filipponi per la sua “…linea inflessibile del lavorare”.
E c’è anche il sedicente cronista che ha scritto, cito testualmente: «…Grazie all’assessore Filipponi che, col concerto di Max Pezzali, ha ammutolito il sapientone che critica sempre e ha portato a Teramo la grandissima musica». 

Il sapientone, qualora non fosse chiaro, sarei sempre io.

Per carità, faccio il giornalista da troppo tempo per non sapere che in questo mestiere c’è chi per un pugno di lenticchie scriverebbe di tutto, così come capisco perfettamente chi magari avrà anche le sue quindicimila buone ragioni per celebrare il potere, ma i fatti sono fatti. 

E vanno raccontati tutti.

E’ vero: il concerto di Pezzali è stato un successo.
E, se vogliamo, anche quello della Rappresentante di Lista è andato bene.
E Pigro è piaciuto.

Piano, però, a scomodare la Storia.

Piano a connotare questi concerti come “eventi irripetibili”.

Piano, soprattutto, a criticare la corta memoria (mia), perché si rischia poi di fare una figura tristissima, anche più triste dell’accoglienza che Teramo riservò a Marco Masini, che fu il primo “evento” di Capodanno in piazza, voluto dall’allora Sindaco Sperandio.
Ma non voglio andare così indietro con la memoria, sennò poi sembro più vecchio di quello che sono, mi fermo ad un pugnetto di anni prima di quello scelto dall’inneggiante contatore di concerti per iniziare l’elenco dei successi estivi e invernali filipponici, col quale ha dimostrato in realtà come con l’avvicinarsi delle elezioni crescano il numero e il nome dei cantanti.
E le spese.
Ma di questo dirò, da bravo criticone, alla fine.

Torniamo alla memoria.

La mia, saldamente appoggiata su un cervello ancora lucido, mi rinnova il ricordo di un altro assessore teramano, collega di Filipponi (e mi scuso per il temerario accostamento) che in una conferenza stampa, nel 2008, diceva: «Lanciamo un progetto di marketing territoriale, che ha nella musica e negli eventi musicali uno dei suoi cardini».

Quell’assessore si chiamava Mauro Di Dalmazio e in due anni Teramo ospitò (ve li scrivo in maiuscolo, così ve li ricordate meglio): JOVANOTTI il 18 luglio 2008, i POOH il 10 agosto e VASCO ROSSI (data zero con una settimana di prove) il 5 settembre. L’anno dopo, ma senza scrivere la Storia: TIZIANO FERRO l’8 luglio e LAURA PAUSINI il 14 luglio. 
Certo, erano eventi molto diversi dall’osannato Capodanno Teramano Filipponico. 

Soprattutto nei costi.

Il Capodanno Teramano di quest’anno ci è costato, Pigro compreso, quasi 500 mila euro. 

Per tutti e cinque i concerti del 2008/9, il Comune spese… il patrocinio.
Sì, solo il patrocinio.
E la memoria mi ricorda Lou Reed e Paul Young nel 2006, Paolo Conte nel 2007, tutti sul Palco del Comunale, che il Comune concesse gratis, con l’aggiunta di quindicimila euro di contributo.

E tanto che sto di ricordi, mi sovviene, a proposito di Piazza Martiri, un Lucio Dalla con orchestra che emozionò anche l’olmo appoggiato sulla fontanella senz’acqua.
E prima che la banda dei webeti odianti si scateni con gli immancabili commenti contro i miei articoli, citando - mi sembra già di sentirli - i benefici portati dal Capodanno Teramano al commercio cittadino, rammento che la Notte Bianca, sempre opera di Di Dalmazio, lasciò in città (dati della Camera di Commercio) tre milioni di euro.

E costò molto meno del Capodanno storico pre-elettorale di quest’anno.
Adesso basta, sono stanco di sforzare la memoria.

Ho bisogno di ridere: torno a leggere le fantasiose capriole osannanti di quelli che ci raccontano di Filipponi... che scrive la Storia.

ADAMO