Quando, su queste nostre remote contrade governava un re, che era di dinastia francese e di stirpe spagnola, ma parlava napoletano, il numero dei cocchieri faceva la differenza. Anche la grandezza della carrozza, certo, ma era soprattutto il numero dei cocchieri, che attribuiva lo “status”.
Il tempo ha inghiottito i Borbone e il loro Regno con tutte le Sicilie, sono scomparse le carrozze, ma i cocchieri, quelli no, sono rimasti, solo che adesso li chiamiamo autisti, e la loro presenza è ancora oggi, come allora, una manifestazione visibile del potere.
L’autista, fa la differenza.
È un privilegio borbonico, fa “potere”.
Infatti, se ne sono accorti tutti, ieri, al Porto di Giulianova, quando all’inaugurazione di TeraMare, la bella manifestazione voluta dalla Camera di Commercio, il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto è arrivato con l’autista.
Lo so, adesso direte: ti scandalizzi per un autista?
Certo che no, negli ultimi cinque anni ho perso la capacità di scandalizzarmi, e anche un po’ quella di indignarmi, alla luce del fatto che cinque teramani e mezzo su dieci hanno vissuto in una città diversa dalla mia, e sono felici di continuare a viverci.
Quella che non ho perso è la curiosità, che poi è il cardine stesso della mia professione.
La curiosità.
Così, ho cercato di saperne di più.
Ho cercato di scoprire chi fosse, quell’autista, visto che per legge, senza il consuntivo approvato, il Sindaco non può assumere un suo staff.
Quindi,chi è?
“Sono un puc”, rivela lui stesso.
E qui confesso che, in un rigurgito di cultura, sulle prime ho pensato a Puck, straordinario personaggio shakespeariano del “sogno di una notte di mezza estate”.
M’è venuta così.
Ma è stato solo un attimo, perché poi mi sono ricordato che in realtà eravamo di giorno e non di notte, all’ inizio dell’estate e non a metà e che di materiale per sognare, vi giuro, ce n’era …niente.
E allora cos’è un “puc”?
La risposta è sul sito del Comune di Teramo:
“Un patto per il lavoro e per l’inclusione sociale con i percettori del Reddito di Cittadinanza. E’ questa la finalità dei Progetti Utili alla Collettività (PUC)…”.
Chiarissimo, no? Il Puc è una persona che percepisce il reddito di cittadinanza e, in cambio, deve svolgere lavori utili alla collettività.
Cioè a noi.
Ed è giusto, visto che siamo noi che paghiamo quel reddito.
E adesso, rispunta la curiosità: il lavoro da autista del Sindaco, è utile alla popolazione?
Anzi: puó essere considerato un progetto utile alla collettività?
Per essere più chiari: la nostra vita migliora o peggiora, se il Sindaco la macchina se la guida da solo?
Come fa un “Puc” a diventare un “Pus”?
La riposta arriva, anche in questo caso dal sito del Comune: “Le attività devono essere coerenti con le finalità del Comune, tra le quali:
a) organizzazione di attività turistiche;
b) radiodiffusione sonora a carattere comunitario;
c) prestazioni sanitarie e sociosanitarie;
d) cooperazione allo sviluppo;
e) agricoltura sociale;
f) tutela dei diritti;
g) protezione civile;
h) promozione cultura legalità e non violenza;
i) attività sportive e dilettantistiche”.
Voi avete letto, da qualche parte la parola “autista”?
Nella pur variegata offerta di partecipazione alla “pubblica utilità”, voi riuscite a trovare una voce che sia, in qualche modo, riferibile al fatto di guidare una macchina col Sindaco dentro?
Io, no.
Leggo e rileggo, ma proprio un autista non riesco ad infilarlo in nessuna delle attività previste.
Certo, è possibile che il Puc di ieri al Porto fosse lì solo per amicizia personale, o magari per volontaria dedizione gianguidica, ma allora perché si è presentato come autista e, addirittura, si è offerto ad una elegante signora dicendole : “Tu lavori in Comune? Se serve posso accompagnare anche te”…?
Sempre onorando la mia curiosità, ho scoperto che quello è davvero un Puc in servizio al Comune, ma con compiti di uscierato, non di autista di sua altezza borbonica Gianguidobis.
E anche sull’uscierato, confesso, nutro qualche dubbio… in una città che avrebbe ben più bisogno di “Puc” che, con una falciatrice, tagliassero l’erba lungo le strade e nei giardini.
Però, in fondo in fondo, un po’ lo capisco il Sindaco di Teramo: dopo la figuraccia del “caso Fargetta”, non poteva certo presentarsi a Giulianova, nel regno di Jwan, senza, almeno, un autista.
Non poteva arrivare al Porto, senza neanche un piccolo rigurgito borbonico.
Certo, una carrozza dorata, con un tiro a sei di cavalli bianchi, avrebbe fatto un altro effetto, però bisogna sapersi accontentare.
E poi, presto potrà nominare lo staff, del quale si favoleggia che faranno parte addirittura tre - dicesi tre - “comunicatori”, una segretaria, il consigliere politico Andrea Core, una oss in prestito dalla Asl (per fare che?), la fotografa ufficiale, il capo di gabinetto e chissà chi altri… quindi un autista serve.
Per guidare il pulmino…
Buongiorno, Teramo
ADAMO