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TeatronuovoNon credevo che fosse possibile, ma l’hanno fatto: il nuovo teatro che il Sindaco D’Alberto ha presentato alla città, nell’ennesima tristissima “annunciazione” di un progetto, a due mesi dalle elezioni, è più brutto di quello attuale. 

Non credevo che si potesse peggiorare quella scatola di cemento mattonato, che offende il Corso principale della nostra città con un insultante paretone murato, e invece sì: il nuovo è anche più brutto, visto che aumenta l’altezza del paretone per costruire una torre scenica che dominerà, con la sua muta imponenza, tutto il Corso. 

È così brutta, che l’Ipogeo al confronto sembra un ghirigoro piacevole.

Confesso, però, che non mi aspettavo nulla di meglio, da una Giunta che ha fatto della bruttezza la propria cifra stilistica, trasformando il centro storico in una sorta di grande bar, coi tavolini e le auto che si litigano lo spazio, in un disordine che sa di disinteresse e incapacità.

Ammetto che, da una Giunta che si è trasformata in una sorta di Comitato delle sagre, riempiendoci di feste e festicciole, di concerti e concertini, apertivi e stuzzicherie, che nulla hanno lasciato se non una galleria di selfie sulle pagine degli assessori, non mi aspettavo uno “slancio” teatrale.

Del resto, sarebbe stato impossibile assistere ad un atto di coraggio, da parte di un Sindaco che della mancanza di decisionismo ha fatto la sua regola. 

Il progetto del nuovo teatro è un monumento alla gianguidità, ovvero all’attitudine a spendere tanto creando nulla, annunciando troppo realizzando poco.

Per costruire un teatro più brutto di quello attuale, spenderemo dieci milioni di euro…e non basteranno.

Eppure, si poteva fare di più e meglio.

Si poteva, ad esempio avere il coraggio di osare, non svuotando lo scatolone per cambiarne l’interno, ma abbattendolo e ricostruendolo, anche con qualche ardita soluzione architettonica.

Leggenda vuole che, quando si costruì il  cine teatro attuale, pur di favorire i magazzini a prezzo popolare, cioè la Standa, lo “scatolone” sia stato girato, costringendo il vero ingresso del Teatro, quello della parete vetrata con la biglietteria di fronte, a finire in una stradina trafficata, tanto che quell’ingresso in realtà non è mai stato usato.

Si poteva correggere, adesso, rifacendo il teatro.

Si poteva eliminare il paretone murato, ma anche la datata scalinata in vetrina, per costruire un vero nuovo teatro. 

Si poteva e doveva osare, regalando a Teramo un progetto che potesse diventare attrattivo già nella struttura, un po’ come il Guggenheim di Bilbao, straordinaria operazione di coraggio architettonico, divenuta motore di rinascita economica e culturale.

Invece no.

Nella visione di D’Alberto, Teramo merita un teatro più brutto di quello che c’è già.

Nel progetto urbano del Sindaco attuale, la nostra città investirà dieci milioni per costruire un monumento alla rassegnazione, alla rinuncia, alla mancanza di coraggio. 

Ho già detto che quella attuale è, nella mia esperienza ormai quarantennale di cronista cittadino, la peggiore delle amministrazioni comunali che io abbia visto all’opera.

Il brutto nuovo teatro, ce lo ricorderà per sempre.

Eterno monumento alla gianguidità.

ADAMO