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Schermata_2023-05-10_alle_15.34.22.pngCinque anni fa, ho votato Gianguido D’Alberto.

E lei lo sa, signor “Gianguidosindaco”, come sa che l’ho fatto con la convinta serenità di una scelta motivata, costruita non sulle simpatie o sulle ideologie, ma sull’esperienza di un cronista che questa città la racconta tutti i giorni. Un racconto, il mio, che nel secondo mandato di Brucchi si è fatto più difficile, perché quell’esperienza politica di Centrodestra, costruita - come scrivevo ieri - intorno al “modello Teramo” di Gianni Chiodi, era arrivata ormai alla fine della sua parabola storica.

In politica, nulla è eterno.


Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.

Perché avevo visto, nel suo progetto, il luccichìo di un’idea nuova, una spinta propulsiva, il seme di una rinascita. L’avevo vista all’opposizione, era stato poco aggressivo ma metodico, garbato nei modi ma fermo nelle posizioni. E poi, lei era giovane, appena quarantenne, credevo che fosse venuto il momento di un rinnovamento generazionale, di affidare il governo della nostra città a qualcuno che, cresciuto con un piede nel nuovo mondo digitale, potesse portare Teramo nel futuro.



Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.

Politicamente parlando, è stato il più grande errore della mia vita.
 Non avevo intuito che, sotto quelle sue sembianze quarantenni, si nascondesse in realtà un fossile della Prima Repubblica, un democristiano di seconda fascia, un moderato, ma così moderato che al confronto i dorotei li avrei chiamati rivoluzionari.





Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”

Credevo di eleggere un Sindaco per la mia città, invece ho affidato Teramo ad un giovane uomo senza alcuna attitudine al comando, senza il carisma del leader, senza il coraggio delle decisioni, senza l’audacia dell’iniziativa. Insomma, senza “le palle” necessarie per guidare una città. 
Non sto dicendo che lei sia una cattiva persona, al contrario: la considero una brava persona, un uomo per bene, un burocrate gentile e preparato, credo che lei sarebbe stato un ottimo assessore, ma è stato un pessimo Sindaco. Il meno efficace, tra tutti quelli che io ho incontrato nell’ultimo quarantennio di storia teramana.
Perché lei, SIgnor “Gianguidosindaco” non ha il carisma di Sperandio, la visione di Chiodi, il decisionismo di Brucchi. 

E’ questione di indole: non si impara. 

O ce l’hai o non ce l’hai.

E lei non ce l’ha. 

E tutto quello che è successo, anzi: che non è successo in questi cinque anni, in fondo, deriva da questa sua indole attendista e temporeggiatrice. 


Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”
Speravo di affidare la città ad un Sindaco in grado di difenderla, ma tremila di noi se ne sono andati a vivere altrove. Non ho sentito la sua voce, quando c’era da alzarla contro la Regione, o il Governo, o contro chi, pensando all’Abruzzo, considerasse questa solo la regione di Pescara, L’Aquila, e ogni tanto di Chieti. Non ho sentito la sua voce, neanche quando la nostra provincia ha subìto il vergognoso oltraggio dello sventramento del collegio elettorale. Doveva essere lei, quale Sindaco del capoluogo, a chiamare i suoi colleghi alle barricate.
Invece: solo silenzio.
A volte, sembra quasi che lei abbia paura di disturbare.
Così adesso noi votiamo gli aquilani e la costa vota i pescaresi, e abbiamo un solo onorevole, ma grazie all’incastro dei resti.
In futuro, vedrà, neanche quello


Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”
Perché volevo un Sindaco che non si perdesse nello scontro tra i partiti, ma che governasse con una solida maggioranza. Invece, mi sono ritrovato con un affamato di consenso, che ha dovuto rimpastare tre volte la sua Giunta, offrendoci momenti di altissima politica, come l’ingresso di Verna al secondo rimpasto e l’uscita al terzo.
Se un allenatore sbaglia i cambi, non è colpa del giocatore, ma dell’allenatore. 





Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”

Perché speravo di eleggere un Sindaco che avesse un “suo” programma e lo portasse avanti, una “sua” squadra e con quella governasse. Avevo apprezzato il fatto che, al ballottaggio, non avesse voluto apparentarsi con nessuno. Cinque anni dopo, due dei candidati Sindaco che erano scesi in campo anche contro di lei, sono nella sua Giunta ed uno dei due è il suo vicesindaco, mentre la vicesindaca scelta all’epoca dai cittadini oggi si candida Sindaca contro di lei. 

Le offro un presagio: se dovesse essere rieletto, questa città sarà ingovernabile: sette liste di appoggio, nove posti da assessore… che valgono quasi cinquemila euro al mese (lordi), quindi scateneranno gli appetiti di tanti, troppi.
Gli insoddisfatti saranno più dei soddisfatti, anche perché mi dicono che le sue promesse pre-elettorali sono state superiori ai posti disponibili (a proposito, ma davvero ha promesso un assessorato alla pentastellata Ciammariconi? Essù...). 
Ogni deluso, sarà una spina nel fianco e, in capo a diciotto mesi, ma anche prima, ci ritroveremo a fare i conti con un Sindaco già debole, ulteriormente indebolito dal secondo mandato, incapace di gestire una maggioranza famelica. 

Sarà sbranato. 

E la città sarà paralizzata, molto più di quanto non lo sia adesso, che è già tantissimo.



Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”. 

Perché mi parlava di meritocrazia e non di voti, di valore della persona e di rispetto degli elettori, di democrazia costruita sul volere dei cittadini, di governo dei migliori e di un Sindaco che sceglie e non che subisce le scelte dei partiti. Invece, ci ritroviamo amministrati da una Giunta nella quale le sue quattro assessore hanno preso 636 voti. 
Non a testa… in tutto. 
Quattro assessorati assegnati con 636 voti. Mi sfugge il merito, anche perché tra le quattro c’è quella Sara Falini, assessore allo Sport, sulla quale abbiamo investito cinque anni di stipendi, per avere oggi una città nella quale il campo per le partite della Promozione… sta a Montorio.

Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”. 

Perché mi aveva detto che si sarebbe impegnato per dare a Teramo una nuova immagine, ma non mi aveva detto che quell’immagine sarebbe stata un selfie. 

Anzi: migliaia di selfie.

Sa quale ricordo meglio? Quello scattato vicino allo stemma marmoreo “A lo parlare agi mesura”, nella “vera” sala consiliare di Teramo, che resterà l’unico momento nel quale lei è entrato da Sindaco nel “vero” Comune.
Sul quale nulla è stato fatto in cinque anni.
Pensi, il suo collega Sindaco di Torricella, nello stesso periodo, il Municipio l’ha demolito e ricostruito.

Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.
Perché credevo che lei spesse dar forma alle idee, ma ho scoperto negli anni che le sue idee sono come i Barbapapà: prendono forme diverse a seconda delle diverse situazioni, fino a confondersi e contraddirsi.
Sull’ospedale, in una mia intervista disse che la scelta migliore sarebbe stata Piano d’Accio, oggi si dichiara villamoscovita convinto.
Su Via Longo, mi parlò di un progetto finanziato e pronto, tanto che avete addirittura portato via tutta la gente.
Resta di stucco: era un barbatrucco. E in quelle case perdute, Alessia e Ablie hanno vissuto la loro ultima notte.


Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.
Perché mi parlava di una Teramo green, di una città ecosostenibile, e mi ricordo di averla sentita ironizzare sulle "biciclette di Brucchi". Cinque anni dopo, le biclette di Brucchi non ci sono più, quelle che avete comprato sono chiuse in un paio di negozi, ma nessuno lo sa, e i monopattini, annunciati con grande enfasi e decine di selfie, non ci sono più.
Anzi: forse ce n'è ancora qualcuno nel Tordino.

Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.
Perché aveva promesso che si sarebbe speso senza risparmio, per farci dimenticare la Teramo di “Attacca bastià”. Da cinque anni viviamo in una sorta di paesone gestito da una Maxi Proloco, organizzatrice di feste, concerti e sagre.
Sullo spendere senza risparmio, però, aveva ragione.


Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.
Perché anche lei è padre e aveva detto che si sarebbe battuto per offrire un futuro teramano ai nostri figli.
Mio figlio lavora a Milano.
Mia figlia studia a Ferrara.
Per nessuno dei due intravedo la possibilità di un ritorno.
Intanto,  tutti gli altri figli teramani che sono rimasti, sono costretti ad affidare le loro serate ad un boccale di birra.
Provo una grande tristezza.


Cinque anni fa ho votato per lei, signor “Gianguidosindaco”.
Perché in lei vedevo un futuro possibile, oggi vedo un'occasione mancata. Nel suo slogan elettorale, cinque anni fa come oggi, lei ha scelto di declinare il verbo potere... Insieme possiamo, Teramo può. in realtà, in questi cinque anni quel verbo l'avete sostantivato, facendone un culto e divenendone vittime, perché il potere seduce, strega, avvolge e distrae. Fino farsi fine e non mezzo.

Vede, Signor Gianguidosindaco, io non lo so come andranno queste elezioni.
Non so se lei sarà rieletto, oppure se i teramani sapranno separare il grano dalla pula e distinguere il vero dalla fuffa.
Teramo vive un momento di grande difficoltà, deve uscire dalla sagra paesana nella quale l'avete rinchiusa e decidere una volta per tutte cosa vuol diventare.
Non è una decisione che potrà affrontare, se alla guida avrà una mezza dozzina di disoccupati inesperti, che vedono nello stipendio assessorile un'occasione di lavoro.
C'è bisogno che faccia chi ha già dimostrato di saper fare.
Non s'offenda, signor "Gianguidosindaco", ma tra i "nuovi" del suo quinquennato, nessuno ha dimostrato di saper fare qualcosa per la quale meritasse un pubblico stipendio.
E non c'è merito neanche nell'organizzare sagre e concerti, se a pagare è sempre qualcun altrro.
Ma, in fondo, per me l’esito è relativo, visto che al nuovo Sindaco riserverò le stesse attenzioni (e le stesse critiche) che ho riservato a lei e a tutti i suoi predecessori.

I Sindaci passano, i giornalisti restano.

Però, se il nuovo Sindaco dovesse essere lei, almeno un piccolo traguardo personale potrò dire di averlo raggiunto.


Non passerò i prossimi cinque anni a sentirmi in colpa...

ADAMO