Alla fine, nella vita, gli sforzi pagano. Ci pensavo l’altra sera, in una pizzeria di Tortoreto, ascoltando gli Aura, il gruppo musicale teramano (che vanta musicisti del calibro del bassista Pandeo) che dopo anni di durissima gavetta, finalmente ha avuto la meritata consacrazione, trovando la propria dimensione artistica, tanto che adesso passa da un bar ad una pizzeria, da un compleanno ad una comunione, in una infinita gloriosa tournée.
E ne ho avuto conferma in Consiglio, l’altra sera, quando ho avuto la sfacciata fortuna di contemplare quanto, dopo cinque anni di durissimo impegno politico, la Gianguideria abbia prodotto una classe politica di elevatissimo spessore.
Io che, ingenuamente, pensavo che fossero irripetibili i momenti di pura emozione che avevo vissuto quando, da quegli scranni, si diffondeva il verbo politico di Vincenzo Cipolletti, mi sono dovuto ricredere.
Si poteva fare di peggio.
Di molto peggio.
La discussione sul punto relativo alla convenzione per il completamento del parcheggio dell’ospedale, infatti, ha raggiunto livelli di pochezza politica, dialettica e a tratti umana, che offendono Teramo e i teramani.
Per decine di minuti, davanti alle perplessità della Minoranza, su un punto che consente alla Asl il completamento non completante del parcheggio, che sarà finito sì, ma senza negozi, chiesa, auditorium, ristorante, etc… tutta la Maggioranza si è impegnata in un pietoso gioco di infantili rinfacci, arrivando ad accusare del mancato completamento del parcheggio addirittura il Sindaco Chiodi.
Chiodi?
Vent’anni dopo?
Intuite la terrificante mostruosità politica della cosa?
L’amministrazione di D’Alberto, eletta dai teramani che non volevano più il Centrodestra, dopo cinque anni di governo, giustifica la mancata soluzione di un problema dando la colpa ad un Sindaco di vent’anni fa?
Ma davvero fate?
Se è così che funziona, allora ognuno si prenda le sue colpe:
- se Teramo non ha un vero teatro, è colpa di Carino Gambacorta, non delle amministrazioni degli ultimi 65 anni che non l’hanno costruito.
- Se il teatro romano è in quelle condizioni, è colpa del vescovo Giulio II, che lo spoglió per costruire il Duomo, non dei governi degli ultimi 865 anni, che non l’hanno restaurato;
- Se Torre bruciata è …bruciata, è colpa di Roberto di Loretello, che si dica!
Se c’è una cosa che, in politica, ho sempre considerato penosa ammissione di incapacità, è questo costante cercare altrui colpe per le proprie mancanze.
C’è sempre qualcuno che, davanti ad un problema irrisolto, sfodera un “l’ abbiamo ereditato…”, “Non l’abbiamo creato noi…”, “Chi oggi ci accusa, quando governava…”, “Sono di altri le colpe…”.
Ho apprezzato, a questo proposito, l’intervento del consigliere Core (malconcio perché reduce da un incidente stradale, e al quale vanno gli auguri di pronta guarigione) che, rispondendo al pungolo della minoranza sui mali antichi del trasporto pubblico teramano (specie universitario), non dimentica le dimenticanze dalfonsiane, ma poi anche lui sul parcheggio scivola su un “Dov’eravate quando…” rivolto alla Minoranza, dimenticando che il problema non è dove stavano loro all’epoca, ma dove stanno adesso quelli che questa città la governano da 5 anni.
Evito, per carità cristiana, di infierire sull’intervento di Massimo Varani (ai limiti della dialettica ombrelloniana), che mai avevo sentito parlare e, se questo è il livello, spero che mai più sentirò, mentre non posso evitare il ringraziamento pubblico al consigliere Michele Raiola. Ho temuto, infatti, che questa volta potesse affidare alla storia il suo primo, vero, politico, qualificante intervento.
Cioè non parlasse.
Poi, per fortuna, è intervenuto, regalandomi un nuovo intervallo di puro divertimento. Imbarazzante nelle tesi, improponibile nell’atteggiamento, inaccettabile nelle espressioni, Raiola sembra preda di una sorta di cupio dissolvi, che lo spinge a dire sempre qualcosa di sbagliato, nel modo sbagliato e nel momento sbagliato. Poi, al momento del voto ha lasciato l'aula. Coerente, no?
Ben diverso da quello che ha fatto il consigliere del PD Luca Pilotti, che questa volta ha offerto al Consiglio un intervento “coraggioso”, espressione anche di un dissenso che poi si è concretizzato in un voto non favorevole. Anche se non è riuscito a resistere alla tentazione di addebitare le colpe a Chiodi, Pilotti ha poi spiegato perché considerasse sbagliato non pretendere il completamento del parcheggio del Mazzini, nella forma originariamente prevista. E l’ha spiegato così bene, che il suo partito ha dovuto prendere le distanze, con un comunicato che è una summa del momento politico della sinistra teramana, dalbertizzata fino a diventare democrista.
Dopo aver - un’altra volta - dato le colpe a Chiodi, il PD teramano tenta infatti una capriola dialettica per cercare di spiegare perché abbia votato per il completamento non completante del parcheggio, cercando di riportate il dissenso pilottiano nei confini di una “manifestazione di amarezza”, con una excusatio non petita che sublima e cristallizza proprio quel dissenso pilottiano, facendone un “caso” politico.
Non che io voglia difendere il padre di Extramuros, ma quel suo mancato voto favorevole è il primo, vero atto politico compiuto dal Gianguidobis.
Meriterebbe un brindisi al bar.
Dov’è che suonano stasera gli Aura?
ADAMO