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SLOW
Che quella del Gianguidobis non sarà una navigazione tranquilla, l’ho già scritto e riscritto, ma la conferma la leggo nelle facce della maggioranza.  Il primo Consiglio Comunale della seconda era gianguidica, è stato celebrato in un’atmosfera plumbea, carica di questioni irrisolte, di rancori affioranti, di tensioni frenate a stento. 

I segnali sono tantissimi: la Cordone che non saluta il Sindaco, Lancione che sposta il “nome” di Core sul banco e si mette vicino quello della Papa, la faccia di Valdo Di Bonaventura (che si siede nel punto più lontano da Sbraccia), il sorriso costruito con le dita (a mostrare quanto sia forzato) di Di Marcantonio, il sorriso stampato di Cavallari, l’imbarazzo dei “nuovi” lasciati soli, troppo soli.

Non c’è l’aria giocosa degli altri “primi giorni”, ma quella, un po’ scazzata e scoglionata, di un ritorno al lavoro dopo le ferie. 

E infatti, l’andamento è lento, lentissimo. Lo saranno anche i toni del discorso del Sindaco, scontati ai limiti del banale, un compitino appena appena sufficiente, un paio di paginette buone per ogni occasione, ma ancora nessuna visione. Solo verbi al futuro è una citazione degregoriana, in realtà forzata.

Convocato per le 8,30, si comincia alle 9,55, perché non si riesce a trovare la quadra sull’elezione del Presidente del Consiglio. La maggioranza la vorrebbe alla prima “chiama”, magari con l’appoggio della minoranza, ma tutti sanno che non sarà così, perché la maggioranza non è compatta. L’ex assessore Core (in procinto di entrare nello staff del Sindaco come consigliere politico) chiede una sospensione di 20 minuti proprio “Per avviare un confronto con l’Opposizione”, ma l’Opposizione non vuole confrontarsi e resta in aula, mentre il “governo” della città, quello sì, va a riunirsi in una saletta. E lì, rivolano gli stracci, anche con qualche “rinfaccio” violento e qualche battuta pesante… in fondo, il materiale umano di questa maggioranza è in gran parte già noto e si sa quello che può fare. E soprattutto dire.

In aula, intanto, tra curiosi, giornalisti, pensionati, ex consiglieri, studenti e maggiordomi leccaculanti in cerca d’autore (e di stipendio), noto qualche assenza… che mi stupisce. 

Quella di Enzo Montani, per esempio, che è stato parte fondamentale di questa campagna elettorale, e della precedente, e che adesso qualcuno mi racconta essere un po’ “in rotta” col Primo Cittadino. Quella dei consiglieri regionali e dei referenti provinciali dei partiti, che di solito il “primo giorno” accompagnano i loro ragazzi. Noto anche le assenze dell'ex capogruppo Di Dario. 

Qualcuno mi fa notare che manca anche Vincenzo Cipolletti, ma questa è un’assenza che segno tra le note positive della giornata.

La maggioranza rientra, le facce sono ancora più tese, si dovrà votare tre volte per eleggere lo stesso presidente che c’era fino a… un mese fa. 

Qualcuno comincia ad intuire che quello “straordinario risultato” elettorale, quella vittoria con il 54 % sarà un fardello difficile da gestire, per un’amministrazione ad elevata dose di inefficienza, con una maggioranza scomposta (e senza uno Speca a fare da “paciere) e con un Sindaco depotenziato dalle logiche del secondo mandato. 

Buongiorno, Teramo.

ADAMO