Sim sala bim.
Resta di stucco, è un barbatrucco.
Il forno crematorio del Comune di Teramo, che c’era, poi non c’era, poi lo stavano costruendo, poi non avevano ancora chiesto i soldi… è una sorta di magia. Capace di generare guadagni.. anche senza esistere.
Sì, guadagni, anzi: ricavi come li definisce il Piano Industriale della TeAm (ovvero le 501 pagine consegnate da poche ore alle Opposizioni, delle quali oggi si parlerà in Consiglio Comunale).
Ricavi: 170 mila euro nel 2023, 389 mila nel 2024, 450mila nel 2025, 482 mila nel 2026, 514mila nel 2027 etc etc
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Più di mezzo milione di euro in due anni… senza esistere.
Perché il forno crematorio non c’è, ma la TeAm lo considera esistente al punto da produrre ricavi.
Come è possibile?
Bella domanda, alla quale chiediamo - da giornalisti e cittadini - che risponda l’Ufficio stampa della TeAm, o magari la società destinataria di un affidamento da 15mila euro per un progetto di comunicazione che fa riferimento proprio all’Ufficio Stampa.
La domanda è molto semplice: come può produrre ricavi un impianto che non esiste?
Chiara, no?
Quella del forno crematorio, è una storia curiosa assai. Il 14 giugno dell’anno scorso il Sindaco D’Alberto annunciava - davanti l’immancabile platea di accoglienti microfoni - che: «L’amministrazione comunale di Teramo ha dato il via libera al finanziamento di 2,4 milioni di euro per la realizzazione di un impianto di cremazione nel proprio territorio. L’impianto verrà costruito in un’area limitrofa al cimitero di Cartecchio. La struttura progettata dalla Team, Società in house del Comune teramano, su incarico dell’amministrazione comunale, sarà la prima in Abruzzo. La pratica per ottenere il finanziamento, è stata inoltrata all’Istituto di credito selezionato dalla Società Team».
Sottolineo: «…la pratica per ottenere il finanziamento, è stata inoltrata all’Istituto di credito selezionato dalla Società Team…».
Peccato che non fosse vero.
Non solo la pratica non era stata inoltrata, ma quel finanziamento non era stato neanche richiesto, visto che la TeAm solo quattro mesi dopo avvierà la «…procedura per selezionare un operatore finanziario con cui stipulare un contratto di mutuo o di leasing o altro contratto equivalente, destinato al finanziamento di investimenti».
Si trattava, di fatto, di una richiesta di manifestazioni di interesse da parte delle banche tra le quali, poi, selezionare quella alla quale inviare la richiesta di mutuo. Perché di un mutuo si tratta. Da 2.878.243,46, che la TeAm, cioè noi, dovrà restituire in 15 anni. Cioè, facendo i conti alla buona, tenendo come riferimento un tasso di interesse medio, significa che la Teramo Ambiente si ritroverà a pagare per 15 anni una rata mensile che si aggirerà sui 20mila euro.
Ventimila al mese… in un anno fa 240mila.
Toh, coi ricavi previsti nel Piano Industriale… alla fine ci si guadagna.
Se il forno esistesse.
Ma il forno non c’è.
Eppure… qualcosa ha incenerito… l'annuncite di questa Amministrazione Comunale
E' andata in fumo una tonnellata di Gianguidità…
QUI IL PIANO INDUSTRIALE DELLA TE.AM
ADAMO