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Mentre in casa degli sconfitti si combatte sulle colpe, visto che il centrodestra teramano ha scelto di farsi del male, nell’inutile ricerca di una colpa per la sconfitta (le sconfitte non hanno mai una sola firma), mentre dovrebbe lavorare fin da subito alla costruzione di una nuova proposta, pronta per la prossima chiamata alle urne che, io credo, potrebbe non essere quella del 2028, ma di molto anticipata, in casa dei vincitori si combatte per gli assessorati. 

Troppe le promesse e poche le poltrone da assegnare, ma siccome si tratta di poltrone pesanti, anche dal punto dal punto di vista economico (quasi 5mila euro lordi ad assessore, e dal 1 gennaio 2024 aumenteranno ancora), non è facile scegliere chi le occuperà.

Per ora, c’è una sola certezza: saranno 5 uomini e quattro donne. Più il presidente del Consiglio.

In tutto, dieci nomi.
Uno dei quali, però, dovrebbe andare ad un assessore esterno.
Anzi: forse due, ma ne parliamo tra qualche riga. 

La composizione di questa Giunta, sarà un tetris politico.
Vediamo perché.
Quattro posti vanno a Insieme Possiamo, la lista del Sindaco, che ha eletto sei consiglieri.
Due andranno al PD, perché ha quattro consiglieri e quindi i numeri per far vacillare la maggioranza, visto che col Pd contrario D’Alberto avrebbe dalla sua solo la metà del Consiglio.
E metà non basta.
Metà non è maggioranza.
Quindi 4 assessori a Insieme Possiamo, 2 al Pd, uno a Teramo Vive, uno a In Comune per Te, uno a Bella Teramo e uno ai Cinque Stelle. Più un esterno.

Facile, no?
E invece no.

E se proviamo a metterci i nomi, vedrete, la cosa si complica ulteriormente.

Insieme Possiamo porterà in Giunta: Antonio Filipponi, Graziano Ciapanna, Ilaria De Sanctis e Valentina Papa, anche se su quest’ultima pende la spada di Damocle di Lancione, perché la “sua” Falini ha preso più voti della Papa, ma la Falini nel quinquennio appena trascorso non ha lasciato un ricordo che meriti una riconferma. E poi la Papa, come la de Sanctis, non sarebbero sgradite alla componente dalmata. E non solo, la stessa ex moglie di Paolo Gatti sarebbe anche sostenuta dal futuro candidato Sindaco Filipponi, che l’aveva già presentata ai commercianti come “prossima delegata al commercio”.
 Quindi, se così sarà: Falini capogruppo e in Consiglio entrano Andrea Core (che sarebbe incazzatissimo per il mancato appoggio del Primo cittadino), Toni Di Ovidio, Silvia Romani e Luca Malavolta, al quale lo stesso D’Alberto aveva proposto la candidatura.

PD: assessore blindato Marco Di Marcantonio (primo degli eletti ed espressione della corrente di Sandro Mariani) e Stefania Di Padova, assessora uscente e seconda degli eletti. A Melarangelo, a parziale compensazione della perduta Presidenza del Consiglio, andrà il ruolo di capogruppo, Pilotti grazie alla rielezione resta anche in Provincia e in Consiglio entrano Emiliano Carginari e Martina Maranella.

Bella Teramo: Giovanni Cavallari assessore anche perché, secondo me, non ha alcuna intenzione di candidarsi alla Regione, sia perché non ha un partito, sia perché in Regione non c’è alcuna certezza di riuscita. E poi, lo sanno tutti. Jhonny sogna la candidatura a Sindaco fin dai tempi del primo D’Alberto - e infatti gli si candidò contro - figuriamoci adesso che è “mister preferenze”. Un risultato, il suo, che avrebbe premiato tantissimo la sua campagna elettorale, ma innervosito molti dei suoi, che mugugnano sul mancato appoggio. Basti guardare il “tonfo” del fedelissimo Mauz Sciamanna, quindicesimo in preferenze con soli 66 voti… a fronte dei 961 del da lui amatissimo leader. Sciamanna entrerebbe in Consiglio solo con una dozzina di rinunce, quindi mai, mentre la nomina di Cavallari all’assessorato porterà in aula Massimo Varani.

In Comune per Te: nessun dubbio, Mimmo Sbraccia sarà assessore, forte del risultato elettorale, degli accordi pre-elettorali e della sua scelta di lasciare il Centrodestra. In Consiglio entra Graziella Cordone
Cinque Stelle: Pina Ciammariconi assessora, anche se il riconteggio dovesse prevedere l’elezione di un consigliere di Innova Teramo. Tra la lista pentastellata, infatti, e quella dell’ex assessore Verna ci sono solo due voti di distanza. Se la commissione dovesse, nella verifica, attribuire altri voti a Innova Teramo, entrerebbe in Consiglio Enrico Ippoliti e non la Ciammariconi. Ma poco cambia, sull’ingresso in Giunta dei Cinque Stelle si gioca una partita regionale e, di riflesso, nazionale. Se quello teramano deve essere un laboratorio politico, i grillini devono avere un posto. Non si discute. E poi, il Sindaco aveva detto che si sarebbe tenuto due nomine “sue”, potenzialmente esterne. Una, in questo caso, sarebbe la Ciammariconi.
L’altra, adesso arriva.

La Cultura. E’ l’assessorato “rognoso”, perché negli ultimi dodici anni (fatta eccezione per il periodo di Gigi Ponziani e i pochi mesi di Marco Chiarini) Teramo non ha avuto un assessore alla Cultura che fosse espressione del mondo della cultura. Per questo, vista anche la platea non entusiasmante degli eletti, D’Alberto si sarebbe orientato su un esterno, ovvero Simone Gambacorta, già presidente del Premio Teramo.

Se vi fate i conti, avrete adesso un’ipotesi di Giunta con cinque uomini: Filipponi, Ciapanna, Di Marcantonio, Cavallari e Gambacorta e quattro donne: De Sanctis, Papa, Di Padova e Ciammariconi.

Manca un solo posto, ma soprattutto una lista: quella di Teramo Vive. E’ a Valdo Di Bonaventura, che il Sindaco vorrebbe affidare la presidenza del Consiglio. Sì, proprio per lui, considerato da molti (quorum ego) il migliore della precedente Giunta, non ci sarebbe una poltrona. Anche perché, la scelta di eleggerlo presidente, in realtà consentirebbe a D’Alberto un doppio risultato: da una parte libererebbe l’assessorato alle manutenzioni, che il Sindaco vorrebbe affidare a Sbraccia insieme alla delega alle frazioni, dall’altra, visto che il presidente non si surroga, impedirebbe l’ingresso in Consiglio di Michele Raiola, considerato da gran parte della maggioranza “non pronto” allo scranno consiliare e, soprattutto, espressione di quella miscellanea indefinibile che si identifica nei quartieri e nei movimenti sempre “contro” qualcosa. Una presenza che il Sindaco non vuole avere in Consiglio, quando sarà costretto a portare all’approvazione il nuovo ospedale a Piano d’Accio.

ADAMO