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L’avvicinarsi della presentazione delle liste, come sempre, disvela le curiose personalità degli aspiranti consiglieri comunali alla prima candidatura che, probabilmente sentendosi investiti della responsabilità di salvare Teramo, affidano ai social tutta una serie di profondissime valutazioni, nel disperato tentativo di ritagliarsi qualche secondo di visibilità.
La democrazia concede a tutti - e ci mancherebbe che così non fosse! - il diritto di candidatura e di espressione, ma da tempo sostengo che prima di presentare una candidatura si dovrebbe seguire un adeguato corso di formazione, così da evitare brutte figure e perdite di tempo. Dei candidati le prime, degli elettori le seconde. Faccio un esempio: da qualche giorno gira sui social, anche amplificato ad arte da studiate condivisioni su profili leccaculanti e gruppi “liberi” (gestiti da amministratori con un incarico già promesso), lo screenshot della classifica dell’ecosistema urbano, quella elaborata annualmente da Legambiente e Sole24Ore sulle città più Green d’Italia. Il post che accompagna quello screenshot recita più o meno così: “Teramo è 20esima nella classifica dell’Ecosistema urbano, grazie al Sindaco D’Alberto la nostra città è sempre più verde”.

Quello che distingue un giornalista, uno vero, dai trascrittori di veline e dai portamicrofonisti acritici, è l’obbligo della verifica.
Tutto va verificato.

Quindi, ho verificato.
Ho preso lo screenshot iperpostato dai neocandidati e da qualche non ricandidabile consigliere a fine carriera, e l’ho confrontato con lo stesso dato dell’ultimo Brucchi, quello del 2017. La foto che accompagna queste righe vale più di ogni commento: l’entusiasmo della gianguideria accompagna in realtà l’evidenza di una sconfitta. 

Anzi: scolpisce i dettagli di un fallimento.
Teramo è 20esima… ma era 18esima con Brucchi.

E non solo, visto che quel 20esimo posto è frutto di una “risalita”, visto che la nostra città era scesa al 20esimo posto nel 2018, al 28esimo nel 2019 e al 36esimo nel 2020. Poi, nel 2021 risale al 20esimo. 
Ergo: la Teramo di D’Alberto ci ha messo quattro anni per arrivare a sfiorare il “green” della Teramo di Brucchi.

Non mi pare motivo d’orgoglio.

E diventa motivo di vergogna, invece, quando si cita l’ultimo dato vero disponibile, quello del 2022.
Già, perché m’ero dimenticato di dirvi che lo screenshot elettorale che gira in rete, è riferito alla classifica del 2021, non all’ultima pubblicata sul sito di Legambiente, che è quella del 2022, nella quale Teramo occupa ben altra posizione.

E’ sul sito dell’associazione ambientalista, basta cliccare su questo link.

E’ una lettura che consiglio a tutti, specie agli aspiranti consiglieri. 

Vabbè, dai, non voglio farvi fare la fatica di cliccare sul link, ve lo dico io pubblicando la classifica 2022.
Siamo 39esimi.
Un tracollo in 5 anni.

Aggravato da un dato interessante: per quello che riguarda il biossido di azoto, le polveri sottili e l’ozono, gli ultimi dati disponibili sono del 2018.
Spiegatelo agli aspiranti consiglieri: le bugie non portano voti.



ADAMO

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