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PecpecDavanti all’acclarato errore di forma, ovvero quello della mancata Pec alla consigliera Provvisiero, il Consiglio Comunale, in seconda convocazione, si avvita in quasi due ore di discussione, che in realtà non interessava a nessuno. Non lo dico io, ma ognuno dei consiglieri, nella premessa del proprio intervento, quando ha spiegato “Questa è una discussione che non mi interessa”. Eppure, per due ore, non si è parlato d’altro, fino ad arrivare (attenzione: spoiler) all’intervento della Segretaria comunale, che spiega come - secondo un parere del Ministero - la seconda convocazione sia valida. Seguirà, probabilmente, ricorso dell’opposizione.

Tra gli interventi delle due ore, avviati dall’eccezione di nullità esposta da Antonetti e dal richiamo della Marroni al rispetto della forma, che tanto piacque al Gianguido consigliere d’opposizione, con il passaggio di Rabbuffo sulla necessità delle regole, meritano certo una citazione i capriolanti esercizi retorici di alcuni tra i consiglieri della Maggioranza. Con relativo sterminio grammaticale di alcuni tra i debuttanti, che per  la prima volta hanno acceso il loro microfono. Se il buongiorno si vede dal mattino, prevedo per loro una giornata pessima. Soprattutto per la - a me fino ad oggi sconosciuta - bellateramana (nel senso della lista) Miriam Tullii, che forse fin troppo imbevuta nella simpatia che il suo leader, Johnny Cavallari, diffonde nei confronti della stampa non salivante, offre alla platea del Consiglio un passaggio memorabile: “La stampa locale a volte riporta le notizie il maniera non aderente alla realtà”. Cara Consigliera, resto in emozionata attesa di conoscere le “non aderenze” da lei riscontrate. Mi offra, la prego, il distillato della sua verità, ma cerchi di essere precisa e convincente, altrimenti sarò costretto a prendere atto che l’unica mancata aderenza vera, è la sua al ruolo che riveste.

Tra gli altri interventi memorabili, quello di Luca Pilotti, che parte dai “principi ermeneutici” e approda alla politica sanitaria italiana, che in questa discussione ci sta come i fagioli nella carbonara; quello di Luca Malavolta, che declina il tema “procedurale” nel suo ambito economico, paragonando l’impasse consiliare  al blocco di una catena di montaggio, mentre avrebbe dovuto più propriamente - secondo me - cercare una metafora nel “blocco” che si crea se una fattura non viene inviata. Si parlava di procedure, non di produzione. Tant’è. Malavolta chiude con una seminata di luoghi comuni: “Poi non ci lamentiamo se i nostri figli vanno a lavorare fuori”. Mi permetto di aggiungere che qui, alla Gammarana, era tutta campagna e prendo atto che nella carbonara c’è finita una scatoletta di tonno. Dovrei citare anche l’intervento di Miche Raiola, cravattato ma sborracciato e dezainato, che debutta assumendo lo sguardo attento di chi sente di essere un predestinato che parla alla storia, ma la storia non l’ascolta. Poi per sette minuti non ha parlato nessuno, era il pentastellata Gianni Calandrini. Prima della segretaria interviene il Sindaco: “Che via sia stato un difetto di forma, è fuori discussione” dice il Sindaco, “ma il tema non è questo, il tema è che c’è stata una corresponsabilità, ma la scelta della seconda convocazione sana il vulnus”.

Quindi, in soli due giorni “la colla della Provvisiero” è diventata un “concorso di colpa” e, come in tutti i concorsi, c’è chi vince e chi perde.

Non so chi abbia vinto, ma i teramani hanno perso duemila euro lunedì e due ore oggi.

ADAMO