Ormai, siamo alla farsa. Alla commedia dell’arte. Peggio: all’improvvisazione pura. In questo ultimo scampolo di campagna elettorale, la Corte dei Miracoli del Sindaco uscente, pur di offrirgli occasioni per apparire, magari per tagliare un nastro, sta regalando alla nostra città una serie di epocali figuracce, degne di finire sulle pagine della Settimana Enigmistica, nella rubrica “incredibile ma vero”.
L’ultima, ma per le sue proporzioni e per il tema stesso, destinata probabilmente a diventare “storica” è quella della lapide che, su iniziativa dell’Anpi e di un’associazione di Penna Sant’Andrea, che percepisce regolarmente contributi dal Comune di Teramo, è stata il disvelamento di una lapide dedicata alla memoria delle 19 donne partigiane insignite della medaglia d’oro al valor militare.
Donne che hanno combattuto per liberare l’Italia dal nazifascismo e che, per questo, meritano assolutamente di non essere dimenticate. Infatti, sulla lapide, affissa in piazza Orsini, di fronte al Comune chiuso da anni (altro simbolo di resistenza, ma di altro genere… in questo caso si tratta di resistenza all’incapacità di chi, in cinque anni, non è riuscito neanche a riaprire la sala consiliare, che si trova in un palazzo così pericolante che la farmacia sotto il portico non ha mai chiuso…) si legge: «In memoria delle Partigiane Combattenti, affinché il ricordo del loro coraggio e del loro sacrificio sia sempre presente e d’esempio per le nuove generazioni».
In memoria, appunto.
La lapide è stata inaugurata il 27 aprile (non capisco perché non il 25, sarebbe stato più simbolico, ma è un dettaglio), ovviamente dal Sindaco con la fascia tricolore.
Leggiamo i nomi: Bandiera Irma, Bedeschi Ines, Bianchi Livia, Borellini Gina, Capponi Carla, Deganutti Cecilia, Degli Esposti Gabriella in Reverberi, Enriques Anna Maria, Lorenzoni Maria Assunta, Marchiani Irma, Marighetto Ancilla, Menguzzato Clorinda, Parenti Norma in Pratelli, Rosani Rita, Rossi Modesta in Polletti, Tonelli Virginia, Vassalle Vera, Versari Iris e Del Din Paolo.
Paolo?
Come Paolo?
Non erano le 19 donne partigiane?
Chi è Paolo?
In realtà, non è un Paolo ma una Paola e non sarebbe neanche questo il problema, per quanto un errore del genere è indice di sciatteria, almeno da parte di chi avrebbe dovuto controllare, prima di affiggere, o magari di qualche finto partigiano cialtrone che passa le sue giornate a scrivere insulti su facebook, ma il problema è un altro.
E’ che Paolo, anzi: Paola Dal Din… è viva.
Sì, avete letto bene: il Comune di Teramo ha dedicato una lapide “in memoria” ad una persona viva.
E a conferma dell’assurdità della cosa, leggo su un sitarello locale divenuto, per quindicimila ragioni, insalivante organo ufficiale della giaguideria, quindi molto celebrante delle celebrazioni, che quella lapide è «…dedicata alle 19 donne martiri…».
Martiri, appunto.
Scopro adesso, grazie al già noto uso creativo della lingua italiana del gianguidico collaboratore, che su una lapide si può essere celebrati “martiri” anche se ancora viventi.
E’ vero si usa anche figurativamente per indicare chi sopporta continue tribolazioni, come ad esempio gli automobilisti teramani ad opera della giunta attuale, siamo tutti “martiri del traffico”, ma si tratta di un uso particolare, certo non riservato alle lapidi.
I martiri su una lapide “in memoria”, sono sempre già passati nel regno dei più.
In questo caso no.
La signora Paola Dal Din è viva e ad agosto festeggerà 100 anni.
Tutto qui?
Magari: c’è di più.
E di peggio.
Come se non bastasse il fatto che a Teramo, sulla lapide dedicata alle 19 donne partigiane martiri, c’è il nome di un uomo, che non è un uomo ma una donna, e che non è una martire perché è viva, c’è anche un “piccolo” dettaglio sul quale mi piacerebbe avere chiarimenti.
La legge 1188 del 23 giugno del 1927, cioè varata quattro anni dopo la nascita della signora Paola Dal Din, recita all’articolo 3: «Nessun monumento, lapide od altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni».
Si potrebbe fare solo con deroga prefettizia, ma la delibera non la cita.
Quindi Teramo, in questo momento, è l'unica città al Mondo nella quale è stata celebrata una martire... vivente.
Con gianguidica inaugurazione.
Resto in attesa di spiegazioni...
A memoria… futura stavolta.
ADAMO