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 VotoxaPiù che una “guerra” contro l’eterno nemico del Centrodestra, quello che sta per scoppiare in Provincia, dove si voterà a dicembre per il rinnovo del Consiglio, rischia di essere uno scontro fratricida.

A sinistra, infatti, si muovono due diversi eserciti, quello guidato - ipoteticamente - dal Pd, e quello voluto e condotto dall’attuale presidente della Provincia, Camillo D’Angelo.

Due eserciti, cioè due liste.

A questo punto, immagino che vi stiate chiedendo cosa ci sia di male, di strano, di atipico e di innaturale, visto che da sempre il Centrosinistra insegue tafazzianamente una leadership, che non c’è, incartandosi in autolesionistiche crociate.

E poi - penserete ancora - è chiaro che si formino due liste, una più vicina al Capoluogo, l’altra più provinciale, no?

Del resto, si tratta di elezioni di secondo livello, votano gli eletti per eleggere quelli tra loro che meritano una ribalta superiore, quindi…

Ecco… invece no.

Avevo scritto all’inizio di scontro fratricida, no? E tanto sarà.

Se, infatti, a guidare idealmente la lista del Pd sarà, con il placet del Sindaco, quel Luca Pilotti, consigliere uscente ritrovatosi “assessore” per mancanza di altri esponenti teramani, che sappiamo essere in costante ricerca di un ritaglio di visibilità; a guidare quella del Presidente sarà, idealmente, e sempre col placet del Sindaco, l’ex assessore comunale Andrea Core, anch’egli in conosciuta aspirazione ad un ruolo di visibilità.

Intuisco l’evidente imbarazzo che proverà il primo cittadino teramano, nel doversi spendere per entrambi, visto che di certo ad entrambi avrà promesso il proprio appoggio elettorale, ma ormai sui “ci penso io”, come pure sui “ti chiamo presto” e  sui “ci dobbiamo vedere” di D’Alberto esiste una ricchissima letteratura, che sfiora la leggenda. 

La verità è che sarà interessante vedere quale sarà l’esito della sfida fratricida, perché sottintende una sfida ancora più particolare, quella che dovrà definire i rapporti di forza all’interno del Centrosinistra provinciale e, in particolare, quanto forte sia il presidente Camillo D’Angelo.

Salito sul più alto scranno di via Milli, come è noto, grazie ad un patto trasversale con una frangia costiera della Lega, e ancora in cerca di quella alleanza (c’è chi favoleggia della possibilità di vedere, addirittura, nella lista del Presidente il sindaco leghista di Silvi, Andrea Scordella), D’Angelo non digerisce certe posizioni della sinistra più ortodossa, così ha deciso di “contarsi”.

Pur non essendo elezioni “per” il Presidente, queste elezioni saranno comunque “sul” Presidente, motivo per il quale, e qui lo scontro fratricida si fa cupio dissolvi del Pd, lo stesso D’Angelo starebbe cercando di posizionare suoi uomini anche nella lista dello stesso Pd, così da orientare l’esito stesso del voto. 

In casa piddina, pur nel risaputo torpore della segreteria Comunale e di quella provinciale, questa ingerenza dell’ex tesserato D’Angelo, non piace a tutti. Anzi. 

Anche in un’ottica di rapporti di forza su scala regionale, visto che in provincia si voterà tra un mese, ovvero tre mesi prima della Regione, le reazioni sono le più varie. Si va da quella “indecisionista” di quelli che non sanno da che parte stare, a quella “accomodante” di quelli che accettano tutto, purché si vinca; da quella della corrente di Dino Pepe, che sembra più attendista e a tratti partecipe, a quella marianiana che sarebbe dichiaratamente contraria ai trasversalismi dangeliani.

D’Alberto, tace e non sceglie. 

Lui non ha una corrente, la segue…

ADAMO