Sì, lo so: dell’impianto di cremazione ho già scritto due giorni fa, meravigliandomi (benché delle cose della TeAm dovrei aver imparato a non meravigliami più), del fatto che avessero previsto nel Piano industriale ricavi impossibili, perché provenienti da un impianto che non esiste.
E’ come se Baltour prevedesse, nel suo piano industriale, gli incassi dei viaggi sul proprio aereo, pur non avendo un aereo.
Oppure come se un vicesindaco promettesse di rifare uno Stadio abbandonato, pur non avendo progetto né soldi.
Ho sbagliato, quest’ultima non è una metafora. Eppure, in qualche modo c’entra lo stesso.
Torniamo alla TeAm.
Perché quello di due giorni fa, sugli incassi, era la traccia del tema che voglio trattare, oggi - come un bravo scolaretto - passerò allo svolgimento.
Alla fine, mi aspetto un voto.
Che non dovrete dare a me, ma non dare ad altri.
Cominciamo.
A pagina 28 del Piano Industriale della TeAm, si legge che la Teramo Ambiente esercita la propria attività “…svolgendo e garantendo servizio cimiteriale e impianto di cremazione”.
Esercita… voce del verbo esercitare, terza persona singolare, indicativo presente.
Presente, appunto, quindi adesso. Oggi.
Eppure, quell’impianto di cremazione non c’è, non esiste.
Come fanno a gestirlo e a garantirne il funzionamento?
Vabbè, direte voi, non c’è ma ci sarà, perché la TeAm ha annunciato che lo costruirà.
E’ vero, l’ha annunciato.
Ma per costruire qualcosa, anche se sei una società di proprietà del Comune, ti serve una concessione edilizia.
E non c’è. O meglio: c’era, perché era stata rilasciata il 23 settembre del 2020, sulla base di un iter avviato “solo” nel 2014, ma le concessioni edilizie durano un anno, quindi dal 22 settembre del 2021 non c’è più.
Certo, la potranno e dovranno richiedere, ma intanto non c’è.
Ergo: non possono costruire quel forno crematorio, che è già in esercizio e produrrà utili anche quest’anno.
E non basta: per costruire qualcosa, anche se sei una società di proprietà del Comune, ti serve un progetto.
E il progetto c’è, l’hanno firmato gli architetti Alejandro Bozzi e Raffaele Bergamante, e la TeAm l’ha adottato. Però, per poterlo realizzare, è necessario che non esistano problemi sulla libertà di utilizzo delle opere di ingegno. Non voglio tediarvi con la normativa sul diritto di proprietà intellettuale sui progetti di ingegneria, ve la faccio semplice semplice: se vuoi realizzare un progetto, devi pagare i progettisti.
Chiedo a voce alta: saranno stati pagati i progettisti del forno crematorio che la TeAm costruirà, dopo aver chiesto il rinnovo di una concessione scaduta, ma che è già in esercizio tanto che quest’anno produrrà 170.802 euro di ricavi?
Fine del tema.
Il voto datelo voi.
Il 14 maggio.
ADAMO
Al centro della foto in alto: il forno crematorio di Teramo (la costruzione col tetto rosso e la statua dell'angelo che spezza le catene)