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Sette anni fa, oggi, moriva Marco Pannella. Aveva scelto di tornare a Teramo, ma non sapeva che la sua città ... avrebbe perso... la faccia.. 
Perdendola proprio per colpa di quel popolo teramano del quale, per tutta la vita, si era sentito orgogliosamente figlio.
O meglio, per colpa della sciatteria, che ispira la manutenzione cittadina nel tempo gianguidico.

Una sciatteria che, però, va detto: poco più di metà della città, evidentemente apprezza, visto il risultato elettorale, che ha sentenziato come cinque teramani e mezzo siano contenti della loro città così com'è.
Tra i quattro e mezzo che la pensano in un altro modo (quorum ego) c’è invece chi considera insultante, poco dignitosa, irriguardosa e soprattutto offensiva per la memoria di Marco Pannella, quella lapide “decapitata” esposta, come un sovradimensionato cippo funerario, all’inizio di una via che di Pannella porta anche il nome.
Eppure, c’erano tutti, un anno fa, il 27 maggio del 2022, ad inaugurare il monumento che Teramo ha voluto dedicare al “suo” Marco. 

C’erano onorevoli, sindaci, consiglieri.

Big della politica locale e nazionale.
Si suonò anche l’inno di Mameli.

«Una figura straordinaria per la storia del nostro Paese - disse il Sindaco D’Alberto, avvolto in fascia tricolore - che consegniamo al futuro con questo monumento…».

Seguirono, selfie di rito.

Non c’era nessuno, invece, il 20 ottobre, quando la faccia di Pannella cadde, frantumandosi sul marciapiede e facendo di quella stele un monumento sì, ma alla sciatteria.

Sono passati sette mesi.
Sette mesi, senza che il Comune riuscisse a trovare il tempo per sistemare quel monumento, per restituire alla « …figura straordinaria per la storia del nostro Paese…» la celebrazione che merita.

Sette mesi senza quel volto… in un anno di vita del monumento.
 E’ stato più lungo il tempo “senza” che il tempo “con”.

Non credo sia un problema di soldi, visto che in questi sette mesi abbiamo visto concerti, spettacoli, fiere, sagre, aperitivi e brindisi, mostre “storiche” ed eventi “epocali”, eXtramuri e stanze segrete.
Abbiamo anche visto inaugurare un’altra statua, un altro monumento, quello tutto bello e colorato dedicato ad Ivan Graziani, con l’immancabile concerto del figlio (ormai, è chiaro: ce ne tocca uno all’anno), ma della faccia di Pannella non se ne è saputo più niente.

Quella stele resta vuota.

Oggi, sono  sette anni dalla morte.
Neanche una parola, per Marco.
Ho aspettato fino ad ora.
Niente. Sono chiusi anche i "suoi" giardini.
Dimenticato.
Rimasto senza faccia.
Non mi è sembrato di vedere i cercatori di timballo, così attivi in campagna elettorale, impegnati anche nella ricerca della faccia caduta.
Né m’è parso di scorgere, tra le cinquantamila foto del caudatario ex libraio, quella di questa palese manifestazione di menefreghismo pubblico. 
Certo, non mi aspettavo che se ne accorgessero i membri dell’osservante gruppo leccaculante, capaci di commentare tutto pur senza capire nulla, perché loro vivono solo nel virtuale, ma speravo che su nove - dicasi nove - assessori, almeno uno - dicasi uno - provasse un moto di fastidio per quel volto perduto.

E invece no.

Tant’è.

In fondo, credo che per Marco sia anche meglio così: si risparmia la visione di “questa” Teramo.

ADAMO